Prevenire l’uso spericolato degli smartphone nei figli: intervista ad Adelia Lucattini

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ROMA – La televisione rimane ancora il dispositivo più usato, tuttavia, il computer, il tablet e soprattutto lo smartphone stanno progressivamente prendendo il sopravvento. I bambini fino a dieci anni d’età dovrebbero impiegare al massimo due ore al giorno davanti a uno schermo (cellulare, tablet, pc o televisione). La loro principale occupazione deve essere il gioco libero, sia al chiuso che all’aperto in quanto hanno bisogno di fare moto e incontrare i coetanei.

Sia i bambini che gli adolescenti hanno necessità di praticare almeno uno sport due volte a settimana, studiare uno strumento musicale, dipingere, andare in bicicletta, dedicarsi ad arti decorative e floreali, avere una vita sociale con i loro coetanei soprattutto adesso che le restrizioni dovute alla pandemia sono minori, pur sempre rispettando, naturalmente,  le “regole auree” di portare la mascherina, curare la pulizia delle mani e mantenere un sufficiente distanziamento fisico evitando assembramenti.

Come prevenire pertanto, l’uso eccessivo degli smartphone e dei vari dispositivi digitali nei ragazzi ma anche nei bambini? Come fare comprendere loro i rischi di tale utilizzo in particolare modo con la rete, spesso smisurato? Esiste la possibilità di una vera e propria dipendenza per loro? Tutto questo ed altro ancora, lo abbiamo chiesto alla dottoressa Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista di Roma.

Dottoressa Lucattini, può indicarci quali sono i dati attuali in merito all’utilizzo dei dispositivi digitali da parte degli adolescenti e anche dei bambini?

«L’American Academy of Pediatrics nello studio “Bambini Adolescenti e Media” insieme alla Kaiser Family Foundation hanno pubblicato i dati di un sondaggio in base al quale i bambini tra gli 8 e 10 anni trascorrono quasi 8 ore al giorno utilizzando un dispositivo digitale mentre gli adolescenti arrivano fino a 11 ore. Secondo l’Istat, l’85% degli adolescenti italiani tra gli 11 e i 17 anni usa quotidianamente il telefonino. Il 72 % naviga su internet tutti i giorni. Più “compulsive” sono le ragazze: quasi 9 su 10 usa il telefono tutti i giorni e per la metà è “l’amica” con cui si trascorrono dalle 3 alle 6 ore al giorno. Secondo gli studi attuali, sono più a rischio di sviluppare una dipendenza, rispetto ai coetanei.

Secondo i dati dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, la maggior parte degli adolescenti trascorre dalle 3 alle 6 ore al giorno con lo smartphone, che viene persino usato a scuola durante le lezioni. Il tempo trascorso si abbassa leggermente in preadolescenza, tra gli 11 e i 13 anni, probabilmente per un maggior controllo da parte dei genitori. Gli adolescenti reagiscono al controllo nascondendosi per accedere a contenuti inappropriati e spesso pericolosi».

Che rapporto hanno i bambini con lo smartphone?

«Per i bambini di oggi “nativi digitali” lo smartphone di per sé è un giocattolo come un altro. Non attribuiscono loro nessun significato particolare al telefonino, ne sono attratti e incuriositi soprattutto perché li usano i genitori, inoltre perché sono luminosi, colorati e con tante figure in movimento. I bambini per loro natura sono dei piccoli esploratori, sono incuriositi dagli oggetti e dal loro funzionamento. Li maneggiano curiosando e procedendo per tentativi ed errori e gli smartphone sono semplici da usare, memorizzando rapidamente i passaggi per raggiungere i contenuti che interessano loro. Iniziano dalle fotografie dei genitori, poi cercano i video di cui possono ascoltare anche gli audio. Esistono molti giochi semplici adatti ai bambini e suddivisi per età, alcuni di questi hanno anche una funzione educativa, stimolano la motricità fine e la fantasia. E’ da tener presente che i bambini hanno facilità nel suo utilizzo poiché hanno le dita piccole e umide, spesso appiccicose, come sanno bene i genitori».

A quale età è indicato il loro uso nei bambini?

«In ogni giocattolo: costruzioni, pongo, pupazzetti, bambole, automobiline, trenini, è indicata l’età anche sulla confezione. Come ad esempio, non è indicato il pongo ad un bambino di un anno o un aeroplanino telecomandato ad un bambino di tre anni, neppure un cubo di pezza ad un bambino di dieci anni, così la stessa cosa vale per i dispositivi elettronici, essi sono pensati per gli adulti e sulla loro confezione non è indicata nessuna età minima di utilizzo, mentre sui giochi elettronici è chiaramente indicata. Questo fa supporre in alcuni casi, ai genitori, che anche i bambini possano usarli e che i giochi si equivalgano, ma in realtà non è così.

È vero che esistono giochi per bambini pensati per gli smartphone, però questi sono dispositivi “multifunzione” e se hanno una scheda dati, i bambini si possono collegare ad internet con i rischi ben noti della rete. Credo che tutti i dispositivi elettronici debbano avere l’età minima di utilizzo indicata chiaramente sulla confezione, come accade per i videogiochi. I bambini possono giocare con il cellulare dei genitori, in presenza dei genitori, senza dati, dai 5 anni in poi e non più di 15 minuti al giorno. Crescendo, possono poi arrivare ad un’ora, tenendo presente che a scopo ricreativo, escludendo la scuola in dad, è già molto!».

