Musica

Sanremo, i giovani e la musica che dà emozioni: intervista ad Adelia Lucattini

ROMA – È tornato anche quest’anno il Festival di Sanremo: sono giorni di allegria e spensieratezza, giorni all’insegna dell’entusiasmo e della voglia di condividere idee, opinioni, emozioni sulla musica, dopo il lungo periodo della pandemia. Voglia di nuovo, di creatività, di nuova fiducia verso il futuro, visto con gli occhi dei giovani. Per dirla con il sociologo Franco Ferrarotti, i giovani non ascoltano la musica, ma la “abitano”. Entrarci dentro, abitarla, il messaggio più unico che ci sia della musica. Abbiamo chiesto alla dottoressa Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista della Società Italiana e dell’International Psycoanalytical Association se pensa che la Musica possa avere un ruolo centrale nella nostra vita e che tipo di funzione in particolare, possa avere nei giovani.

Dottoressa Lucattini, pensa che la Musica possa avere un ruolo centrale nella nostra vita?

Lord Black of Brentwood, presidente del Royal College of Music, in un suo celebre discorso alla Camera dei Lord ha dichiarato che he la musica “è un diritto fondamentale di tutti i bambini”, poiché ha “ruolo vitale” nella loro educazione. Già Platone affermava che “la musica è una legge morale: essa dà anima all’universo, ali al pensiero, slancio all’immaginazione, fascino alla tristezza, impulso alla gioia e vita a tutte le cose.  Essa è l’essenza dell’ordine, ed eleva ciò che è buono, giusto e bello, di cui è la forma invisibile ma tuttavia splendente, appassionata ed eterna”.

Claudius Conrad ha pubblicato su The Lancet una ricerca sugli effetti curativi della musica su pazienti in terapia intensiva postoperatori e ha riscontrato un aumento del 50% dell’ormone della crescita (GH), una riduzione dell’infiammazione e un effetto tranquillizzante. Inoltre, i pazienti hanno avuto una diminuzione del 20% degli ormoni dello stress epinefrina e interleuchina-6 e quindi una ridotta necessità di farmaci antidolorifici. Un famoso studio canadese condotto dalla McGill University di Montreal mostra il beneficio che la musica ha sulla mente dei giovani: la musica migliora le capacità di apprendimento fino al 17%, soprattutto in alcune materie: matematica, inglese e letteratura. Inoltre, è noto che aiuta i giovani a mantenere un buon equilibrio emotivo e che favorisce il benessere psicologico.

In particolare, può spiegare che tipo di funzione può avere la musica?

La musica può essere usata come strumento per insegnare anche altre discipline, dalla matematica alle scienze e persino all’educazione fisica, ad esempio attraverso la danza e il movimento. Suonare gli strumenti insieme, sia in una band o in un’orchestra o cantare in un coro, è una delle esperienze più “potenti” che si possano fare. “Metodo, fiducia, autostima, fare gruppo” sono solo alcuni degli ingredienti salienti intrinsechi in essa, che nutrono la mente di chi la vive. L’idea di lavorare insieme e rendersi conto che la propria parte indipendentemente che sia piccola o grande, è importante per far funzionare una canzone, è molto appagante. Cantare e suonare fa sentire sempre protagonisti, per questo infonde fiducia in sé stessi e rinforza l’autostima.

Qual è secondo lei il vero valore aggiunto della musica?

I giovani sono cuore pulsante di ogni generazione per questo è importante nutrire le loro menti e insegnare loro a sognare. La musica fornisce una visione del mondo e permette di sognare senza perdersi in fantasticherie poiché richiede, disciplina, applicazione e costanza. I ragazzi devono sapere che con l’impegno e lo studio è possibile realizzare i propri desideri e realizzare i propri sogni. Se iniziano a studiare la musica fin da piccoli, imparano a godersi la musica con libertà, senza pregiudizi, ad apprezzarla ed amarla di per sé.  Questo darà loro, un metro di giudizio quando cominceranno ad addentrassi nel mondo dei social network con i loro numeri, i followers, le classifiche.

