Affrontare i temi complessi della socialità in un’epoca come quella attuale è un’inclinazione naturale di molti artisti che hanno bisogno di scendere nel profondo della precarietà, delle ambiguità e della perdita di valori che inevitabilmente l’essere umano attraversa. L’artista di cui vi parlerò oggi racconta di quelle instabilità scegliendo un linguaggio a volte più manifesto, altre più ermetico, ma sempre di grande intensità espressiva.
L’arte moderna messicana è fortemente legata all’approccio muralista di grandi nomi del passato come Diego Rivera, José Clemente Orozco e David Alfaro Siqueiros, fondatori del Rinascimento Murale Messicano, per i quali l’imperativo era comunicare al popolo temi sociali, politici ed esistenziali in base all’approccio che ognuno di questi tre giganti della pittura scelse come canale espressivo. Più Social Realista Diego Rivera, con il suo linguaggio crudo e dissacrante nei confronti di temi delicati come quelli religiosi o rappresentanti le rivoluzioni di un’epoca in cui il Messico doveva ribellarsi al potere preesistente, così come altrettanto politicamente orientato in ognuna dei suoi grandi lavori fu David Alfaro Siqueiros, a sua volta orientato a narrare scene della rivoluzione quasi a incentivare le persone a resistere e opporsi al potere. Quello fra loro più orientato a considerare l’uomo nella sua individualità evidenziandone le sofferenze interiori in maniera meno realista e molto più incline al Simbolismo, fu José Clemente Orozco, più morbido nei confronti della rappresentazione politica e sociale ma decisamente più propenso a interrogarsi su quanto fosse alto il tributo in termini di vite umane che le rivolte, tanto celebrate dai due colleghi, lasciarono dietro di sé. Rafael Torres Lugo, artista messicano di Torreòn, trae ispirazione proprio da Orozco per la necessità di esplorare il dolore umano, nel caso di Lugo più esistenziale che non oggettivo, portando alla luce un male di vivere che caratterizza l’uomo moderno perennemente in bilico tra il mostrare all’esterno la propria forza e il dover fare poi i conti con le debolezze e le fragilità di un’identità alla perenne ricerca di se stessa e di un equilibrio che tende a sfuggire.
Nelle sue opere, di chiara impronta espressionista, i protagonisti sono a volte segnati dai solchi della vita, di un’interiorità che fuoriesce a dispetto dell’apparenza e che non può nascondere la voce di quell’essenza trasparente, evidente a chi ha la capacità di osservare; l’opera Gabrielle mostra esattamente questo tipo di forza, quella di un intimo che si mostra, quasi con orgoglio, con tutte le sue cicatrici davanti allo sguardo dell’osservatore.
L’inquietudine del vivere, con tutte le sue complicazioni e conseguenze, con le interazioni disorientanti e molto spesso competitive e per questo generatrici di scontri, che siano fisici o ideologici non importa, è la protagonista di due delle tele più intense di Rafael Torres Lugo, El año del cometa, l’immagine in copertina articolo, e La celebracion del chaman (La celebrazione dello sciamano) in cui i corpi quasi aggrovigliati raccontano di un antagonismo naturale, quasi primordiale, che induce l’essere umano a sopraffarsi piuttosto che a sostenersi e solidalizzare, come se l’esistenza fosse tutta una questione di chi vince e chi perde. La debolezza e la fragilità celate dietro l’apparente forza e desiderio di prevaricazione si trasformano in un’esortazione dell’artista a riflettere su quanto le energie interiori vengano impiegate per lotte inutili che in fondo non conducono a nulla se non a un allontanamento degli individui che finiscono per chiudersi in se stessi. Ecco dunque che nelle opere successive cominciano ad apparire icone celesti, come se Torres Lugo sentisse l’esigenza di trovare una via per uscire dalle dinamiche che intrappolano l’essere umano nella sua medesima essenza e tendere verso entità superiori che possano apparire come un esempio, una salvezza, un’ancora a cui aggrapparsi quando tutto ciò che è quotidiano e terreno non lascia più alcun rifugio, alcun rimedio, alle umane debolezze.
L’opera Miguel (Michele) descrive il maggiore tra gli arcangeli, quello a cui è attribuito il compito di annunciare il giudizio finale ma anche quello coraggioso e in grado di affiancare l’uomo per sconfiggere i draghi, identificabili con i propri fantasmi e conflitti interiori; l’angelo dunque assume il significato della via d’uscita, della possibilità di elevarsi da un’identità inconsapevole e primitiva per raggiungere un gradino più alto della propria spiritualità lasciando indietro egoismi, arrivismi e prevaricazioni nei confronti del prossimo.
Così come in Ensayo de la maquina para volar (Test della macchina per volare), dove il tentativo atavico dell’essere umano di volare, inteso nel senso di anelare verso l’improbabile, è un’allegoria del desiderio di ascendere verso una conoscenza superiore che deve essere raggiunta e che, subito dopo sarà oltrepassato da un nuovo desiderio che vada oltre l’obiettivo precedente. Le ultime opere, protagoniste di un’importante mostra personale in programma nel mese di aprile 2020 presso l’Universidad Autònoma de Coahuila di Torreòn, in Messico, costituiscono un ulteriore passo di Rafael Torres Lugo verso la ricerca dell’astrazione terrena, identificando la figura femminile come icona di una sensibilità superiore che le permette di intuire e di divenire guida e faro per oltrepassare gli ostacoli e le avversità.
In questa produzione specifica Torres Lugo abbandona il colore e usa prevalentemente il carboncino e l’acrilico, scegliendo il bianco e nero, per descrivere i simboli pagani che diventano speranza per superare le avversità contemporanee.
L’opera Hathor cernunnus, racconta della Dea Madre, regina del cielo e generatrice di vita, le cui corna esprimono il potere soprannaturale dell’anima e del principio vitale, che sta a simboleggiare un invito alla rinascita dalle difficoltà temporanee che ci si trova ad affrontare; e ancora Strong Kodama (La forte Kodama), lo spirito giapponese degli alberi molto simile alle driadi, che sembra auspicare un ritorno e riavvicinamento verso una natura troppo spesso maltrattata e sottovalutata. Rafael Torres Lugo ha al suo attivo più di quaranta tra mostre personali e collettive in Messico e negli Stati Uniti e le opere fanno parte di collezioni private in molti paesi del mondo.
RAFAEL TORRES LUGO-CONTATTI
Email: licrafael_torres@hotmail.com
Facebook: https://www.facebook.com/rafael.torreslugo
Twitter: https://twitter.com/rafatorreslugo