E negli adulti?

«Gli adolescenti di oggi sono i bambini nati e cresciuti con lo smartphone. L’uso è talmente abituale che il Ministero della Pubblica Istruzione ha pubblicato un decalogo per un’educazione consapevole all’uso intelligente di tutti gli strumenti tecnologici. Dopo la DAD in questi due anni di pandemia, ormai l’educazione al suo utilizzo inizia fin dalla Scuola Primaria, con il “coding”. In alcuni progetti pilota lo smartphone può essere usato in modalità geolocalizzazione, per applicazioni didattiche e per la consultazione di libri digitali, preferibilmente sul tablet, ma anche sullo smartphone, purché in modalità “offline”.

Sarebbe un errore pensare che gli adolescenti delle cosiddette net e touch generation siano responsabili dell’uso che fanno dei tablet e degli smartphone se sono messi a loro disposizione fin da piccoli senza insegnare come si usano e con la protezione del “parental control”. Se invece preparati e abituati da adolescenti, sapranno come utilizzarli. Sarebbe come dare loro un’arma giocattolo ad aria compressa senza spiegare che i piombini di plastica possono procurare gravi ferite e colpevolizzarli poi se malauguratamente colpiscono un compagno e lo feriscono. Un gioco piacevole e innocuo sullo smartphone può diventare pericolosissimo se dato ai figli senza sorveglianza dei genitori e di adulti responsabili che insegnino loro come usarli e mettendoli in guardia contro i pericoli in Rete».

Esiste la possibilità di una vera e propria dipendenza?

«La dipendenza non è nota nei bambini ma orma ben conosciuta negli adolescenti. Facendo le dovute differenze, legate a fattori culturali, abitudini sociali, struttura familiare. In Cina l’uso eccessivo tra i ragazzi di videogiochi e smartphone è ormai un’emergenza sociale segnalata e resa nota al mondo intero dallo stesso governo cinese. Il documentario israeliano Web Junkie già nel 2014 mostrava gli effetti drammatici della dipendenza dai videogiochi sui ragazzi cinesi e descrive il trattamento nei centri di riabilitazione di Pechino.

In questi casi molto gravi, i ragazzi stanno sui dispositivi elettronici tutto il giorno, senza pause, non dormono, non si ricordano di mangiare e talvolta addirittura di andare in bagno. Lo straniamento dalla realtà può essere tale, da far percepire il mondo reale come falso. Negli ultimi anni, la preoccupazione per l’abuso di dispositivi digitali si è manifestata anche in Europa e negli Stati Uniti. In Italia, la dipendenza da internet non è ancora una patologia sociale, ma non c’è dubbio sul fatto che, i bambini e gli adolescenti trascorrono troppe ore davanti a smartphone, tablet e televisione».

Quali consigli si sente di dare ai genitori sull’uso dello smartphone nei bambini?

«Non prima dei cinque anni; Limitare a un’ora al giorno, in casi eccezionali due ore; Mai l’accesso a internet; Scaricare giochi adatti alla loro età; Non deve essere usato per calmare i bambini; Rispettare l’ora al giorno poiché il loro uso affatica e riduce la capacità di concentrazione; Mai utilizzarlo dopo le 19 poiché può causare agitazione fisica e disturbi del sonno; Evitare l’uso prolungato perché toglie tempo al gioco e allo studio; Spiegare ai bambini come funzionano e come si usano; Favorire le amicizie e la frequentazione dei coetanei per sviluppare l’intelligenza emotiva.

Oltre a questo è importante favorire attività manuali per la motricità e lo sviluppo psicomotorio (disegno, pasta di sale, decoupage etc.), poiché sviluppano la creatività psichica, la capacità di risolvere i problemi e la coordinazione. Inoltre, è sempre bene organizzare uscite all’aperto, la sedentarietà favorisce l’aumento di peso e i disordini alimentari e predispone all’obesità da adolescenti e da adulti».

Quando i figli crescono, come è possibile guidare ancora i figli nell’utilizzo degli smartphone?

«I genitori hanno un grande influenza sui loro figli per i quali sono un modello da seguire, sono di esempio, da loro si sentono protetti e amati. Per questo, è importante che i genitori prendano coscienza di quanto tempo utilizzano il loro smartphone quando sono con i figli a casa e nei momenti di svago. Se i figli vedono i loro genitori distratti dai telefonini, si sentono ignorati, poco importanti, talvolta non amati. Quando si sta con i figli, è necessario che siano la loro la priorità, non lo smartphone che può essere usato in altri momenti della giornata, ad esempio, quando i figli sono a scuola.

È buona regola, impostare il telefono in modalità silenziosa e disattivare le notifiche quando ci si sta godendo il tempo con loro, anche quando diventano adolescenti. Quando i figli guardano e usano un’applicazione on-line, (attività piuttosto usuale per gli adolescenti), è bene unirsi a loro, interagire, chiedere, informarsi e anche giocarci insieme, anche ognuno col suo dispositivo. Lo smartphone, se ben utilizzato e soprattutto se usato insieme, può essere uno strumento per rafforzare i legami, aumentare la confidenza e per molti genitori anche giovani, è un privilegio e un’occasione preziosa assolutamente da non perdere, per aggiornarsi e imparare cose nuove dai propri figli, ipertecnologici e insegnanti straordinari!».