Nato a Venezia nel 1995, iako inizia a costruire la sua identità musicale nel silenzio etereo della laguna, in compagnia dei grandi cantautori del passato
Esce venerdì 20 maggio 2022 “Qualcuno“, il singolo di debutto del progetto di iako (tutto minuscolo). Un primo capitolo definitivo per l’atipico cantautore classe 1995 che ci introduce a un EP di prossima uscita: “Qualcuno” è una matrioska di melodie malinconiche che danzano su suoni elettronici incalzanti, un inno catartico per riflettere sulla cultura della produttività incessante. Tra vulnerabilità e determinazione, con la sua voce in punta di piedi iako vuole ricordarci (e ricordarsi) che siamo più di quello che facciamo.
iako ci ha gentilmente concesso un’intervista.
“Qualcuno” è il tuo singolo di debutto, di che cosa si tratta?
Qualcuno è una riflessione malinconica sulla fama e sulla cultura del lavoro incessante. Nella mia musica mi piace inventarmi degli alter-ego che esasperano le condizioni di vita di cui faccio esperienza quotidianamente, e tendo ad esprimerle in maniera molto teatrale e drammatica. Per me è un po’ un inno catartico, una specie di mantra che spero possa arrivare a chi mi ascolta ma è anche molto intimo e personale.
Cosa vuoi trasmettere con questo brano?
Vorrei trasmettere la sensazione di vulnerabilità che mi appartiene riguardo a questi temi: nonostante mi informi e ci rifletta costantemente, sono comunque colpito da alcune dinamiche poco salutari per quanto riguarda aspettative, ambizioni, confronto con gli altri. Penso sia un problema estremamente diffuso all’interno della nostra generazione, ma non siamo ancora veramente consapevoli dei suoi effetti e delle sue conseguenze.
Che tipo di accoglienza ti aspetti?
Così come nella mia vita personale, anche nel mio progetto sono una persona che si scopre lentamente, un passo alla volta. Questo tratto si riflette spesso anche nella mia musica, e credo di aver bisogno di tempo per contestualizzare quello che ho da dire da un punto di vista musicale e artistico. Detto ciò sono davvero felice di come sta venendo recepito il pezzo e molto speranzoso per il futuro, non solo per me ma anche per l’ industria musicale italiana, che mi sembra si stia aprendo a strade inesplorate negli ultimi anni.
Come ti sei avvicinato al mondo della musica?
Sono cresciuto in una casa molto musicale; mio padre è un grande appassionato di blues e mia madre cantava in un coro. Da bambino ho ascoltato moltissima musica, anche se non ho mai pensato di poter comporre qualcosa di mio fino all’adolescenza, quando ho iniziato a suonare la chitarra. Da lì ho studiato varie cose, dalla chitarra classica alle percussioni passando per il piano jazz, e ho sempre cercato di formarmi in diversi strumenti e generi per poter avere una visione complessiva più chiara.