«Buongiorno a tutte e a tutti, saluto e ringrazio il Presidente Giacomo Lasorella, tutti i componenti dell’autorità Garante, gli autorevoli membri del Governo e tutti gli ospiti presenti.
Oggi siamo qui per ascoltare la Relazione annuale del Garante per le garanzie nella comunicazione, autorità che ha tra le sue finalità quella di assicurare la corretta competizione tra gli operatori e di tutelare gli interessi degli utenti.
Qualche giorno fa, è venuto a presentare qui alla Camera, la sua Relazione annuale il Garante della privacy, autorità di garanzia anche questa messa particolarmente sotto stress dalla situazione pandemica che ci siamo trovati ad affrontare.
La fase nella quale l’AGCOM sta operando è caratterizzata da grandi trasformazioni a livello mondiale.
Innanzi tutto, la pandemia da Covid-19 che costituisce, purtroppo, il quadro in cui il nostro Paese, e non solo, si trova ad operare è stata alla base di una serie di accelerazioni di fenomeni di trasformazione già in essere ma che proprio le nuove esigenze riguardanti la pandemia hanno rafforzato.
Un esempio per tutti: la crescita esponenziale delle attività online ha posto in evidenza la centralità di avere connessioni veloci, efficienti e “a prova di futuro” rilanciando l’esigenza di accelerazione nella definizione e conclusione dei piani per la cablatura in fibra ottica del nostro Paese e per lo sviluppo del 5G in cui, anche grazie alle sperimentazioni svolte con largo anticipo in Italia rispetto ai nostri competitori, ci collochiamo in una posizione di vantaggio che va rafforzata, vista la natura disruptive derivante dall’introduzione di queste infrastrutture.
Per far fronte all’emergenza pandemica sono state adottate iniziative, anch’esse senza precedenti nell’Unione europea, attraverso la predisposizione di un Fondo, destinato alle nuove generazioni, di cui l’Italia è il principale fruitore, diretto a favorire la transizione ecologica e digitale delle nostre economie proprio per assicurare quegli obiettivi di salvaguardia ambientale nell’ambito delle politiche di contrasto ai cambiamenti climatici, su cui l’Europa punta per assicurarsi un futuro di prosperità e benessere.
Il totale degli investimenti previsti per gli interventi contenuti nel Piano arriva a 222,1 miliardi di euro e nel complesso, il 27 per cento delle risorse è dedicato alla transizione digitale. In particolare la Missione 1 (digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura) disporrà di 40 miliardi, 33 dei quali distribuiti sui processi di digitalizzazione, innovazione e sicurezza delle PPAA e sulle strategie di digitalizzazione, innovazione, ricerca e sviluppo del sistema produttivo.
Tuttavia anche a livello normativo le trasformazioni sopra descritte non sono rimaste prive di riflessi.
In questo contesto, ad esempio, a livello parlamentare la legge di delegazione europea 2019-2020 ha conferito al Governo la delega per il recepimento di due direttive europee di estrema importanza: il nuovo Codice delle comunicazioni elettroniche e la nuova direttiva sui servizi di media audiovisivi che adeguando alle nuove esigenze e al nuovo contesto tecnologico la normativa accompagneranno questo processo di trasformazione.
Il percorso di digitalizzazione, con particolare riferimento da un lato alla messa a disposizioni di connessioni adeguate (per velocità, sicurezza, latenza e affidabilità) alle varie esigenze e dall’altro alla diffusione della cultura digitale negli utenti affinché tutti possano trarre dagli strumenti disponibili il massimo beneficio ha mostrato fino ad oggi un’attenzione maggiore per il primo aspetto.
Già con la strategia per la banda ultralarga del 2015, recentemente aggiornata con gli interventi individuati nel PNRR, era stato delineato, in coerenza con le progressive decisioni europee un programma di infrastrutturazione articolato con obiettivi e investimenti, sia nazionali che europei, volti al raggiungimento di specifici target.
Il Piano banda ultralarga è oggi in fase di realizzazione ma il suo completamento, originariamente previsto per il 2020, sconta un ritardo di circa 3 anni. Nel frattempo il Governo ha fissato traguardi assai ambiziosi di infrastrutturazione in largo anticipo sulle scadenze europee.
