Presidio Unirai: “Stop al precariato, giusto contratto per gli atipici”

29

ROMA – Lavorano in programmi come Report, Porta a Porta, Presa Diretta, Unomattina, Agorà, La vita in diretta, Chi l’ha visto?, veri e propri pilastri dei palinsesti Rai, svolgono attività giornalistica ma non hanno alcuna tutela. Hanno la partita Iva oppure sono inquadrati con contratti da programmista. Sono gli atipici della Rai, oltre 200, chiedono la riapertura delle trattative per la loro stabilizzazione. In tanti hanno partecipato questa mattina al presidio organizzato da Unirai sotto la sede di Viale Mazzini.

“Abbiamo voluto mettere questo tema all’attenzione di tutti”, ha spiegato il segretario di Unirai Francesco Palese. “Oggi comincia un nuovo percorso, una nuova battaglia, che deve essere inclusiva e trasversale. Occorre andare oltre le sigle, le simpatie e le appartenenze, perché questa è la battaglia di tutti. In Rai non possono esistere zone grigie.Non possono esistere giornalisti di serie A e di serie B”.

Nel corso del presidio una delegazione di Unirai formata dal segretario, dal vicesegretario Stefano Fumagalli, dai membri del direttivo Sergio De Nicola e Gian Vito Cafaro, da Carlo Parisi e Pierluigi Franz della Figec Cisal, è stata ricevuta dai responsabili del personale e delle relazioni sindacali. “Abbiamo rappresentato una situazione che va affrontata con estrema urgenza – ha spiegato Palese – Abbiamo chiesto un confronto con i sindacati non più rinviabile. I colleghi aspettano da troppi anni quelle risposte che non sono fin qui arrivate”.

Solidale con i manifestanti il consigliere di amministrazione eletto dai dipendenti Davide Di Pietro: “Sensibilizzerò l’amministratore delegato – afferma in un messaggio inviato agli organizzatori della manifestazione – affinché l’azienda affronti il prima possibile il tema e convochi i sindacati per aprire una discussione in merito. Da parte mia c’è massima attenzione perché io stesso sono stato precario per molti anni e conosco bene cosa significhi vivere una condizione lavorativa senza le giuste tutele”.

“Devo dire però – aggiunge Di Pietro – per esperienza, che per quanto riguarda quadri impiegati e operai, a suo tempo la problematica fu affrontata, regolamentata e risolta radicalmente. Spero che si possa fare altrettanto con il personale giornalistico, anche perché credo che sarebbe opportuno che dopo la fase 2 non ce ne fossero altre”.