MILANO – Riscontri positivi per Jovanotti, attualmente on air con il nuovo singolo “Affermativo”, tratto dall’album “Oh, Vita!” prodotto da Rick Rubin per Universal Music. Il brano e’ uscito in radio il 15 giugno come apripista della prima data europea del 16 giugno a Stoccarda di “Lorenzo Live 2018”. Una danza popolare, una cumbia, una tarantella rivisitata con le tematiche dell’attualità egregiamente riportate e cantate.
Un Jovanotti che mette a nudo la voce, il ritmo, le parole in modo schietto e diretto con una scrittura che si fa testimonianza di una età cresciuta e matura in accoglimento dei suoi 51 anni. Parla dell’età adolescenziale “Voglio le strade illuminate per me / Tutte le strade illuminate per me / Che ho vissuto due vite / Domani farò diciott’anni” ripetendolo in doppia strofa a chiusura di un testo in cui regna il sogno, il mistero, la trascendenza di tanti momenti e pensieri misti a ricordi e speranze.
Un contorno indefinito e una fantasia multiforme e multicolore che vaga dal rievocare la leggera carezza del vento, all’emozione di pensare che tutto sarebbe finito a breve, ai luoghi fisici delle catene commerciali e del deserto. “Mi ricordo il rumore del vento / Che muoveva la plastica del mio giubbotto / Mi ricordo, pensavo: Finisce, tra poco è finita / Mi ricordo lo stomaco a pezzi e i capelli salati / Mi ricordo il deserto di notte / Mi ricordo di quando il futuro è passato / Le vetrine di Zara e Foot Locker / E kebab e gl’hotel extralusso e McDonald / Mi ricordo il riflesso del Sahara”.
E nel raccontare non una solo storia ma sprazzi e tracce di racconti che balenano e guizzano come una gozzoviglia di vetri rotti che non pungono né urtano ma gridano alla gioia di un futuro tutt’altro che arrendevole, si mescola la poesia di lievi sensazioni che tornano ad abbracciare e pulire la mente per inseguire ancora un sogno che tenace persiste perché dice Jovanotti: “Affermativo e unico / Anche se nel marasma / Esisto, sono qui, non sono un fantasma”.
Affermativo, esisto pur nel marasma, canta Jovanotti. “Affermativo affermativo / Qui ce n’è uno vivo / Affermativo affermativo / Qui ce n’è uno vivo” si snoda a ritornello come nelle intonate e salvifiche canzoni partigiane o nei brani di un radicale De Andrè e richiama un Jova pienamente cantautore e artista che in melodia canta la realtà odierna, vissuta e a volte pur bruta come nel passato, “E lo sporco di olio e di merda nel pavimento là sotto / Mi ricordo lo stomaco a pezzi e i capelli salati / Le grida feroci, le spinte / Gli sguardi terrorizzati / Le vetrine di Zara e Foot Locker / E gli anfibi puliti e i soldati col mitra / E fari di notte e il mare in salita”.
Un Jova paroliere dei tempi antichi che rientra nell’oggi con le giuste note ed espressioni servendosi di un ritmo calzato a enfatizzare un messaggio che giunge come una interpretazione allegra, disinibita ma anche velatamente di protesta e di deciso incoraggiamento volto a chi non ha da fermarsi ma ha di fronte un cammino da imbastire.
Seduto su una sedia di paglia con l’infiltrazione tiepida dei raggi al tramonto in una calda sera d’estate o in giro in una via piccola e sinuosa della sua Roma come fosse un turista o anche su un prato seduto con un amico ad ascoltarlo, magari proprio con Rick Rubin dallo sguardo penetrante e visionario se non su un palco a intrattenere migliaia di fan, Jovanotti emerge così, quale l’artista che osserva dai confini della società che intrepida rumoreggia e disciplina i tempi e i modi di vivere e con le sue doti ne fa arte traendo una canzone che scavalca il decifrabile e maschera in colori, suoni, immagini ed emozioni quell’anima che serpeggia in lungo e in largo.
Si denuda quel cantare la società, quel ballare sui modus operandi e sull’unirsi su ciò che viviamo, quell’arte che codifica e rende immortale lo sfuggente vivere di attimi e giorni, di ricordi e speranze trasformandola una allegra colonna sonora del XXI secolo.
Monica Baldini