Raccontare la vita che scorre all’interno delle strade e delle vie che vengono percorse ogni giorno è la sfida creativa di molti artisti contemporanei affascinati da ciò che si nasconde dietro un’apparente routine quotidiana che a guardar meglio svela e rivela timori e inquietudini del vivere moderno. La maestra d’arte protagonista di oggi affascina l’osservatore per la capacità di mescolare differenti stili dando vita a una modalità espressiva unica.
Quando si ha alle spalle un lungo percorso artistico, iniziato fin da bambina grazie all’eredità genetica e l’ammirazione verso il padre, Bruno Biagi, a sua volta importante voce della pittura romana del Novecento, mescolare, sperimentare e sinergizzare differenti linguaggi per crearne di nuovi diviene quasi imperativo fondamentale per dare voce alle proprie emozioni, al proprio pensiero, così come ottenere un risultato eccellente appare naturale tanto quanto complessi e formalmente non accomunabili risultino le singole basi da cui partire. Rita Biagi, maestra d’arte e richiesta collaboratrice per la progettazione e realizzazione di trompe d’oeil, scenografie e costumi per opere teatrali e di opere d’arte per la liturgia come mosaici e vetrate artistiche, svolge l’attività di pittrice professionista a Roma e le sue opere figurano in collezioni private e pubbliche in Italia, Francia, Olanda, Germania, Stati Uniti d’America, Brasile, Argentina. La lunga esperienza giovanile all’estero, in particolar modo quella in Francia e in Olanda, le ha permesso di entrare in contatto con grandi maestri dai quali ha appreso e perfezionato non solo le tecniche a lei più affini – affresco, pittura ad acquerello, olio, tempera, acrilico, encausto – bensì anche quell’amore per l’evoluzione artistica che è parte integrante dell’animo creativo di chi non riesce a rinunciare a sperimentare e misurarsi con nuove sfide espressive. Nella produzione più recente la Biagi mescola sapientemente il Neoimpressionismo urbano, di cui il massimo esponente è il giovane statunitense Jeremy Mann, con un Materico che alcune volte si sviluppa verso il Figurativo mentre altre è più declinato verso l’Astratto, dando così vita a uno stile inedito capace di conquistare chi osserva le sue opere proprio in virtù dell’impatto emotivo che se ne genera, quel riuscire a raccontare immagini conosciute filtrandole attraverso la lente del sentire, della sensibilità nell’osservare l’invisibile oltre il visibile, la connessione dell’essere umano con tutto ciò che lo circonda e che spesso lo allontana.
È proprio questo il modo in cui Rita Biagi racconta i suoi paesaggi urbani, pieni di luce offuscata dalla velocità del vivere, dinamici e vitali pur senza collocarvi persone o automobili o movimento reale, come se si fosse posta in ascolto di un suono sottile, quello del concetto urbano, di una vita che scorre oltre la vita, come se la sua esigenza fosse quella di svelare una voce che normalmente voce non ha.
Le strade e i palazzi che le costeggiano palpitano di un’esistenza propria, non è necessaria la presenza umana per definirne l’importanza, e fondamentale per il vivere contemporaneo, sembrano essere sul punto di raccontare tutto ciò che ogni giorno vedono e sentono, sembrano voler chiedere l’attenzione che spesso è loro negata in virtù dell’inseguire le giornate alla fine delle quali si è troppo stanchi per osservare il bello che è intorno e che, sebbene lontano dal contatto con la natura del passato, ha comunque un suo innegabile fascino che la Biagi sa perfettamente mettere in primo piano.
Le atmosfere fumose, i toni polverosi, non sono in grado di ridurre la luminosità di una vitalità che emerge, così come i dettagli evidenziati attraverso la tecnica del grattage ne amplificano l’armonia con il contesto che circonda i palazzi; la strada che sempre corre in centro e verso un punto indefinito, a indicare il cammino dell’uomo perennemente alla ricerca del progresso, della conquista di nuovi territori inesplorati; il cielo che sembra aprirsi per accogliere l’altezza degli edifici per donare comunque la luce che ne illumina la bellezza dei dettagli.
Quando esce dalle città, come nell’opera Lago in autunno, Rita Biagi predilige invece un approccio più astratto, in cui il grattage diviene quasi disegno per intrecciare increspature che sono protagoniste del concetto rappresentato, che prorompono in primo piano per definire ciò che dalle tonalità sfumate e delicate dello sfondo viene solo accennato; in questa seconda serie di opere si avvicina all’Espressionismo Astratto proprio per l’innata capacità di far parlare le sensazioni profonde che la sua interiorità riceve nel momento in cui si trova davanti a un paesaggio che non può fare a meno di immortalare.
La capacità di gestire e mescolare i vari stili e spostarsi da una tendenza più astratta a una più figurativa in base ai soggetti di cui vuole narrare, rende questa artista una voce originale e decisamente identificabile nel panorama artistico contemporaneo. Rita Biagi nel corso della sua carriera ha esposto in molti musei e gallerie tra le più importanti e, dagli anni Novanta, fa parte dei Cento Pittori di via Margutta.
RITA BIAGI-CONTATTI
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