Cultura

Remo Rapino dopo la vittoria del Campiello: «Mi sono accorto di aver scritto un libro d’amore»

LANCIANO (CH) – Remo Rapino, poeta e narratore lancianese, ex insegnante di storia e filosofia, ha vinto la 58^ edizione del Premio Campiello con il romanzo “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio”, edito per la casa editrice romana minimum fax. Prima di lui, l’ambìto riconoscimento letterario era stato conferito ad altri tre abruzzesi: a Mario Pomilio, con “La compromissione”, nel 1965, a Ignazio Silone, con “L’avventura di un povero cristiano”, nel 1968 e, più recentemente, nel 2017, a Donatella Di Pietrantonio con “L’Arminuta”.

La giuria dei letterati del Premio Campiello, che per prima seleziona i libri in concorso, ha così motivato l’ingresso dell’autore nella magica cinquina finale: «Liborio Bonfiglio, protagonista dello stralunato romanzo di Remo Rapino, è una via di mezzo tra il classico scemo del villaggio e il pazzo illuminato, che in un linguaggio che pesca direttamente ma sapientemente nei modi più spontanei e sdruciti del parlato, ripercorre la propria vita e con essa un pezzo di storia italiana ben noto al lettore, ma osservato attraverso una lente deformante». È stata, poi, la giuria dei trecento lettori a decretare la vittoria del professore lancianese.

Ma il romanzo di Rapino, e la sua vicenda letteraria, sono molto più compositi e travolgenti, non soltanto perché l’opera, nel marzo di quest’anno, era entrata a far parte della dozzina dei semifinalisti del Premio Strega, ma anche perché aveva destato e riscosso dal mese di ottobre 2019, data dell’uscita in libreria, un consenso unanime e crescente, sia da parte di critici e giornalisti di rilievo, quali Ermanno Paccagnini, Diego De Silva e Gianni Mura, sia da parte dei lettori, così incantati dalle vicende del protagonista, Liborio Bonfiglio, da essere impegnati in un passaparola nei social e in uno scambio di impressioni e suggestioni.

Non sono solo le vicende a sedurre nella lettura del libro: Remo Rapino ha inventato non soltanto un personaggio ma un linguaggio inedito, sghembo, “meticciato”, come egli stesso lo definisce, ed è riuscito a ricostruire la storia del Novecento attraverso gli occhi di un protagonista un po’ folle e un po’ saggio, la cui vita è costellata di disavventure e di ingiustizie ma che conserva una poeticità, una tensione mai sopita nei confronti del sogno e della meraviglia. «Mi sono accorto, grazie ai lettori, di aver scritto un libro d’amore», ha dichiarato Rapino, di ritorno a Lanciano dopo la serata conclusiva del Campiello, tenutasi a Venezia, in piazza San Marco, il 5 settembre scorso. E ha continuato: «Per amore intendo attenzione per la diversità, per gli irregolari, per gli emarginati».

Questa forma di empatia nei confronti dell’altro, del diverso è connaturata in molte delle opere di Remo Rapino – si pensi, per citarne alcune, alle raccolte di racconti “Vite di sguincio” e “Fuori margine”- e alcuni degli ex alunni dell’autore ricordano come egli insegnasse la storia partendo proprio dal punto di vista di coloro che non avevano voce e le cui vicende non avrebbero mai trovato posto nei manuali. L’interesse per le vicende minime, semplici, minori, spesso soggette alla damnatio memoriae, è viva in Rapino, anche quando racconta di aver vissuto a Venezia una doppia emozione: «La prima sorpresa l’ho avuta durante la cerimonia di premiazione, quando ho sentito Cristina Parodi pronunciare il mio nome. Il Campiello è stato per me un regalo inaspettato, come quando ti bussano alla porta per consegnarti un dono inatteso. Nello stesso tempo, però, non dimenticherò mai, oltre all’applauso ufficiale, quello degli operatori che, a fine serata, ripulivano Piazza San Marco. Anche allora ho provato una grande commozione».

Il prossimo appuntamento che lega Remo Rapino con il Premio di Confindustria Veneto è previsto per martedì 15 settembre, alle ore 18.30, a Vicenza, presso il Teatro Olimpico: in una serata completamente dedicata alla cultura, come da tradizione del Campiello, il vincitore farà la sua prima uscita ufficiale, presentando sul palco palladiano il suo romanzo. “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio” è attualmente candidato anche al Premio Napoli e al Premio Sila ’49.

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Redazione L'Opinionista

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