E ancora: “La strategia antioperaia degli industriali per affrontare la crisi si chiarisce in particolare con il rifiuto a definire limiti nel ricorso al lavoro precario, a introdurre vincoli occupazionali e garanzie sui diritti sindacali negli appalti; si svela del tutto nella mancanza totale di disponibilità sulle riduzioni d’orario a fronte di innovazioni tecnologiche e nella sfrontata richiesta di maggiore flessibilità della forza lavoro, in particolare su smart working, lavoro agile telelavoro. E’ chiaro che si osa puntare ancora su un modello economico e produttivo centrato su bassi salari, per molte fasce di lavoratori da fame, precarietà e flessibilità estreme in un paese come il nostro già agli ultimi posti in Europa per livelli salariali, protezioni sociali e precarietà selvaggia? Un governo che voglia davvero operare una svolta dovrebbe finalmente dire basta a un modello economico e produttivo che ha generato disoccupazione, milioni di poveri, perdita di diritti e disastrato il sistema produttivo del Paese. Allora non faccia come Ponzio Pilato! Non un soldo deve andare a settori del padronato senza precisi vincoli sull’occupazione e i diritti di lavoratrici e lavoratori. Si impedisca l’utilizzo di fondi pubblici per ristrutturare le aziende a spese dei lavoratori. Il governo decida da che parte sta”.
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