“Portami” è il nuovo singolo di Antonio Palumbo

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“L’analisi, i 40 anni, chi se ne va, chi rimane. La tristezza che esiste: a un certo punto te ne accorgi ed è inutile combatterla. Come l’acqua, come il suono di un synth, ti tocca, ti ricopre e poi scorre via, portandoti sull’altra riva”

antonio palumboMercoledì 8 giugno 2022 è uscito “Portami“, il nuovo singolo di Antonio Palumbo: un nuovo inizio sulla soglia di una nuova estate atipica, complice del tirare le somme e andare avanti. Antonio Palumbo ricomincia quindi da un singolo che unisce parole e synth nostalgici immerse in un contesto urban, per raccontare un momento difficile. Benvenuti…

Antonio Palumbo ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“Portami” è il tuo nuovo singolo, di che cosa si tratta?

È una canzone che è venuta fuori in un momento delicato, in cui ho capito che la tristezza e i sentimenti negativi non vanno osteggiati ma vissuti, attraversati fino in fondo. Solo così si arriva dall’altra parte – si spera – sani e salvi. Musicalmente per me è un cambio di rotta: per la prima volta ho sperimentato sonorità urban ed elettroniche, mentre sul cantato sono tornato un po’ alle mie origini soul.

Cosa vuoi trasmettere con questo brano?

Mi piacerebbe che arrivasse a chi ascolta una sensazione di speranza e profondità, un appiglio per capire che la vita è un’onda da cavalcare con i suoi alti e bassi e si può rinascere dopo un momento buio. Vorrei che il suo sound avvolgesse gli ascoltatori, che davvero si lasciassero “bagnare fino all’ultima goccia”.

Che tipo di accoglienza ti aspetti?

Avevo un po’ di timore, ho conservato questo brano nel mio hard disk per un po’ di mesi perché avevo paura nel mostrarmi un po’ più vulnerabile. I primi feedback mi hanno restituito l’entusiasmo che avevo quando l’ho scritta e registrata insieme al producer Tony Red Nose. Spero di continuare così, fino a che avrò l’opportunità di suonarla dal vivo.

Come ti sei avvicinato al mondo della musica?

Più che come direi quando! Quando mia madre appoggiava la radio sulla sua pancia per farmi calmare durante la gravidanza, o quando ho scoperto di saper cantare nel coro della chiesa. O ancora quando ho preso in mano per la prima volta la chitarra durante l’adolescenza: da lì ho iniziato a scrivere e non mi sono realmente mai fermato nonostante percorsi a volte ondivaghi. Ho fatto molte cose nella mia vita fino ad oggi, cambiando spesso: una delle poche certezze è che la musica c’è sempre stata.