Quello che si prova ad un concerto di Vasco Rossi

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Emozioni, sensazioni e illusioni che si incastrano perfettamente: questo e molto altro accade ad un concerto di Vasco Rossi.

La coesistenza di diverse emozioni all’interno dello stesso luogo rappresenta uno spettacolo raro e diverso da qualsiasi altro insieme che, inevitabilmente, tende ad inglobare. Le luci soffuse incastrate nel tramonto, il bagliore estivo e il luccichio di ogni singolo sguardo proiettato verso lidi caldi mentre, intorno, il pallido plenilunio incombe. E’ una sensazione strana ma, allo stesso tempo, magica che incendia l’anima, che turba il più remoto sentimento. E’ musica, è la forma d’arte più penetrante che possa esistere nell’infinito spazio delimitato dall’universo, è la forma d’arte più sconvolgente e più vera, quella in grado di scavare nei meandri più oscuri dell’uomo creando impercettibili squarci. Un concerto non può che essere la sublimazione di un infinito catalogo di emozioni, un concerto di Vasco Rossi non può che essere quello spazio di vita incastonato in un vuoto di porcellana protetto dal mondo.

E’ bulimia di emozioni, è l’assoluta assenza di problemi e di pensieri sterili in quel breve ma pressoché infinito lasso di tempo che delimita la quotidianità. E’ assenza di gravità dalla realtà, un continuo fluttuare tra ricordi e occasioni, tra illusioni e disillusioni che per sempre rappresenteranno il copione dell’esistenza umana. Le voci si confondono e all’unisono intonano le stesse parole ma ogni palpitazione è diversa dall’altra, come se la stessa frase avesse un significato diverso. E’ proprio quella la straordinarietà di assistere a un concerto di Vasco: sentirsi diversamente uguali, stropicciati un po’ dalla vita, accantonati e mai contenti, sempre alla ricerca di una felicità che alle volte è solo quella meravigliosa oasi nel deserto. Un’allucinazione che, spesso, illude lasciando spazio a quella realtà che, troppo spesso, non ha riguardi, ne sentimenti.

E’ sperare di star meglio, anzi, è sentirsi onnipotenti per un giorno. Sentirsi per un attimo soli con se stessi, soli mentre le parole trapassano l’anima come lame prima di accarezzare lo spirito, prima che ognuno possa lasciarsi andare interamente. Di concedersi alla musica, di prendersi per mano e pensare che ne sia valsa la pena, che inseguire un sogno semi impossibile non possa essere così folle, che essere se stessi non sia una vergogna ma una virtù di cui andare fieri. Un concerto di Vasco Rossi è una seduta psicanalitica, una scusa per piangere, per ricordare, per spaccare i nostri muri e bruciare quelle stupide etichette. E’ una scusa per smettere di essere bersagli di se stessi, per amare, per specchiarsi nei problemi e nelle paure più profonde.

Vivere, anche se sei morto dentro. E’ un manifesto, una gigantesca opera d’arte appesa nel museo della mia coscienza, un tatuaggio enorme scolpito nell’anima. E’ un sguardo quasi eterno. I fuochi d’artificio colorano il cielo scuro di mezza estate mentre la consapevolezza che tutto stia finendo è ormai realtà. Il sogno sta svanendo e la mattina incombe ruggente e tenebrosa ma colori, suoni e musica sono ancora lì, saranno per sempre lì. In quel piccolo angolo di paradiso in cui ognuno può sentirsi libero, solo in mezzo a una marea di persone, vivo. Perché tutto è racchiuso qui, perché un concerto di Vasco Rossi scaccia via la paura di andare a dormire, la paura di affrontare l’ignoto e di combattere le lame fredde dell’esistenza.

Ci sono dei giorni in cui siamo fieri di noi stessi, altri in cui si sentiamo da buttare via, fatichiamo a capire quali siano quelli giusti. Abbiamo bisogno che la musica sovrasti i nostri pensieri, altre volte speriamo che gli stessi pensieri vadano a braccetto con la musica. Abbiamo bisogno di un concerto di Vasco al giorno, per sentirci vivi e liberi. Per continuare a sperare e sognare, per essere liberi di ricominciare.

Perché un concerto di Vasco può salvarti la vita.