Non si sente parlare spesso di amianto o di tumori legati all’amianto. La cosa mi ha incuriosito per un brano uscito qualche giorno fa. “Ancora sotto casa mia” sembra infatti essere una rielaborazione di un pezzo già uscito nel 2016 dell’artista Siciliano Picciotto. Il brano, nella versione del 2016 e nella versione del 2021 che è accompagnato da Stefania Crivellari, ha lo scopo di fare informazione, denunciare e raccogliere fondi per la ricerca scientifica.
Sebbene il progetto artistico sia lodevole e piacevole nella sua formula, ci tengo a dare spazio un po’ alla parte scientifica della problematica. Ho il piacere quindi di presentare una piccola intervista alla Dottoressa Stefania Crivellari (che oltre ad aver preso parte con la sua voce nel brano è anche biologa e study coordinator presso la SC Infrastruttura Ricerca Formazione Innovazione dell’AO SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria), alla Dottoressa Federica Grosso (medico oncologo e responsabile della SSD Mesotelioma dell’Azienda Ospedaliera SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria) e la Dottoressa Simona Martinotti (ricercatore in fisiologia presso il Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica (DISIT) dell’Università del Piemonte Orientale (UPO) – sede di Alessandria).
Vorrei cogliere l’occasione e chiedervi di farci una piccola introduzione su cos’è l’amianto e quali sono le problematiche relative al suo uso. Perché è pericoloso?
Dottoressa Federica Grosso – L’amianto è un materiale fibroso molto resistente, presente in natura, largamente utilizzato in passato in edilizia, ma non solo, per le sue proprietà isolanti, coibentanti e ignifughe. Sono particolarmente note le coperture ondulate in amianto, prodotte dalla ditta Eternit e ancora oggi presenti in numerose parti di Italia. Nonostante dal 1992 sia stato bandito l’utilizzo in Italia, la sua presenza nelle aree in cui veniva estratto o lavorato e il rilascio delle fibre dagli elementi strutturali esistenti nei nostri edifici rappresentano ancora oggi un problema di rilievo, soprattutto in certe aree geografiche. In particolare nel territorio di Casale Monferrato e dell’alessandrino la questione amianto è ancora irrisolta a causa della presenza della fabbrica di cemento-amianto Eternit (chiusa nel 1986, ben sei anni prima del bando ufficiale), mentre in aree come Biancavilla un problema analogo è rappresentato di cave di fluoro-edenite, minerale fibroso ampiamente utilizzato nell’edilizia stradale e civile, composto da sottili fibre con una struttura simile, seppur composizione diversa, a quella dell’amianto. La pericolosità di questo killer silenzioso risiede nella sua friabilità: se il materiale è integro, il rischio che le fibre si disperdano e possano essere respirate è sicuramente ridotto. Qualora l’amianto sia però usurato diventa un reale pericolo. La respirazione delle fibre infatti può provocare diverse patologie, tra cui l’asbestosi, il tumore del polmone e il mesotelioma.
Da quello che ho capito quindi esiste una legge che ne bandisce l’uso. Per quanto invece riguarda la bonifica invece? Com’è la situazione?
Dottoressa Federica Grosso – Certamente, esiste la legge n. 257/1992, che vieta l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto sul territorio italiano. A seguito dell’emanazione di questa legge ha avuto inizio una rilevante opera di bonifica tutt’ora in corso. Purtroppo siamo ancora lontani dall’eliminazione definitiva e radicale del problema.
Per quanto riguarda la salute, Lei poco fa ha menzionato il mesotelioma. Potremmo avere più informazioni? Sapere di cosa si tratta? Quali sono i sintomi e la prognosi?
Dottoressa Federica Grosso – Il mesotelioma è una patologia tumorale globalmente rara, ma frequente nei territori in cui il minerale veniva estratto o lavorato. E’ un tumore particolarmente aggressivo che colpisce la pleura, il foglietto sottile di cellule (dette mesoteliali) che ricopre i polmoni e ne consente l’espansione durante gli atti respiratori. Può colpire anche altre parti del corpo, ricoperte dalle stesse cellule mesoteliali, come la tunica vaginale che riveste i testicoli, il peritoneo, che riveste la cavità addominale o il pericardio che riveste il cuore. La sintomatologia iniziale del mesotelioma pleurico è generalmente aspecifica e spesso viene ignorata o interpretata come segni di altre malattie più comuni. Tra i primi sintomi vi è il dolore alla schiena (localizzato ad un solo lato), fiato corto, tosse, stanchezza, perdita di appetito. Ad oggi le opzioni terapeutiche disponibili sono scarse e basate principalmente sulla chemioterapia, che non garantisce però di ottenere la guarigione.
