Sanità, criticità legate all’aumento degli anziani

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ROMA – La spesa sanitaria italiana è pari all’8,9% del Pil, contro il 9,8% della Gran Bretagna, l’11,1% della Germania e il 17,1% degli USA, con il Servizio Sanitario Nazionale che ne copre il 74%. Sono alcuni dei dati rilevati nel ‘Rapporto Oasi 2018 – Osservatorio sulle aziende e sul sistema sanitario italiano’, presentato all’Università Bocconi dal Cergas (Centro ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale).

Il Cergas evidenzia inoltre le differenze Nord-Sud, le criticità dovute all’aumento del numero degli anziani, le condizioni del personale e il fatto che negli ultimi 5 anni la quota di spesa sanitaria sul totale della spesa di welfare si sia contratta dal 22,8 al 21,8%.

Inoltre si rileva come il servizio sanitario pur raggiungendo un equilibrio economico generale, mantenga buoni risultati anche se le diversità geografiche tra nord e sud inficiano la qualità delle cure creando un grave disequilibrio. Va però segnalato che nel 2017 le Regioni del Centro-Sud sono ormai virtuose come quelle del Nord.

I dati sono lì a dimostrarlo: il Lazio, ad esempio, ha registrato un avanzo di 529 milioni e la Campania di 77. Nello stesso anno la spesa del SSN è aumentata dell’1,3% a 117,5 miliardi, portando l’aumento medio dal 2012 al 2017 allo 0,6% annuo. Il principale indicatore di salute, l’aspettativa di vita rimane eccellente (82,8 anni al 2016), ma l’Italia è passata dal 2/o al 6/o posto nel mondo nella classifica dell’OMS.

I tassi di mortalità per tutte le malattie sono in declino, ma le diversità geografiche nella qualità delle cure restano drammatiche, tanto che l’aspettativa di vita in buona salute è di 56,6 anni al Sud e di 60,5 anni al Nord, con la Calabria che si assesta a 52 anni e la provincia autonoma di Bolzano che arriva a 69.