Citando i dati degli scrutini (con la Campania in testa fino al Veneto dove nei prossimi anni i 5 stelle non potranno nemmeno fare opposizione) Di Battista contesta chi parla oggi – davanti a questa “debacle” – di alleanze: “Non è questo il tema – avverte – il tema è l’innegabile crisi identitaria del M5S” e di quel “sogno cui hanno creduto in tanti ma in cui oggi non credono più” facendo così “mancare le ragione per votare i 5s”, “indebolendoci” e facendo sì che “con queste percentuali, tra due anni e mezzo sarà più facile la restaurazione”.
Bene il 70% dei sì al referendum – ha detto in un altro passaggio – “successo di Fraccaro e del gruppo parlamentare dei 5 Stelle” oltre che del MoVimento al governo. “Tuttavia quel 70% non può essere considerato solo un successo dei 5 Stelle. Bisogna essere cauti altrimenti rischiamo di commettere un errore”. Il “risultato bellissimo” viene dal sì di tante persone che magari “non apprezzano il Movimento, che lo detestano” mossi al voto favorevole dalla voglia di “giustizia sociale”, di “risparmio” o di riforme come quella elettorale. Ma, scandisce Di Battista, “questo eccesso di esultanza è fuorviante e non giusta”.
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