Le professioni dichiarate sanitarie nel 2017 in base al decreto Lorenzin, si sono ritrovate tutte insieme chiedendo a gran voce che vengano resi professionalizzanti e abilitanti i tirocini proprio come è avvenuto per medici e infermieri. Una richiesta alla quale si è affiancata anche quella degli avvocati che svolgono il loro tirocinio per ben 18 mesi prima di sostenere gli esami di Stato. E, quando si parla di tirocinio si sa che si sta parlando di una gratuità, in cui le competenze acquisite in anni di studio non vengono affatto considerate.
Armati di megafoni, le tre categorie hanno chiesto a gran voce il diritto ad essere considerate delle figure sanitarie a tutti gli effetti senza distinzione alcuna proprio come previsto nel decreto che le norma e principalmente, di avere la possibilità di essere inseriti nel mondo del lavoro senza aspettare altri 6 o 12 mesi dopo il tirocinio, per la preparazione di un esame di Stato il cui svolgimento ha davvero dell’incredibile.
Per quanto riguarda gli psicologi ad esempio si tratta di 4 prove, 3 scritte e 1 orale spalmate in 3 mesi ma, se una prova non dovesse andar bene, si torna tutto indietro, si deve ripartire dalla prima prova ripagando tasse di iscrizione universitarie che arrivano anche a superare le 500 euro. Tutto ciò senza considerare che l’Italia è la sola nazione europea in cui vige un esame di stato per abilitare dei professionisti all’esercizio della professione, ossia immetterli nel mondo del lavoro.
Una prima prova scritta su aspetti teorici e applicativi avanzati della psicologia, già ampiamente acquisiti, valutati e certificati dal conseguimento della laurea; una seconda prova scritta su progettazione di interventi complessi, aspetti per cui non tutte le università preparano e quindi si viene valutati su competenze che si presumano apprese da autodidatta; una terza prova scritta applicativa su discussione di un caso relativo ad un progetto di intervento su individui ovvero in strutture complesse aspetti, anche questi, già ampiamente acquisiti, valutati e certificati dal conseguimento della laurea, una quarta prova orale su argomenti delle prove scritte nelle tre prove precedenti, questioni teorico – pratiche relative all’attività svolta durante il tirocinio post – laurea, nonché su aspetti di legislazione e deontologia professionale.
“Ci rivolgiamo ancora una volta alla politica ed al Governo, affinché diano, subito, risposte alle istanze di migliaia di giovani che in questi mesi hanno con forza chiesto le lauree e il tirocinio abilitante – ha detto Enrico Gulluni, Coordinatore nazionale Unione degli Universitari – Scendiamo in piazza per rivendicare il nostro futuro, per chiedere di abolire questi inutili sbarramenti che altro non fanno che evocare il medievale concetto di protezionismo. Chiediamo che i nostri titoli siano valorizzati e resi abilitanti, che sia riconosciuto il nostro percorso formativo, che venga riconosciuto il diritto a lavoro”.
Gli psicologi presenti hanno anche parlato dell’esame di stato per l’abilitazione previsto in modalità telematica in prima sessione il 16 luglio in seconda sessione il 16 novembre 2020 e che è stato ribattezzato “Esame Mani in Alto” perché durante lo svolgimento della prova on line, le mani dei candidati devono essere ben in vista nell’inquadratura del Pc, gli occhi sempre puntati sulla telecamera, prima di dare avvio all’esame occorre inquadrate tutto lo spazio intorno e, qualora dovesse cadere la connessione internet la prova potrebbe essere non valida. Si tratta inoltre di una prova senza alcun schema su cui gli esaminati si possono basare, un esame che, se prima era svolto in 4 prove spalmate in tre mesi, ora verrebbe srotolato in 30 minuti ma senza sapere come.
“Gli esami di stato sono degli inutili sbarramenti che non ci permettono di lavorare per come vorremmo – hanno affermato Antonello Di Marzio e Marialisa Maioli, che insieme a Pasquale Romeo e Davide Pirrone sono i coordinatori del gruppo Laurea abilitante che su Facebook conta oltre 7mila persone – Non ci fermeremo e la mobilitazione continuerà in tutta Italia. Non vogliamo essere considerati figli di un dio minore rispetto ad altre professioni pur sanitarie come medici e infermieri. Non abbiamo avuto risposte se non il silenzio e la presa in giro di promesse ed emendamenti che poi si sono materializzati nel nulla. Noi difendiamo e valorizziamo il nostro percorso di studi. Quello di oggi è solo un punto di partenza, un momento di riflessione dal quale ci auguriamo possa nascere un cambiamento culturale, ma anche un confronto nei tavoli istituzionali”. Presenti tra gli altri i deputati Guglielmo Epifani, Alessandrina Lonardo e Gabriella Giammanco.
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