Molto spesso lo spostamento è per un artista l’occasione per concedere al proprio sguardo di fare il pieno di immagini che poi, dopo averle elaborate e interiorizzate attraverso il filtro emotivo, possono essere impresse sulla tela la quale diviene mezzo per narrare le sensazioni percepite. Scoprire tutto ciò che l’occhio non è abituato a vedere nella quotidianità assume un fascino maggiore soprattutto perché permette al creativo di approfondire la conoscenza di se stesso relazionandosi e interagendo con un’ambientazione nuova che suscita, inevitabilmente, un’esperienza emozionale inedita. Il protagonista di oggi fa del racconto visivo dei luoghi visitati il filo conduttore della sua produzione artistica.
L’arte di fine Ottocento, dunque nel periodo appena antecedente, o per meglio dire precursore, di tutta la rivoluzione che si sviluppò nella prima metà del Novecento sconvolgendo i canoni pittorici tradizionali e determinandone il distacco, era quasi divisa tra Impressionismo ed Espressionismo, importantissime correnti che si differenziavano tra loro per linee guida e per intento creativo. La ricerca della luce, della complementarità dei colori volta a dar vita sulla tela a immagini il più possibile vicine alla realtà oggettiva in cui doveva risaltare la percezione ricevuta dallo sguardo come se si posasse su un paesaggio reale, era tipica dell’Impressionismo che dunque sceglieva tonalità fedeli a quelle dei giardini, degli scorci e dei panorami descritti; la necessità di indagare su tutto ciò che era interno all’uomo e di reinterpretare l’immagine filtrandola attraverso le inquietudini dell’emotività, le sensazioni profonde che l’anima percepiva mettendo sui dipinti le deformazioni cromatiche e delle forme fondamentali per raccontare moti intimi e psicologici che non dovevano soccombere all’oggettività, erano invece i tratti distintivi dell’Espressionismo. Herbert Meisslitzer, artista austriaco formatosi inizialmente come autodidatta, è riuscito, nel corso del tempo e dopo aver studiato presso i più grandi maestri operanti nella sua nazione, a compiere una meravigliosa sintesi tra le due correnti apparentemente antagoniste ma che possono anche armonizzarsi per raccontare la realtà da un punto di vista inedito. Dopo aver sperimentato varie tecniche, dalla grafia a matita al carboncino e all’inchiostro, Meisslitzer approda al colore attraverso l’acquerello, che è ancora oggi il mezzo espressivo che preferisce e che alterna all’acrilico e all’olio; altra sua caratteristica è quella di aggiungere il collage alle sue opere, dando vita in questo modo a narrazioni in cui le immagini più materiche subentrano e interagiscono con la base pittorica. La figurazione di stampo espressionista, alcune volte persino tendente a una leggera astrazione, modifica i soggetti raffigurati dando loro una forma scomposta in cui l’emozione percepita dall’artista nel momento in cui lo sguardo si è posato sui panorami fuoriesce modificandone i tratti più reali, regalando all’osservatore la sensazione di trovarsi all’interno di un ricordo nostalgico di luoghi lontani.
Al tempo stesso la gamma cromatica scelta da Meisslitzer è quella più fedele agli scorci e alla natura che decide di rendere protagonista, avvicinandosi per questo all’Impressionismo oltre che per il gioco di luci che non può fare a meno di infondere una sensazione familiare proprio perché conforme al modo in cui l’occhio è abituato a vedere ciò che ruota intorno a sé.
La nostalgia dell’artista per quei luoghi visitati si accompagna all’entusiasmo dello scoprire paesaggi incontaminati e scorci affascinanti di città e di piccole località, come nell’opera San Gimignano in cui Meisslitzer sembra condurre l’osservatore dentro le strette e silenziose vie di un luogo intatto, ancora legato a un passato che sembra non abbandonarlo nonostante i tempi contemporanei in cui si trova a vivere, con tradizioni presenti e sentite, come se la modernità non ne avesse modificato l’essenza; l’elemento del collage, che sembra voler sottolineare la presenza della contemporaneità, è legato ai personaggi che abitano quei vicoli incuranti a volte del fascino di quei luoghi.
O ancora nella tela Rom (Roma) dove l’aspetto materico è molto più presente rispetto ad altre, e in cui l’imponenza del Colosseo è esaltata proprio dalla presenza dei soggetti, sempre raccontati per mezzo del collage, che quotidianamente vi passano accanto forse senza accorgersi della maestosità e della bellezza di quel simbolo; quella di Herbert Meisslitzer sembra essere un’esortazione a soffermarsi su tutto ciò che circonda l’essere umano, luoghi che spesso vengono osservati distrattamente da chi li vive ogni giorno mentre costituiscono un motivo di meraviglia per chi li incontra per la prima volta.
E lo stesso sguardo ammirato e rapito l’artista lo rivolge alla natura, dagli uliveti alle montagne del Tirolo per finire alle nature morte, altra parte importante della produzione di questo incredibile artista, che in opere come Sonnenblumen (Girasoli) e Hortensien (Ortensie) non riesce a nascondere la sua doppia anima in bilico tra desiderio di raccontare la realtà così com’è e la tendenza innata a interiorizzarla infondendola delle sue intime e personali sensazioni capaci di fuoriuscire dalle tele e colpire le note interiori dell’osservatore. Herbert Meisslitzer ha al suo attivo numerose mostre collettive e personali in importanti edifici istituzionali in Austria, le sue opere sono state inserite in pubblicazioni e calendari e ha partecipato a Premi internazionali di acquerello sia in Italia che in India.
HERBERT MEISSLITZER-CONTATTI
Email: artists@aon.at
Sito web: www.hm-art.at
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