“La comunicazione del governo, purtroppo, trasmette al Paese un senso di incertezza e precarietà. Un giorno si dice che rischiamo numeri abnormi di nuove terapie intensive, il giorno dopo che il virus si è ormai indebolito. Un giorno il governo paventa tempi biblici, il giorno dopo vuole anticipare le riaperture. Quest’ultimo orientamento può farci piacere per ragioni oggettive e di convincimento soggettivo, ma il punto che sembra sfuggire è che la riapertura è una cosa seria, non consiste nel girare la chiave in una saracinesca”. Lo dichiara il senatore Gaetano Quagliariello, di ‘Idea-Cambiamo’.
“Oggi apprendiamo dai giornali – prosegue – che il presidente del Consiglio intenderebbe anticipare al 18 la riapertura di settori come le attività ricettive, di ristorazione e del comparto benessere, ma a dettare le modalità dovrebbero essere protocolli di sicurezza stilati dall’Inail per il 14-15 maggio e poi sottoposti al vaglio di una delle fantomatiche task force che continuerebbe invece a considerare come orizzonte il primo giugno. Tutto ciò è sbagliato, disorientante e confuso.
Da tempo chiediamo che le aree meno colpite dall’epidemia siano messe nelle condizioni di ripartire economicamente, ma la riapertura implica l’assunzione di una responsabilità politica, un confronto reale con chi conosce le problematiche concrete di ogni settore e la definizione di regole realistiche e sostenibili, comunicate per tempo e compatibili con conti economici che rendano l’attività conveniente.
Dire che si riapre il 18 senza dire come e a quali condizioni significa scaricarsi la coscienza creando alle aziende nuove difficoltà. Non vorremmo che ciò serva anche a negare sgravi fiscali e sostegni economici adeguati con il pretesto che si è data la possibilità, al momento solo virtuale, di rialzare la saracinesca. Ma questo – conclude Quagliariello – lo scopriremo solo quando il decreto che doveva essere di aprile, e che forse sarà di maggio, e che forse saranno due, sarà finalmente conoscibile”.