Resta alta l’attenzione di Confagricoltura a tutela della produzione italiana, leader in Europa
BRUXELLES – Conto alla rovescia per la decisione relativa al ripristino dei dazi sul riso proveniente da Cambogia e Myanmar. Oggi a Bruxelles prende infatti il via la procedura scritta che, a meno di clamorose sorprese, si chiuderà il 15 gennaio con il varo di un apposito regolamento di esecuzione della Commissione UE.
“Un regolamento – ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – che è di fondamentale importanza per il futuro della risicoltura italiana ed europea”.
I quantitativi di riso importato senza tariffe doganali da Cambogia e Myanmar sono aumentati in modo esponenziale (da 27mila a 300mila tonnellate negli ultimi cinque anni), con pesanti contraccolpi sugli operatori dell’Unione. Le superfici investite si sono ridotte di circa il 40%.
Nel quadro delle iniziative avviate a sostegno dei risicoltori, nelle scorse settimane il presidente di Confagricoltura aveva inviato una lettera al presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, per evidenziare le aspettative dei produttori e l’urgenza di una decisione sul ripristino dei dazi. Alla vigilia dell’avvio della procedura scritta, il presidente Juncker ha risposto a Giansanti, assicurando l’attenzione dell’Esecutivo UE sulle questioni sollevate da Confagricoltura.
“La risposta di Juncker assume particolare rilievo, – commenta il presidente dell’Organizzazione degli imprenditori agricoli – alla luce del fatto che, dopo l’assenza di parere del Comitato il 4 dicembre scorso, la decisione definitiva sull’adozione della clausola di salvaguardia spetta esclusivamente alla Commissione, la stessa che aveva fatto partire l’inchiesta sui danni provocati dall’import selvaggio di riso, su sollecitazione degli agricoltori”.
La proposta di regolamento di esecuzione della Commissione prevede il ripristino dei dazi sulle importazioni di riso da Cambogia e Myanmar per un periodo di tre anni. Inizialmente il dazio si attesterebbe a 175 euro a tonnellata, per poi ridursi a 150 e 125 euro negli anni successivi.