ROMA – Allegro ma non troppo di Francesco Romagnolo, Ballare sempre ballare hardcore di Jacopo Babuscio e Claudia Toto, Estraneo di Filippo Loccioni e John Alex Siciliani, Di padre in figlio di Vittoria Scutifero, Heimat di Giovanni Montagnana, Il comunismo prima di me di Davide Crudetti, Potessi dirti addio di Claudio Balboni e Roberta Martinelli, Sbagliando s’inventa di Alice Sagrati, Seize the times 2020 di Marco Scola Di Mambro: sono questi i progetti ammessi al percorso formativo e di sviluppo della nuova edizione del Premio Zavattini 2020/21 presentati dagli stessi candidati nell’incontro in diretta streaming sulla pagina Facebook del Premio che si è svolto presso la sede dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico di Roma.
La giuria, presieduta da Laura Delli Colli e composta da Simone Isola, Valentina Pedicini, Patrizia Penzo e Paola Scarnati, ha inoltre ammesso le autrici di un decimo progetto in qualità di “uditrici”, Martina Citarella e Isabel Florencia Baeza con L’ira può affievolirsi però il fuoco sopravvive.
“Nell’esperienza del Premio Zavattini, la memoria si va a riorganizzare in un sapere diverso – ha affermato Vincenzo Vita, presidente della Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico – dal momento che lavorare sul materiale passato vuole rappresentare una sorta di miccia che accende una nuova forma di creatività, una sorta di interattività non appiattita, un modo di valorizzare nuove forme generazionali”.
“Sono tre anni che l’Istituto partecipa al Premio con grandissima soddisfazione”, ha continuato Cristiano Migliorelli, responsabile relazioni esterne dell’Istituto Luce-Cinecittà. “I nostri archivi, che apparentemente potrebbero sembrare statici agli occhi della gente, sono una fonte attiva e dinamica che stimola l’interesse proprio dei giovani partecipanti accorciando le distanze con il tempo del passato immortalato nelle riprese della storia. È fondamentale che il patrimonio audiovisivo che si trasmette attraverso la memoria degli archivi possa incontrare sempre nuove generazioni, le uniche a poterla reinterpretare e renderla attuale”.
“Insieme ai colleghi abbiamo svolto un lavoro di selezione non facile ma in totale armonia, data la qualità delle proposte arrivate e i contenuti perfettamente in linea con le caratteristiche del bando”, ha dichiarato Laura Delli Colli, presidente della Giuria dell’attuale edizione. “Il Premio Zavattini negli ultimi anni si è imposto nell’ambito di festival nazionali e internazionali soprattutto in virtù della considerazione dell’uso della percezione della memoria d’archivio che propone: non si tratta infatti di far realizzare un documentario vero e proprio, ma stimolare una memoria viva attraverso il lavoro di giovani menti creative”.
“I progetti erano ben 72 – ha ricordato Paola Scarnati, tra i fondatori dell’AAMOD – e arrivare a questa selezione è stata un’impresa ardua e allo stesso tempo dilaniante, per aver l’obbligo di scartare proposte comunque validissime e che hanno dimostrato da parte di tutti i ragazzi e ragazze una comprensione totale dello spirito del Premio”.
“Avere a disposizione una grandissima scelta di materiali di repertorio – ha esortato Patrizia Penzo, montatrice e componente della Giuria – è la straordinaria possibilità che hanno i partecipanti proprio attraverso questo Premio e che speriamo possano utilizzare nella maniera più fantasiosa”.
“Oggi nella realizzazione di un audiovisivo spesso è importante – ha concluso Simone Isola – l’inserimento del materiale d’archivio, che è sicuramente un arricchimento dell’opera da produrre e che anzi può essere un punto di partenza metodologico per lo sviluppo di nuovi materiali filmici”.
Gli autori e le autrici dei progetti finalisti, sempre sabato 3 ottobre, hanno incontrato nel corso della mattina il direttore del Premio Antonio Medici, che ha introdotto l’iniziativa insieme alla coordinatrice Aurora Palandrani, ed ha approfondito alcuni aspetti dell’opera e delle istanze teoriche di Cesare Zavattini. Nel pomeriggio è iniziato il confronto con i tutor Luca Onorati, Luca Ricciardi e Adele Tulli. Domenica 4 ottobre si è svolto l’incontro con Giacomo Ravesi (Università Roma Tre) dal titolo “Sepolti nella luce Archivio, film-saggio, found footage film”. Si è così avviato il percorso formativo e di sviluppo previsto dal Premio, che sarà tenuto da importanti professionisti del cinema italiano tra ottobre e dicembre 2020.