ROMA – Beni mobili ed immobili per un valore complessivo pari ad oltre 49 milioni di euro sono stati confiscati dai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma ai fratelli imprenditori G., M. e L. A., “accreditati” dal noto clan camorrista “Mallardo”, per conto del quale avevano costituito una vera e propria “cellula economica”, operante, prevalentemente, nel territorio del basso Lazio.
La confisca, disposta dal Tribunale di Latina – Sezione Penale, interviene a distanza di circa tre anni dal sequestro eseguito nell’ambito di un procedimento per l’applicazione di una misura di prevenzione patrimoniale e personale nei confronti dei fratelli A.
Le complesse indagini di polizia economico-finanziaria – avviate nel 2012 con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma – hanno fatto luce sulla vorticosa ascesa, nella Provincia di Napoli e, soprattutto, in quella di Latina, dei fratelli A., imprenditori campani, entrati in affari con esponenti di spicco del noto clan di camorra Mallardo.
Plurime e diversificate le attività illecite individuate attraverso le investigazioni degli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma: l’azione criminale del clan Mallardo è stata nel tempo orientata nel sempre proficuo traffico di sostanze stupefacenti, seppur con il limite del “niente droga a Giugliano”, e nelle estorsioni, ma – anche e soprattutto – nel controllo di importanti attività economiche, particolarmente nel basso Lazio, dove operavano in diversi settori (edilizia, appalti pubblici, forniture pubbliche, commercio all’ingrosso).
Più nel dettaglio, nei confronti dei germani A. – da qui anche il nome dell’operazione – ai fini di prevenzione, sono stati raccolti “concreti indizi di appartenenza al sodalizio camorristico”, qualificanti una spiccata pericolosità sociale, anche alla luce di plurime dichiarazioni di importanti collaboratori di giustizia appartenenti al medesimo clan camorrista dei Mallardo.
Tutti e tre i fratelli hanno intrattenuto e trattengono “rapporti costanti con i fratelli D. A., con la famiglia Mallardo e con esponenti del loro clan”, relazioni d’affari aventi natura “illecita” e finalizzati al perseguimento dei “principali obiettivi del gruppo camorristico”: il riciclaggio di denaro. In sintesi, il provvedimento del Tribunale di Latina, eseguito in data odierna, ha confermato in pieno la solidità dell’impianto accusatorio formulato dalla D.D.A. capitolina e dalle Fiamme Gialle del Nucleo P.T. di Roma, sia per quanto concerne la pericolosità sociale di A. G., A. M. e A. L., sia riguardo alla manifesta sproporzione tra il patrimonio mobiliare, immobiliare e societario ai medesimi riconducibile e la rispettiva
situazione reddituale.
Sono stati, quindi, sottoposti a confisca:
– il patrimonio aziendale e relativi beni di n. 3 società, con sedi legali a Napoli, di cui n. 1 operante nel settore della locazione di immobili, n. 1 nel commercio di autoveicoli, n. 1 nel settore dell’intermediazione immobiliare;
– quote societarie di n. 1 società, con sede nella provincia di Napoli, operante nel settore della gestione di stabilimenti balneari;
– n. 104 unità immobiliari (site nelle province di Latina, Napoli, Cosenza);
– n. 15 auto/motoveicoli;
– n. 1 imbarcazione;
– n. 27 rapporti finanziari;
per un valore complessivo di stima pari ad oltre 49 milioni di euro.
Le odierne operazioni di polizia economico-finanziaria hanno interessato le città di Roma, Napoli e provincia, Latina e provincia, nonché Cosenza.
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