MILANO – “Con il quarto Dpcm in due settimane il governo continua a commettere gli stessi errori: prende decisioni pesantissime senza render note le evidenze scientifiche che le dovrebbero giustificare e senza tenere adeguatamente conto degli effetti economici e sociali”. Lo afferma l’on. Michela Vittoria Brambilla, parlamentare di Fi, commentando il Dpcm firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. “La pazienza degli italiani – sottolinea – è esaurita”.
“Nella scelta delle restrizioni e delle chiusure da applicare – argomenta l’ex ministro del governo Berlusconi IV – non basta appellarsi al “buon senso”, occorrono dati precisi sull’origine dei contagi. Non è detto, da questo punto di vista, che i centri commerciali o i ristoranti siano peggiori dei macelli o delle chiese. O delle familiari mura di casa, dove avviene oggi la maggior parte delle infezioni: è questa l’opinione degli esperti e infatti il Dpcm “raccomanda” determinati comportamenti anche nelle abitazioni private. Sui mezzi pubblici siamo ancora ai proclami (chi mai controllerà?), a conferma che lo Stato e le sue articolazioni, dove la responsabilità è tutta loro, non fanno abbastanza per evitare davvero gli assembramenti, mentre chiudendo le attività economiche implicitamente vanificano tutti gli investimenti fatti dai privati per adeguarsi all’esigenza del distanziamento sociale.
Sembra poi studiato apposta per sollevare i politici dal diritto-dovere di decidere il meccanismo “semiautomatico” che colloca l’una o l’altra Regione in “zona rossa”, una combinazione di 21 parametri, non sempre aggiornati, che solo i tecnocrati del Comitato tecnico scientifico possono padroneggiare. Basta citare, a titolo d’esempio, la prosa del decreto di riferimento: “Una prima valutazione della qualità delle informazioni raccolte si effettuerà valutando la compliance della qualità minima dei sistemi informativi utilizzati per la raccolta attraverso indicatori di processo in tabella 1”. Ci siamo capiti. Per quanto riguarda i ristori, è evidente che 1,5-2 miliardi non basteranno ed è molto improbabile che si possa chiedere in tempo un nuovo scostamento di bilancio per inserire le nuove spese tra quelle del 2020. Quindi i soldi, ammesso che si trovino, arriveranno tra settimane, se non mesi”.
“Certi sono invece – conclude l’on. Brambilla – i danni fin qui prodotti all’economia da restrizioni e chiusure: Confcommercio calcola una riduzione complessiva dei consumi di 133 miliardi nel 2020, con il rischio di una caduta del Pil ben superiore al 10 per cento. Altrettanto certo è che sono esaurite la pazienza e la capacità di sopportazione degli italiani”.