Imparare la musica, suonare uno strumento o cantare, richiede e crea disciplina. I giovani imparano fin da bambini, a prendersi cura del loro strumento, a pulirlo dopo l’uso, prestano attenzione alla propria voce, della propria salute e del loro benessere, evitando tutte le abitudini (fumo, alcol, etc.) che la potrebbero danneggiare. Esibirsi dopo le prime incertezze, fa sentire orgogliosi di sé stessi, appagati e capaci di raggiungere un obiettivo, un appagamento che deriva dall’imparare la musica in sé e che può essere accresciuto nel tempo dal poterlo e potersi mostrare anche agli altri.

Come lo sport, suonare uno strumento sviluppa le capacità motorie, con una migliore coordinazione stimolando l’asse cervello-occhio-mano, inoltre per imparare a suonare uno strumento o a cantare è necessaria molta pazienza. Bisogna saper sopportare gli errori, le défiance e a superare la sensazione paralizzante di “non essere capaci”, la paura di non riuscire a fare le cose, eseguire nuovi accordi, intonare una nota bassa o un acuto difficile, cimentarsi in un nuovo brano. Quando poi riescono, la soddisfazione è entusiasmante!

La musica è a tutte le età sempre soprattutto un gioco e, come insegnano Donald Winnicott e Melanie Klein, come ogni gioco è molto serio e fondamentale per lo sviluppo della personalità. Ad esempio, i ragazzi imparano fin da piccoli che cosa significa “avere pazienza”, saper aspettare i risultati con fiducia sapendo che arriveranno. Devono lasciarsi “addomesticare” dalla musica. L’imparare è un processo, sempre viaggio avventuroso e stimolante poiché s’imparano cose nuove insieme al proprio strumento, al proprio insegnante, al proprio coro e alla propria band.

La musica è sempre di aiuto ai giovani perché dà voce ai loro pensieri, alle loro paure, ai loro sentimenti e li aiuta ad esprimere emozioni e vissuti, anche inconsci, attraverso le melodie e le parole che compongono o che cantano utilizzando partole di altri in cui si riconoscono. Inoltre, poiché dall’adolescenza in poi la vita è soprattutto in gruppo, ascoltare la musica insieme o condividere la stessa musica, infonde una sensazione di appartenenza e contribuisce a formare la loro identità. È esperienza condivisa come la musica amplifichi le emozioni, esalti i desideri, dia forza alla fantasia e infonda un senso di profonda libertà.

Le canzoni sono sempre espressione del tempo presente e intercettano i moti d’animo, le inquietudini e le aspettative dei ragazzi “di oggi” in ogni epoca. Nelle canzoni si rintracciano sentimenti e pensieri, paure e aspirazioni a volte inconfessabili.  Per le sue caratteristiche la musica e le parole fanno sentire in compagnia di qualcuno per un processo di immedesimazione, identificazione, con il cantante, il performer e l’autore. Il pensiero è che proprio lui o lei hanno scritto quelle parole e le hanno cantate proprio con quella musica allora significa, ed è vero, che anche loro hanno provato quello che chi ascolta sta provando. C’è un riconoscimento, un rispecchiamento sia consapevole che inconscio che permette di dare un significato e un senso a emozioni e impulsi, il pensiero aiuta a contenerle e a non esserne travolti.

Cosa ne pensa del Festival di Sanremo? L’importanza del confronto, dei contest e Festival in cui misurarsi ritiene che siano un’occasione di sviluppo di crescita personale oltre che professionale, in particolare modo, per i giovani?

Negli ultimi vent’anni, anche in Italia si è osservata una vera e propria “esplosione” di talenti musicali, con giovani artisti che compongono, suonano, cantano, recitano sul palco ognuno secondo un proprio stile in un ambiente multiforme e poliedrico, in cui realmente c’è spazio per molti generi musicali, dalla musica classica al rap, dal jazz alla discomusic, dal pop al soul, dal teatro canzone all’etno-rock e alla musica melodica.

È interessante osservare come dalle competizioni più di nicchia fino a Sanremo, l’attenzione dei giovani sia sempre altissima e come intercettino intuitivamente nuovi fenomeni e generi che li rappresentano. In un mondo globalizzato e che ha grande necessità di novità e stimoli contro l’appiattimento e la monotonia, viene dato spazio a forme artistiche in cui musica, performing, danza, teatro trovano spazio sul palcoscenico. Appare chiaro un bisogno di esprimere tridimensionalmente la complessità culturale del nostro mondo attuale, al di là di chiusure dei confini nazionali e ai respingimenti dei migranti, di fatto c’è un’accoglienza, una penetrazione e integrazione di aspetti culturali “altri” all’interno della nostra cultura, nella cucina, nella moda, nelle arti e anche nella musica.

