I comportamenti fraudolenti più comuni rilevati dai militari dell’Arma sono generalmente riconducibili a condotte di falsa autocertificazione sul possesso dei requisiti utili per accedere al contributo – ad esempio, avere un Isee inferiore a 9.360 euro o un patrimonio immobiliare diverso dalla casa di abitazione non superiore ai 30.000 euro – alla mancata comunicazione dell’avvio di un’attività lavorativa entro 30 giorni, e alla falsa attestazione del requisito della residenza in Italia da almeno 10 anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo, per quanto riguarda i cittadini stranieri.
Numerosi i casi accertati di lavoratori in nero percettori del reddito, come baristi, disk jockey e badanti. Il danno accertato è stato stimato in oltre 2,5 milioni di euro, che le persone denunciate dovranno restituire all’Erario.
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