ROMA – PresaDiretta risponde alle dichiarazioni del sottosegretario alla Difesa Giorgio Mule’. L’inchiesta “La dittatura delle armi” non ha mescolato la vicenda Regeni con i servizi sulle armi, ma ha mostrato attraverso documenti ufficiali e testimonianze autorevoli come la legge italiana (n.185 del 1990), la risoluzione del Parlamento europeo di settembre 2020 ed il Trattato dell’ONU sulle armi del 2013 ratificato con voto all’unanimità dal Parlamento italiano, impediscano di vendere armamenti a paesi che vìolano i diritti umani come l’Egitto.
I dati sulle spese militari presentati a PresaDiretta sono tratti non da vecchi articoli di stampa, ma da documenti ufficiali che sono stati mostrati nel corso dell’inchiesta giornalistica: si tratta del Documento Programmatico Pluriennale della Difesa per il triennio 2020-2022.
La trasmissione non ha messo in discussione il ruolo delle Forze Armate Italiane come operatori di pace nel mondo o di fronte alle emergenze del nostro paese, ma ha chiesto più trasparenza e più controllo sul mercato delle armi, sulle autorizzazioni all’esportazione di armamenti e sulle spese militari che vengono effettuate con soldi pubblici. Domande più che mai legittime di fronte alle drammatiche testimonianze raccolte sul campo sulle conseguenze degli attacchi militari contro i civili effettuati con armi italiane da paesi come l’Arabia Saudita e la Turchia, nonché di fronte alla grave crisi economica che ci ha colpito.
Il calcolo del costo degli armamenti in beni e servizi sanitari è stato invece effettuato non da PresaDiretta, ma dall’International Peace Bureau, la più antica associazione umanitaria mondiale pacifista, vincitrice del Premio Nobel per la Pace nel 1910.
Infine, la testimonianza di Hoshyar Ali Abdul, sminatore del Kurdistan iracheno che ha perso le gambe a causa di una mina italiana e ha dedicato la sua vita a liberare dalle mine italiane Valmara le terre sul confine orientale del suo paese – terre che sono tutt’oggi minate – è stata raccolta per mostrare che quando le armi entrano in circolazione diventano strumenti di morte che non possono essere controllati e continuano a mietere vittime anche a distanza di anni, nonostante la legge attuale ne vieti la produzione.