Cultura

“Radici e orizzonti”, la recensione del libro di Cecilia Natale

E’ stato pubblicato il libro “Radici e orizzonti” di Cecilia Natale, con prefazione di Enzo Concardi, nella prestigiosa collana “Alcyone 2000”, Guido Miano Editore, Milano 2023.

S’avverte nella poetica di Cecilia Natale una profonda esigenza di rivisitazione delle proprie radici lucane dopo la ‘migrazione’ sulle coste pugliesi; una viva appartenenza all’identità femminile; il bisogno di ricercare sentimenti umani autentici in una società liquida, spersonalizzata e spersonalizzante; lo slancio ideale verso i territori dell’essere, i percorsi spirituali, l’incontro con il divino identificato nella Verità. È la stessa autrice, poetessa e pittrice, ad aprire il ventaglio delle sue tematiche prevalenti suddividendo questa sua ultima fatica letteraria, dal titolo Radici e orizzonti, in quattro parti: Il tempo delle donne; Paesaggi e stagioni; Ideali e sentimenti; I sentieri dell’anima. Attraverso una metrica ragionata e pacata, composizioni spesso monostrofiche e versi brevi, sintesi concettuali, verbi dinamici, aggettivazione sobria ma efficace, scansioni e ritmi appropriati, ella sviluppa un percorso memoriale, esistenziale, interiore e in parte storico-sociale, nel quale l’approdo finale diviene sempre l’abbraccio coi valori trascendenti e dunque religiosi.

Più che un affronto delle problematiche relative alla condizione femminile, nella prima parte Cecilia Natale ha voluto omaggiare le personalità, la testimonianza e l’opera di alcune donne reali – più o meno note – che hanno lasciato il segno nel loro passaggio temporale in questa nostra parabola terrestre: in tal modo emerge comunque chiaramente, per le scelte effettuate, la sua visione sulla questione donna. Tra le liriche dedicate segnaliamo in prima istanza quella scritta per omaggiare la madre, definita anche nel titolo una Ruvida quercia, ma sempre pronta all’altruismo anche nella stanchezza degli ultimi anni. Toccanti le parole attribuite a Elisa Springer, scrittrice ebrea sopravvissuta alla Shoah: «…ho urlato / ai rami giganti / della foresta di Auschwitz / il diritto negato, / sfidando la notte dei cristalli / sotto cieli di piombo…» nella poesia A-24020 (Sognando la libertà), dove la sigla alfanumerica indica la sua matricola nel campo di concentramento nazista. Un’altra donna significativa esce dai Vangeli e si chiama Maria di Magdala, divenuta seguace del Cristo, che le cambiò la vita conducendola sulle strade del vero Amore. In epoca contemporanea l’autrice è affascinata dal lavoro della giornalista Tiziana Ferrario, che racconta la vita di popoli lontani e di guerre contro i poveri (Il vento di Kabul). Così anche colei che viene chiamata nel testo Rosa d’Inghilterra, ovvero Diana Spencer, è ricordata per la sua scelta di vita: «Dallo scrigno d’oro / della tua solitudine / approdasti / alle deserte spiagge / di chi soffre…». Seguono poi nomi di donne della vita quotidiana non meglio identificate: Maria, Emma, Marta, Anna, Giovanna, Luisa… non celebri, ma importanti nel mondo affettivo della poetessa. E Come una pergamena è la lirica dedicata a se stessa, dove prevale la sua voglia di ricominciare dopo ogni errore riconosciuto.

La seconda parte ci consegna frutti della memoria alla ricerca di taluni luoghi del borgo di Forenza, dove ebbe i natali, e impressioni sul successivo ‘habitat’ geografico e storico, ovvero la cittadina adriatica Mola di Bari. Oltre alle rimembranze qui fanno testo i tratti paesistici, le atmosfere ambientali, le immagini e i colori di un nucleo antropico e naturale d’impronta marina, le ripercussioni nel suo animo di tutto ciò. La Lucania, “l’antica terra dei briganti” è definita Terra di luci ed ombre per via dei suoi contrasti: vi sono eterne querce, candide greggi, verdeggianti boschi, chiome di fulve pannocchie. Il suo borgo, Forenza, parla attraverso il fumo acre della legna, le «spigolose pietre millenarie / indurite da secoli di storia» (I vicoli del mio paese), le feste degli emigrati tra il profumo delle ginestre e le primule fiorite. Il ricordo si sofferma anche sulla stazione di Forenza, dove il fischio del treno si perde tra mandorli e ginepri, mentre il mite vento di ponente – lo zefiro – fa volare i suoi pensieri. Scenari diversi in terra di Puglia: ora reti, pescatori, barche, bitte, il faro, pietre angioine, bianchi gabbiani… popolano le sue giornate (Sui fondali di questo porto, Paese di mare).

