Economia

Restauratori, Santolini contro Franceschini: “Verifichi il comportamento dei suoi burocrati”

ROMA – “Verrebbe da pensare che al ministero dei Beni culturali non si rispettano le leggi dello Stato. Ponendo così una pesante ipoteca sul futuro dell’attività di restauratore. Una professione che invece meriterebbe la massima attenzione nel nostro Paese, depositario di un patrimonio artistico senza pari al mondo”. Lo afferma il presidente di CNA Artistico e Tradizionale, Andrea Santolini.

“Il 21 luglio scorso, ai fini della partecipazione al concorso pubblico per funzionari restauratori, il ministero ha pubblicato l’elenco di quanti – aggiunge – sarebbero in possesso della qualifica per parteciparvi: solo diplomati delle Scuole di alta formazione. Senz’attendere la conclusione della selezione pubblica ancora in corso, destinata a chiudersi il prossimo 31 luglio, e senza tenere conto degli altri titoli previsti nelle Legge 7/2013, che stabilisce i necessari requisiti professionali”.

“Spiace che l’appello lanciato il 6 maggio scorso al ministro Franceschini sia caduto nel vuoto. Vogliamo sperare – prosegue – che non sia capitato per sua espressa volontà, ma solo per mancata, o carente, informazione. La CNA non può accettare, però, che le norme approvate dal Parlamento siano stravolte da un provvedimento amministrativo che introduce una impropria e inaccettabile disparità di trattamento fra restauratori. Una scelta che fa venire meno, in aggiunta, il principio di concorrenza. Ma a chi giova questo provvedimento? Perché è stato emanato?”.

“Dopo aver atteso ventuno anni per vedere pubblicato il bando di selezione per ottenere la qualifica professionale – sottolinea – i restauratori sono stati pesantemente beffati. Ma la qualifica non è un concorso, è la verifica dei requisiti previsti dalla legge. E se un soggetto li possiede non c’è atto amministrativo che possa negarglieli. Chiediamo al ministro, quindi, di verificare la legittimità del comportamento dei suoi burocrati. Altrimenti – conclude Santolini – saremo costretti ad adire le sedi giudiziarie competenti per difendere i legittimi interessi dei restauratori e vederli garantiti”.

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Redazione L'Opinionista

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