Ma l’unità interna non può compromettere lo sviluppo del Paese: “C’è un Paese che sta ripartendo e la riforma non è un giocattolino, è la chiave di volta. Siamo pronti a ulteriori elementi di mediazione ma non siamo disponibili a bloccare l’Italia in nome dell’unità del partito” ha detto Renzi nel suo intervento, durante il quale non sono mancate stoccate alla minoranza dem: “Da 18 anni ci chiediamo chi ha ammazzato il centrosinistra e l’Ulivo, non vorrei passare i prossimi 18 anni a interrogarci chi abbia deciso di chiudere la prospettiva del Pd, è un dibattito che i nostri elettori e il Paese non meritano”.
La proposta di Renzi è chiara: “Sono pronto a considerare il testo presentato da Vannino Chiti sull’elezione dei senatori. Secondo punto: possiamo anche discutere di ballottaggio, di premio di maggioranza, e del modo di eleggere i deputati, noi siamo pronti a fare una discussione, ma con tempi certi. Ovviamente non possiamo farlo durante il periodo elettorale, ma si può calendarizzare subito il 4 dicembre in commissione alla Camera, con una squadra, e andare a vedere le carte”.
La minoranza, però, appare poco convinta: “Abbiamo investito molto sull’Italicum e a questo punto dovremmo avere anche una proposta alternativa, insieme alla rivendicazione, pure legittima. Io credo che sia giusto tentare di verificare la tua proposta già nei prossimi giorni, non dopo il referendum”, è l’appello accorato a Renzi di Cuperlo, che poi annuncia: “Se un accordo non si troverà prima della data io voterò no al referendum e mi dimetterò da deputato”.
Il presidente del Consiglio, ricordando che si tratta della 31esima riunione del partito, rivendica la scelta della “democrazia interna e non i caminetti del Pd, o presunti tali. In ogni passaggio cruciale è stata convocata l’assemblea”. E poi rivendica i risultati ottenuti dal governo: “Tra le stime del governo e le stime del Fmi, che non è un covo di pericolosi comunisti, si possono fare valutazioni, ma che si aprano discussioni sui quotidiani per due giorni fa scattare un sorriso anche perché le stesse voci preoccupate non si levarono quando nel 2012-2013 la crescita era del -2%. Dal -2% siamo passati al +1%, non è ancora sufficiente, ma è chiaro che la direzione è tornata giusta”.
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