Con la terza parte avviene il passaggio ad una scrittura più soggettiva, interiore, specchio d’idee e d’anima, riflessiva, non mancando tuttavia sguardi sul mondo e la società proprio alla luce delle personali convinzioni. Si tratta di brani poetici tasselli di un mosaico variegato, tuttavia uniti da un forte élan vital bergsoniano, tendente a valorizzare l’amore per la vita prima ancora del suo significato.

Con immagini talora oniriche la poetessa ci invita ad entrare nelle dimensioni del silenzio, dove arte e pensiero hanno dimora; dove gli ideali, cavalieri celesti, combattono furiose battaglie. Compiange i sogni perduti di quelle generazioni che hanno perse se stesse inseguendo chimere, dimenticando il Coraggio di essere, sepolto sotto le cappe di piombo delle proprie catene interiori, e quella Leggerezza dell’essere necessaria come la manna nel deserto. In lei il filosofico élan vital si trasforma, in ultima analisi, in quella forza dell’Amore con il sigillo della Trascendenza che ci fa rinascere se a nostra volta amiamo. La finestra sul mondo s’apre verso Il bagaglio dell’emigrante, perennemente legato alle memorie dell’infanzia (risvolto autobiografico); al dramma dei migranti, profughi strappati dalla propria terra per finire in balìa delle onde; alla sofferenza delle vittime della pandemia che hanno lasciato questo mondo spesso senza «una voce / una presenza» (Marzo 2020).

A conclusione della silloge Cecilia Natale s’abbandona al canto religioso, nel quale l’Anima e Dio divengono i protagonisti indiscussi; i valori essenziali sono scritti con l’iniziale maiuscola: il Bene, l’Eternità, la Fede, l’Amore, la Luce, il Credo, la Sapienza, la Speranza, la Felicità, il Signore, la Verità… Un lessico spirituale cristiano dove la preghiera è la comunicazione tra l’uomo e Dio; dove la Parola antica si rinnova continuamente; dove la nostra beatitudine si trova solo nell’incontro col divino… L’epilogo è scolpito in Come corde di un’arpa (ultima lirica del libro): «Viandante / con le spalle curve / nella tua Casa / depongo il mio fardello /…/ Fammi restare, Signore / in questa tenda /…/ ricuci Tu i lembi strappati / nella ricerca della Verità!».
Enzo Concardi

Cecilia Natale, Radici e orizzonti, prefazione di Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2023, pp. 86, isbn 979-12-81351-03-5, mianoposta@gmail.com.

L’AUTORE

Cecilia Natale, nata a Forenza (pz) e residente a Mola di Bari (ba), è laureata in Materie Letterarie. Poetessa e pittrice, ha pubblicato le raccolte di poesie: Infinito presente (1995), Le nuvole sfiorano le vette (2004), Risonanze (audiolibro, 2009). È inoltre autrice del libro: Chiesa Sacro Cuore. Il tempio e la sua storia (2013), raccolta di foto, documenti e testimonianze riguardanti l’iter della realizzazione della Chiesa Sacro Cuore di Mola di Bari. L’attività poetica di Cecilia Natale è trattata nel terzo volume dell’opera Storia della Letteratura Italiana. Il secondo Novecento, G. Miano Editore, 2004.

Condividi
Pubblicato da
Redazione
Argomenti: libri

L'Opinionista® © 2008-2024 Giornale Online
Testata Reg. Trib. di Pescara n.08/08 dell'11/04/08 - Iscrizione al ROC n°17982 del 17/02/2009 - p.iva 01873660680
Pubblicità e servizi - Collaborazioni - Contatti - Redazione - Network - Notizie del giorno - Partners - App - RSS - Privacy Policy - Cookie Policy
SOCIAL: Facebook - Twitter - Instagram - LinkedIN - Youtube