Il panorama mondiale contemporaneo è molteplice e variegato proprio perché specchio della società attuale che pone l’individualismo, inteso come approccio personale e unico, al centro della libertà stilistica che non potrebbe non contraddistinguere la nostra epoca; l’artista dunque manifesta la propria interiorità attraverso il linguaggio che sente più affine alle sue caratteristiche e alle sue corde creative narrando all’osservatore il suo punto di vista su molti aspetti dell’esistenza. La protagonista di oggi ha la singolare e unica capacità di far vibrare i colori al punto di diventare esplosioni vitali di una positività inarrestabile.
Quando intorno alla metà degli anni Cinquanta del Novecento, Jackson Pollock decise di rompere quegli argini che avevano legato l’Astrattismo a forme e regole troppo geometriche, troppo mentali e razionali, sganciandole dal mondo emozionale che invece, secondo il suo punto di vista, doveva essere indissolubilmente legato all’artista, forse non aveva previsto quanto la sua idea avrebbe trovato consensi in creativi con approcci stilistici completamente diversi l’uno dall’altra, pur riunendosi tutti sotto il denominatore comune che rispondeva al nome di Espressionismo Astratto. All’interno di questa grande e importante corrente che diede la possibilità a tutti gli artisti che non riuscivano, e non volevano rientrare nello schema dell’Astrattismo Geometrico, dell’Informale Materico, del Concettuale o dello Spazialismo, solo per citare alcuni tra i più importanti movimenti dell’epoca, di appartenere a un gruppo in cui sentirsi accettati e accolti in virtù della unica e singolare capacità di esprimere le proprie emozioni che, inevitabilmente, fuoriuscivano dalle loro tele. L’Action Painting, la tecnica teorizzata da Pollock e che caratterizzò tutta la sua produzione artistica, il Color Field, che contraddistingueva Mark Rothko ed Elen Frankentaler, e il Tachisme, di cui il tedesco Hans Hofmann fu maestro e massimo esponente, sono approcci completamente differenti al mondo interiore ed emotivo degli artisti che li adottavano come forma espressiva, alcuni più impulsivi e altri più meditativi, qualcuno più malinconico e altri più solari e vivaci. Tutti però con la medesima capacità di travolgere e prendere per mano l’osservatore e condurlo all’interno dell’opera stessa. L’artista austrica Roswitha Schablauer approda all’Espressionismo Astratto dopo un percorso più figurativo, come se da uno specifico momento in poi l’indeterminatezza dei confini del visibile fosse necessaria per manifestare in modo più incisivo e intenso, per se stessa prima che per gli altri, sensazioni e moti interiori che non accettavano più le catene della forma figurativa.
Nelle sue tele riesce a mescolare sapientemente il Color Field morbido, molto vicino alle opere della Frankentaler per la scelta di rotondità e indefinitezza che escludono il rigore della geometricità, e le tonalità intense, forti, primarie e spesso in contrasto che però generano un’incredibile armonia cromatica più vicina al Tachisme di Hans Hofmann, dando così vita a uno stile personale e riconoscibile in grado di catturare e coinvolgere il fruitore dell’opera. La Schablauer racconta di frammenti di istanti, di emozioni che avvolgono in un secondo e in quello immediatamente successivo sfuggono, già pronte a proiettarsi e a essere catturate da altro mentre, molto spesso nel vivere contemporaneo, ciò che è appena accaduto viene lasciato indietro e quasi dimenticato.
L’artista esorta invece a vivere il momento presente, sentirlo vibrare con tutta la sua bellezza e intensità, abbandonarsi alle sensazioni che suscita e che non torneranno più, non con la medesima forma, scoprendone ogni aspetto e risvolto che non può, e non dovrebbe mai, essere trascurato in virtù della fretta del vivere. Il suo è uno sguardo vitale e vivace nei confronti della realtà dell’essere, da cui traspare un amore per ogni evento, per ogni dettaglio, per ogni singolo episodio che viene percepito come qualcosa di irripetibile e unico, e proprio per questo deve essere fruito e vissuto in pieno, con la meraviglia nello sguardo e il sorriso sulle labbra, raccogliendone e piene mani l’energia e anche l’insegnamento che si genera persino dagli eventi apparentemente meno positivi. La gamma cromatica che contraddistingue e rende riconoscibili le tele di Roswitha Schablauer, è costituita da tonalità intense, come il rosso, l’azzurro, il giallo, e l’accostamento, la sinergia, tra colori caldi e colori freddi in grado, proprio in virtù di quella promiscuità, sprigiona quel calore e quella energia in grado di condurre l’osservatore a un livello di coinvolgimento di sensi e di emozioni quasi trascinante.
Racconta di personalità eclettiche, dinamiche, come nell’opera Globetrotter, o di giorni indimenticabili, come in Funny day e Summerdream, e dunque necessariamente impressi nella memoria dell’artista che, in virtù della sua capacità espressiva, si legano ai sogni e ai ricordi personali di chi si trova davanti alle sue tele, inducendo così un percorso verso l’essenza della memoria emotiva.
Ma lascia anche spazio all’interpretazione personale, alla lettura individuale di ciascuno, quando sceglie di non dare titoli ad alcune tele, ampliando il concetto di libertà che deve non solo appartenere al creatore delle immagini bensì anche all’osservatore, facendo sì che l’energia dei colori e della composizione si trasformino in decodificazione del soggetto sulla base della propria emotività, della propria fase interiore, o semplicemente delle sensazioni che dall’impatto visivo dell’opera riceve.
Le tele di Roswitha Schablauer sono state esposte in più di cento mostre collettive e fiere internazionali in Austria, in Italia – Firenze, Ferrara, Padova, Genova e Forlì – a Budapest, a Berlino, Huston (Texas Usa), Parigi, Cannes e Dubai, riscuotendo sempre grande successo tra il pubblico e tra gli addetti ai lavori; nel 2015 ha vinto il Premio Tiepolo e nel 2016 il Premio Internazionale Leonardo da Vinci.
ROSWITHA SCHABLAUER-CONTATTI
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