“Le imprese si stanno preparando a tappe forzate a questi nuovi obblighi – prosegue Vaccarino – avendo sul collo la scadenza del 25 maggio, una scadenza blindata con la minaccia di pesantissime sanzioni per gli inadempienti. Purtroppo a nessuno, fra i nostri burocrati, è venuto in mente che il sistema Paese, se c’è una cosa di cui non ha bisogno, sono nuovi lacci, lacciuoli, scartoffie e quindi ulteriori costi, non produttivi, che colpiscono artigiani e piccole imprese, cioè quanti ogni giorno si dedicano alla creazione di lavoro e ricchezza diffusa. Ancora una volta la macchina burocratica rema contro”.
“L’Italia deve assolutamente seguire l’esempio di altri Paesi – conclude Vaccarino – che hanno deciso di concedere alle imprese un congruo periodo transitorio prima di applicare le sanzioni. La riservatezza è un diritto fondamentale dell’uomo ma non si può certo accusare gli artigiani, le micro e le piccole imprese di lederlo. Il caso Facebook insegna alla politica e alla burocrazia italiane, colpevolmente silenti mentre si avvicina la fatidica data del 25 maggio, che vanno cercati altrove i nemici della privacy. Occorre fermare a tutti i costi questa nuova tempesta in arrivo. E’ necessario un no forte e chiaro alle sanzioni previste dal 25 maggio”.
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