Le domande e le incertezze della vita contemporanea sono al centro di tutta la ricerca culturale, dalla filosofia alla psicologia, dalla letteratura per finire all’espressione artistica che, soprattutto per quanto riguarda alcune correnti stilistiche, non può prescindere dall’approfondimento intorno a un’incertezza dell’essere che, oggi più di ieri, segna il nostro complicato tempo. Domande, dubbi, insicurezze caratterizzano il mondo espressivo della protagonista di oggi.
Sabrina Veronese scopre l’arte fin da piccola e vince un’estemporanea di pittura alla tenera età di undici anni poi, per quegli strani percorsi di vita che spesso allontanano dalle più vive passioni, se ne discosta per lungo tempo per poi riscoprire l’impeto creativo più forte e intenso rispetto a prima, un po’ perché la maturazione conduce verso sentieri di approfondimento che in precedenza non potevano essere affrontati, un po’ perché quando il fuoco creativo si cela sotto la cenere, nel momento in cui riprende vita si trasforma in desiderio impellente di comunicare. Riparte dall’Astrattismo ma poi si sposta verso un figurativo vibrante, contemplativo e meditativo, che la avvicina al Metafisico, quella parte del Surrealismo più legata a significati nascosti, a riflessioni sulla vita e sulla dimensione dell’uomo, del suo sogno, dell’invisibile che diventa essenziale e dell’essenziale che spesso è invisibile. Nelle sue opere non riesce a prescindere da un’altra delle sue passioni, l’Astronomia, anche nei suoi risvolti astrologici, che la guida verso uno stile in cui usa l’universo, lo spazio sopra l’uomo, per raccontarne i disagi, le paure e le distanze dalla parte più fragile e intima dell’uomo stesso; anche la tecnica di Sabrina Veronese svela la sua forte tendenza alla contemplazione, al ritmo lento, alla conoscenza profonda che anela a raggiungere, lei come l’essere umano in generale, perché a volte è proprio in un processo più metodico e lungo che si scopre il piacere del dialogare con se stessi.
Partendo dalla base della tela l’artista costruisce un sottile pannello di gesso che poi incide per dare forma alle figure protagoniste delle sue opere che poi arricchisce di nuovi strati di gesso i quali donano rilievo alle immagini finali, inserendo sassi per dare consistenza ai pianeti su cui le figure stesse si poggiano e, solo alla fine, passa a vari strati di pittura a olio con i quali dà all’opera il vibrante e intenso aspetto definitivo.
Da questo procedimento scaturiscono dipinti che raccontano il difficile mestiere del vivere all’interno del nostro tempo, come in Cosmos man, in cui l’uomo sembra afflitto da interrogativi che non riesce a risolvere e su cui è in grado di meditare solo allontanandosi dalla realtà quotidiana, distaccandosi da un mondo in cui non si sente più a proprio agio ma al tempo stesso rimanendovi aggrappato.
Il medesimo disorientamento emerge dall’opera In the future, nella quale l’umano sente il bisogno di prendere le distanze dall’incertezza verso un futuro che teme, di cui ha paura proprio perché non lo conosce e se da un lato lo vorrebbe allontanare dall’altro invece sembra volerlo raggiungere, tendenza naturale alla quale però il futuro, per autodefinizione stessa, sfuggirà sempre. Ecco dunque emergere l’ambivalenza, quel sentirsi attratti e respinti da un mistero che non potrà mai essere svelato, quell’esserne spaventati ma contemporaneamente affascinati e desiderosi di scoprirlo in ogni modo.
Ambivalenza come tema ricorrente anche per sottolineare il divario, la distanza, tra uomo e donna, di cui il dipinto Vita nel cosmo è un’inequivocabile riferimento, quel separare eccessivamente ciò che invece con un piccolo sforzo di comunicazione e di orientamento alla comprensione e all’empatia, potrebbe essere superato; una distanza che può dunque essere colmata solo distendendo l’uno verso l’altra quelle braccia e quelle mani che allo stato attuale sono chiuse, confinate ognuno nel proprio universo parallelo ma separato.
E ancora la difficoltà di non sentirsi a proprio agio in una generalizzazione che non si addice alle proprie corde e quindi la sensazione, che diviene bisogno e abito, di essere fuori dal coro dell’opera Fly into space, nella quale lo spazio cosmico si trasforma in corazza protettiva da un mondo sottostante che non rappresenta più ciò che il singolo sente, percepisce, necessita. Maschile e femminile, mente e anima, pragmatismo ed emozioni sono le contrapposizioni, o meglio gli opposti, che fanno parte dell’approccio filosofico all’arte di Sabrina Veronese, un’esortazione ad accettare le differenze, conciliarle e creare un mondo dove tutto è possibile, senza la necessità di cercarlo in quell’infinito/indefinito troppo lontano per diventare un luogo reale.
Nel corso della sua carriera Sabrina Veronese ha partecipato a importanti collettive in Italia e all’estero – Roma, Londra, Parigi – e la sua ultima mostra personale ha avuto luogo nel prestigioso Museo Il Correggio di Correggio, in provincia di Reggio Emilia; numerosi anche i premi e i riconoscimenti ricevuti. Un’artista che affascina con una Metafisica contemporanea coinvolgente realizzata con una tecnica di grande livello.
SABRINA VERONESE-CONTATTI
Email: sabrinavero.30@gmail.com
Sito web: https://www.sabrinaveronese.it
Facebook: https://www.facebook.com/sabrina.veronese.12