Da segnalare inoltre come il Parlamento sia intervenuto in più occasioni assecondando e stimolando le iniziative del Governo per assicurare una robusta semplificazione amministrativa delle procedure per l’installazione di impianti per le connessioni fisse e mobili (da ultimo con l’articolo 40 del decreto-legge n. 77 del 2021) e per superare ostacoli alla digitalizzazione derivanti anche da normativa locale.
Ma non solo di progresso tecnologico e scientifico si tratta, più recente, ma altrettanto necessaria per un reale processo di trasformazione in senso digitale, è l’attenzione agli aspetti riguardanti la domanda di servizi digitali e la diffusione della cultura digitale.
Gli indici DESI purtroppo collocano l’Italia da lungo tempo nelle ultime posizioni con riferimento alle competenze digitali: l’investimento sulle stesse rappresenta a questo punto una priorità indefettibile e la consapevolezza di questa esigenza è patrimonio comune ormai.
L’esigenza di mettere tutti, in questa epoca digitale, nella condizione di poter avere accesso al diritto alla conoscenza, all’educazione, al controllo della Rete, un diritto che, come già aveva presente il nostro indimenticato Stefano Rodotà, è imprescindibile in questo mondo a dimensione digitale.
Ho letto con grande interesse, nella premessa al documento la proposta di “progettare In tale ambito, una vera e propria strategia pluriennale, come è stato fatto sul fronte dell’offerta per la realizzazione della rete NGA (Next Generation Access), con un piano di interventi organico che metta a sistema le iniziative già in corso e le prossime. Si fa riferimento ad una serie di azioni, di sicura efficacia, che siano in grado di contemperare l’esigenza, da una parte, di diffondere una maggiore conoscenza e consapevolezza nell’uso degli strumenti digitali e, più in generale, una cultura digitale e, dall’altra, di ridurre al minimo il numero di coloro che non partecipano all’ecosistema digitale o che vi partecipano in condizioni di svantaggio (ad esempio, tramite connessioni a basse velocità)”.
Lo svantaggio quindi è visto sia in termini “tecnologici” (bassa velocità) ma anche in termini “culturali” (maggiore consapevolezza e conoscenza degli strumenti”). I due ambiti sono interdipendenti e assolutamente inscindibili se si vuole realmente andare verso una società digitale inclusiva.
Anche il settore dei media audiovisivi, come emerge dalla relazione, negli ultimi anni è profondamente mutato.
L’on demand in tutte le sue varianti, il video streaming e la broadband TV, le piattaforme social, i servizi Over-the-Top stanno trasformando radicalmente la tradizionale nozione di contenuto audio-video, assieme alle dinamiche del mercato, alle opzioni tecnologiche e alle abitudini di consumo.
L’Autorità nella relazione, denucia come a fronte di questo incessante sviluppo tecnologico e competitivo, il contesto normativo non è ancora adeguato alle necessità. I processi di innovazione in atto richiedono una coerente riforma dell’ordinamento e un veloce recepimento delle direttive europee, e, conseguentemente, nuovi approcci regolatori.
Tanto più urgenti se si considera che la pandemia ha sviluppato enormemente anche un settore che era già in crescita, ma è esploso in questa emergenza sanitaria: quello dei Servizi Internet e delle piattaforme online.
In tale quadro si inseriscono le recenti iniziative europee dirette ad aggiornare il quadro normativo per adeguarlo a tale nuova realtà. In particolare il Digital Services Act e Il Digital Market Act, che vogliono regolare questo nuovo settore.
All’Autorità sono state conferite dal Parlamento, nella legge di bilancio 2021 le competenze, in materia di applicazione del Regolamento Platform to business che introduce a favore degli utenti commerciali specifiche misure per garantire equità, trasparenza e mezzi per la risoluzione delle controversie, di cui ci parlerà sicuramente il Presidente.
In particolare, nella legge di bilancio viene attribuito all’Autorità, tramite una modifica della legge istitutiva, il compito di garantire l’adeguata ed efficace applicazione del Regolamento, a tutela degli utenti commerciali che usufruiscono di servizi di intermediazione e di motori di ricerca forniti da piattaforme online che, anche se non stabilite nel nostro Paese, offrono servizi in Italia.
Anche in tal caso i vantaggi della digitalizzazione ed il rischio di condotte che possano compromettere diritti altrui derivanti dal potere di mercato dei gatekeeper trovano nella regolazione il necessario contemperamento».
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