“Racconti dalla casa nel buio” (Giovane Holden Edizioni), di Andrea Pietro Ravani, si distingue come una raccolta che esplora le profondità della psiche umana, ponendo l’accento sui dilemmi esistenziali e le contraddizioni del quotidiano.
Nella raccolta di Ravani – che ha già ottenuto diversi riconoscimenti, come la menzione speciale del “Premio Letterario Internazionale Massa Città fiabesca di Mare e di Marmo” – il lettore si trova immerso in una serie di racconti che scavano nelle dinamiche interiori dei protagonisti, ognuno intrappolato nel proprio universo di paure e solitudine.
Ravani, autore di alcune raccolte poetiche pregne di significato (“Gli occhi della memoria”, “io, Dio e gli altri”) è da sempre appassionato di arte in tutte le forme: dalla poesia, alla musica – sia in qualità di compositore che di esecutore – la sua arte è contraddistinta da un linguaggio sobrio e scevro da formalismi retorici, che guida lo spettatore e il lettore, in un percorso che alterna il surreale al realismo più crudo.
Lo stile e l’uso delle metafore in “Racconti dalla casa nel buio”
Una delle caratteristiche principali della prosa di Ravani è l’uso di metafore che trasformano eventi quotidiani in esplorazioni filosofiche profonde.
In “Carlo Manovale”, uno dei brani più significativi e struggenti della raccolta, il lavoro del protagonista, che consiste nella costruzione della sua casa, diventa una metafora della vita stessa. Carlo dedica ogni giorno a costruire e migliorare la sua casa, ma alla fine del suo viaggio non trova la soddisfazione tanto desiderata. In questo senso, la casa rappresenta il fallimento di una vita dedicata al lavoro senza una reale introspezione. La costruzione diventa così un simbolo di una vita passata a fare, ma mai a riflettere sul proprio scopo.
Ma la forza narrativa di Ravani risiede anche e soprattutto nella sua capacità di creare ambientazioni che riflettono lo stato mentale dei personaggi.
È il caso di uno dei racconti più memorabili della raccolta, “Il meccanico”, racconto in cui il lettore si trova di fronte a uno scenario ordinario, quello di un’officina, ma che assume un carattere quasi filosofico. Il meccanico è una figura enigmatica che vive il suo lavoro con una lentezza quasi meditativa, in netto contrasto con il protagonista Franco Arrivatti, impiegato di banca, che si aspetta efficienza e rapidità. L’ambientazione nei racconti di Ravani non è solo un contenitore delle azioni, ma parte integrante della narrazione: utilizzando lo spazio fisico per dare corpo ai sentimenti di smarrimento dei suoi personaggi.
In modo simile, nel racconto “Don Gubbio”, il protagonista si muove in una chiesa vuota, che riflette la sua mancanza di fede e la solitudine che lo accompagna nella vita sacerdotale.
L’ineluttabilità della solitudine
“Racconti dalla casa nel buio” è una raccolta che pone l’accento sull’incapacità dell’uomo di trovare conforto e realizzazione nella routine quotidiana. I personaggi di Ravani lottano contro una solitudine incombente, una realtà che li isola non solo dal mondo, ma anche da loro stessi.
Attraverso uno stile evocativo e una narrazione che si muove tra il reale e l’onirico, Ravani ci invita a riflettere sulla natura dell’esistenza e sul ruolo che il lavoro, la fede e i rapporti sociali giocano nella definizione del nostro destino.
“Racconti della casa nel buio” non lascia indifferenti: ogni racconto è una piccola finestra sull’animo umano, che, attraverso i suoi protagonisti, parla direttamente al lettore, invitandolo a interrogarsi sulle proprie scelte di vita e sulle illusioni che spesso accompagnano il nostro cammino quotidiano.
Chi è Andrea Pietro Ravani?
È nato nel 1966 a Locarno, Canton Ticino, Svizzera. Qui si è diplomato e ha conseguito la patente di abilitazione all’insegnamento nella scuola elementare. Dal 1988 alla fine del 1991 ha vissuto in Togo, Africa occidentale, lavorando come musicista in un gruppo locale di musica raggae. Ritornato in patria, nel Cantone Friburgo, si laurea in filosofia antica, medioevale e scienze delle religioni e contemporaneamente frequenta il conservatorio studiando chitarra e teoria della musica jazz. Fonda un gruppo musicale, Le Brave Madri, con il quale si esibisce interpretando canzoni scritte e composte da lui stesso. Nel 2009 rientra in Ticino, dove continua a esercitare la professione di educatore iniziata qualche anno prima. Nel 2019 consegue il diploma in Counseling professionale generativo. È sposato e ha una figlia. Scrive poesie e racconti, legge molto, compone musica, si diletta di fotografia. Ha pubblicato: Gli occhi della memoria, Montedit, 2003; io, Dio e gli altri, s.e., 2011.