Quasi un femminicidio al giorno, Lucattini: “C’è un cambiamento culturale in atto, sono i padri padroni in un mondo che non li appoggia più”

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ROMA – “Sicuramente chiusure e lockdown hanno esasperato le persone con disturbi psicologici peggiorando tante situazioni di insofferenza nel contesto familiare, ma la ragione è da ricercarsi anche nel cambiamento culturale e dei costumi: si tratta dei padri-padroni che una volta erano legittimati dalla società e non avevano bisogno di uccidere le donne già sottomesse e prive di mezzi, mentre il mondo diceva loro che avevano ragione. Oggi non è più così”.

Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista della Società psicoanalitica italiana (Spi), commenta i dati su femminicidi e violenza domestica, che stanno aumentando in maniera esponenziale. “Gli uomini che uccidono le donne hanno di solito un disturbo non grave – spiega Lucattini, che è anche membro della International psychoanalytical association (Ipa) – Sono persone narcisiste ed egocentriche, incapaci di intraprendere una relazione paritaria, ma esclusivamente del tipo padrone-servo con una reificazione delle relazioni: l’altro è una cosa, non una persona. Sono uomini spesso galanti, melliflui, cercano in tutti i modi di mantenere un’immagine vincente di sé stessi, ma dentro il rapporto sono autentici: arroganti, possessivi, violenti psicologicamente, non accettano nessun tipo di scambio, sono compagni-padroni in un mondo che non li appoggia piu”.

“Nella vecchia società patriarcale italiana ci sono sempre stati e andava bene così – chiarisce l’esperta – Esisteva persino il delitto d’onore, abolito solo quarant’anni fa. Adesso invece le cose sono cambiate, le donne si ribellano, “osano” lasciare questi uomini che impazziscono all’idea che la “loro” donna li lasci e scelga qualcun altro”, sottolinea Lucattini. “Oggi cresciamo i figli insegnando loro la parità dei diritti, il concetto di aiuto e collaborazione reciproca anche domestica: la nostra società si sta evolvendo e porta alla luce questi disturbi di personalità”.

Già nel 2020 il settimo Rapporto Eures, condotto su 7 milioni di donne fra i 16 e i 70 anni, ha rivelato che l’incidenza dei femminicidi costituisce il 40,6% di tutti gli omicidi, la più alta di sempre e che il fenomeno è in crescendo. Al numero verde antiviolenza e antistalking hanno chiamato 1.522 donne. “Dall’indagine emerge anche un altro dato interessante – precisa la psichiatra – Gli uomini del Sud Italia uccidono principalmente solo le loro compagne; al Nord invece ci sono molti più casi di omicidi-suicidi: è un fatto culturale perché nel meridione c’è una mentalità in cui prevale il maschilismo, mentre nel Nord Italia gli uomini avvertono più forte il senso di colpa e si uccidono”.

“Non bisogna mai credere che gli episodi di violenza siano frutto di un’evoluzione della relazione, ma questo tipo di rapporti malati sono così fin dall’inizio, magari mistificati”, avverte Lucattini. “E’ necessario sapere che possono solo peggiorare: una donna deve accorgersene subito, credere in quello che percepisce e chiedere aiuto – raccomanda l’esperta – Anche perché questi individui continueranno nel loro atteggiamento finché non sarà risolto il loro problema psicologico di fondo, quindi se non fermati faranno altre vittime”.