ROMA – Diversificare le destinazioni della materia prima e incentivare le forme di aggregazione dell’offerta per garantire una migliore remunerazione alle stalle e contrastare la fragilità del sistema lattiero caseario nazionale, messo a dura prova anche dalla pandemia da Covid-19. Sono queste le strade da seguire per rilanciare il settore lattiero-caseario che pone in evidenza Francesco Martinoni, nuovo presidente della Federazione Nazionale Lattiero casearia di Confagricoltura.
Dalla fine del regime delle quote (nel 2015) ad oggi il nostro Paese ha visto aumentare il livello di autosufficienza per il latte, che è passato dal 60% a oltre l’80%. Ma ci sono ancora margini di miglioramento con azioni alternative a quelle classiche della trasformazione lattiero casearia per riequilibrare ancor più l’offerta alla domanda e remunerare la materia prima in modo soddisfacente.
Una questione fondamentale per il futuro della zootecnia da latte è l’aggregazione. “Solo concentrando l’offerta – osserva Martinoni – è possibile creare massa critica, non solo per aumentare il potere contrattuale e per negoziare condizioni di prezzo migliori, ma anche per garantire un ricambio generazionale e consentire alle aziende di crescere. È necessario, quindi, lavorare alla realizzazione di gruppi produttivi sempre più grandi e organizzati”.
Per quanto riguarda il prezzo del latte, gli accordi di conferimento devono tener conto dell’indicizzazione del prezzo e dell’andamento del mercato anche dei formaggi – ribadisce il rappresentante di Confagricoltura – valorizzando adeguatamente la materia prima nazionale. A causa delle oscillazioni del mercato, aggravate dalla situazione pandemica legata al Coronavirus, gli allevatori italiani solo nel 2020 hanno perso oltre un miliardo di euro, a testimonianza di una grave situazione di sofferenza del comparto lattiero-caseario a livello nazionale e comunitario.
Per riequilibrare domanda e offerta, ma anche per rafforzare il ruolo centrale degli allevatori nella programmazione, sono anche interessanti gli sbocchi di mercato alternativi a quelli alimentari. “C’è già stato – spiega il rappresentante degli allevatori di Confagricoltura – un primo studio chiesto all’Università di Brescia ed ora ne attendiamo uno nuovo di fattibilità per indirizzare il surplus alla produzione di polvere di latte e di sieroproteine da destinare all’arricchimento di prodotti alimentari destinati a bambini, anziani e sportivi, nonché all’industria medicale/farmaceutica e della cosmesi. Una scelta che le grandi cooperative del Nord Europa hanno già sperimentato con successo”.
Francesco Martinoni, allevatore di bovini da latte di Pontevico, è presidente onorario di Confagricoltura Brescia, nonché presidente della Cooperativa Latte Indenne e vice-presidente di AOP Latte Italia che concentra 1,2 milioni di tonnellate di latte, pari a circa il 10% del latte italiano.
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