Ambiente

Riapertura maneggi, l’appello della Brambilla: “Cavalli in sofferenza”

Non solo cani, gatti e piccoli animali: “L’emergenza sanitaria ha conseguenze anche per i cavalli, che intrattengono un rapporto affettivo forte con gli esseri umani e sono confinati nelle stalle e nei maneggi, ormai privi di risorse economiche per la chiusura forzata. Gli animali non possono essere accuditi come sarebbe necessario, mancano cibo e medicine per i più anziani. Occorre che il governo consenta la ripresa dell’attività o, in subordine, che lo facciano tutte le Regioni”. Lo chiede l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, prima firmataria di una proposta di legge (AC96) per il riconoscimento degli equidi come animali d’affezione.

“I cavalli – osserva l’ex ministro – hanno un rapporto affettivo forte con il proprietario o comunque con la persona cui fanno riferimento. Non poterla vedere rappresenta già una privazione, che si aggiunge alle sofferenze per il confinamento in spazi angusti. Le passeggiate e le pratiche riabilitative con i cavalli prevedono di per sé distanziamento e comunque è relativamente facile adottare accorgimenti per garantirne la sicurezza sanitaria. Dalla ripresa di queste attività dipende in larga parte la sopravvivenza degli animali stessi, il cui mantenimento ha un costo non trascurabile e che devono poter essere accuditi e curati quando è necessario”. Nella massa di regole e regolette proposte dal governo per la cosiddetta “fase 2” non c’è nulla che serva a risolvere il problema”.

Ma non è tutto. “Sarebbe bene – aggiunge la presidente di LEIDAA – cogliere l’occasione per metter fine all’ambiguità che circonda lo status giuridico degli equidi e dichiararli, senza se e senza ma, animali d’affezione”, come prevede la mia proposta di legge con tutte le logiche conseguenze che ne derivano: il divieto di macellazione di cavalli, asini, muli e bardotti, e i divieti di vendita e di consumo della loro carne su tutto il territorio nazionale, di importazione ed esportazione a fini alimentari, di sfruttamento in manifestazioni e spettacoli e di utilizzazione in esperimenti scientifici”.

Anche se i numeri parlano di un declino costante della macellazione, l’Italia resta uno dei principali consumatori al mondo di carne equina, la maggior parte della quale importata.

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