Osservando il Festival di Sanremo, possiamo osservare tutto questo: il sincretismo. La musica vola sulle ali del vento e trasportata dalle onde del mare che, come afferma “Alexander Pope”, unisce i paesi che separa. La prova ne è la molteplicità culturale rappresentata da artisti e band che esprimono la ricchezza di queste commistioni e intersezioni anche oltre il Festival di Sanremo: Anna Oxa, Mahamood, Ermal meta, Malika Ayane, Victoria dei Måneskin, Ghali, Maruego, Tommy Kuti e Laïoung, Mosé, Il Randagio, Binny Ghetto, Tayio Hyst Yamanouchi, per citarne alcuni.

Le diverse “arti” accompagnano, precedono, seguono, sempre camminano mano nella mano con la musica e le parole, dalla moda nei costumi di scena, al teatro, alla natura rappresentata metaforicamente dai fiori. Grande spazio è stato dato alla difesa della libertà come valore condiviso, ai diritti umani, ai diritti delle donne, e alla battaglia contro lo stigma della depressione che ritornano nelle canzoni e nei brani, di Chiara Ferragni, Francesca Fagnani, Paola Enogu, Pegh Moshir Pur e Drusilla Foer.

Jim Morrison scrive in ‘Light my fire’: “I giovani adorano ciò che è stato da sempre celebrato: la gioia di vivere, la scoperta di sé stessi, la libertà. Cantiamo, danziamo, intoniamo le nostre cantilene, facciamo musica per riportare armonia nel mondo”. Le canzoni sono opere d’arte che possono cambiare una vita e alcune restano nella memoria di intere generazioni. È bello sentire dai giovani artisti, che dopo tanto lavoro e sacrifici, il loro sogno, la loro passione, possa trasformarsi nella propria professione. E Sanremo è sicuramente una bella occasione per i giovani.

Quali canzoni, in queste sere, l’hanno colpita di più e perché?

Ci sono molte canzoni interessanti, ho trovato evocative “Sali” di Anna Oxa, “Due vite” di Marco Mengoni, “Duemila minuti” di Mara Sattei, “Supereroi” di Mr. Rain, “Parole dette male” di Giorgia, “Mostro” di Gianmaria; “Lasciami” dei Modà, “Tango” di Tananai, “Non mi va” dei Colla Zio,

Il brano “Sali” di Anna Oxa dal taglio simbolista, si avvicina ad una rivelazione dell’essenza misteriosa del reale, accompagnata un’interpretazione ricca di coraggiose contaminazioni; “Due vite” di Marco Mengoni è una poetica descrizione del travaglio dell’amore, un Odi et amo del 21°secolo; Mara Sattei canta le ferite di una relazione tossica che segna nel corpo e nella mente, mentre il tempo si dilata e fa emergere la paura angosciosa di perdere la voce per dire, esprimersi, cantare; “Supereroi” di Mr. Rain rappresenta il desiderio di un amore infantile, fusionale (solo io e te, due gocce di pioggia) e idealizzato (supereroi, invincibili); Le “Parole dette male” di Giorgia sono quelle dell’addio, non ci sono mai parole “giuste” per salutarsi, ma il ricordo resta scritto sulla pelle crittogrammi di passione profonda; Gianmaria porta sul palco dell’Ariston, il diritto a sentirsi confusi in amore e alla ricerca di un senso senza sentirsi un “Mostro”; “Lasciami” qualcosa di te cantano i Modà, la parte migliore dell’amore quella che non si scorderà mai; Tananai rinverdisce l’amore in un “Tango” che scioglie il dolore e infuoca la passione; Colla Zio esprimono in “Non mi va” la lotta tra la paura e il bisogno dell’amore e si chiedono chi vincerà.

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Pubblicato da
Redazione L'Opinionista
Argomenti: Festival di Sanremo

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