La ricerca scientifica ha fatto progressi sul mesotelioma? Potreste dare un quadro generale della situazione Italiana?
Dottoressa Federica Grosso – Negli ultimi anni l’interesse per questa malattia è certamente aumentato. Recentemente sono stati ottenuti risultati promettenti con l’immunoterapia e sono in corso numerose altre sperimentazioni con farmaci biologici con azione mirata. Trattandosi di un tumore raro, purtroppo gli investimenti sulla ricerca sono stati negli anni passati piuttosto scarsi, ma qualche progresso è stato fatto, anche se i risultati sono ancora troppo limitati e per questo motivo la ricerca scientifica, finalizzata a sviluppare approcci di cura personalizzati, riveste un ruolo chiave nella lotta contro questa malattia. In Italia dal 2016 sono state implementate delle linee guida sulla diagnosi e cura del mesotelioma dalla Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) che hanno permesso di uniformare il percorso dei pazienti su tutto il territorio nazionale. Ci sono dei centri che, per collocazione geografica in aree ad alta incidenza di malattia o per storico interesse nella patologia, hanno una maggiore specializzazione ed esperienza nella cura dei pazienti con mesotelioma, ma fortunatamente oggi si lavora in stretta collaborazione ed esiste anche una rete dedicata ai tumori rari (Rete Nazionale Tumori Rari) guidata dall’Istituto Nazionale Tumori di Milano, che consente di condividere i casi in maniera telematica e stabilire i percorsi migliori per i singoli pazienti anche senza che questi si spostino dal proprio domicilio. La nostra struttura nell’ambito della Rete Nazionale Tumori Rari è referente per il mesotelioma, coerentemente con la mission dell’Azienda Ospedaliera di coniugare assistenza clinica con ricerca scientifica. Questa attenzione particolare alla ricerca è testimoniata dalla presenza nella nostra azienda di una struttura completamente dedicata, la SC Infrastruttura Ricerca Formazione Innovazione, diretta dal dottor Antonio Maconi.
Esiste un modo per proteggersi dal mesotelioma?
Dottoressa Federica Grosso – Il miglior modo per prevenire il mesotelioma oggi è limitare al massimo o, meglio ancora, evitare l’esposizione all’amianto e alle fibre asbesti-formi. Per questo la bonifica dei luoghi contaminati è di fondamentale importanza.
Come e perché è nato il progetto “Solidal per la Ricerca”?
Dottoressa Stefania Crivellari – SolidAL per la Ricerca si sviluppa a partire della collaborazione tra la Fondazione Solidal Onlus (nata nel 2014 con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo civile, culturale, sociale, ambientale, turistico ed economico in provincia di Alessandria e nelle province limitrofe) e l’Azienda Ospedaliera SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria per il supporto alla ricerca scientifica. Nello specifico, SolidAL per la Ricerca rappresenta lo strumento operativo che persegue gli obiettivi delle due realtà in termini promozione della ricerca e raccolta fondi, con il fine ultimo di generare innovazione e trasferire i risultati scientifici nella pratica clinica a favore dei pazienti. Attualmente SolidAL per la Ricerca sta sostenendo un giovane e valido ricercatore, il dottor Gregorio Bonsignore, nella convinzione che il suo progetto di dottorato possa portare a risultati importanti.
Dottoressa Simona Martinotti – Il dottorato di ricerca rappresenta la tappa fondamentale per tutti i giovani che intendono intraprendere la carriera da ricercatore. Un elemento chiave nel mondo accademico e scientifico è la sinergia, ovvero la combinazione positiva di professionalità diverse. La sinergia però è fondamentale anche tra le realtà del territorio e si svilupperà ampiamente nel progetto di dottorato di ricerca in “Chemistry&Biology” tra il Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica (DiSIT) dell’UPO e l’Azienda Ospedaliera di Alessandria. La sinergia sarà il punto centrale anche del progetto che il dottor Bonsignore ha elaborato e che si occuperà di comprendere l’effetto di composti naturali già in uso in terapia adiuvante in altri tumori o di interesse in medicina tradizionale, nel mesotelioma maligno. I composti naturali sono stati storicamente una fonte importante di farmaci anti-cancro, ma negli anni’90 hanno perso il favore con l’emergere di terapie mirate il cui beneficio, nonostante abbiano migliorato notevolmente il trattamento di molti tumori, è rimasto deludente per molti tumori solidi, rivitalizzando così l’interesse per i composti naturali e per il loro supporto/sinergia con la terapia chemioterapica convenzionale. Verrà esplorato un approccio terapeutico “ad ampio spettro” (cioè un approccio mirato su di un ampio spettro di meccanismi molecolari), con una miscela di composti naturali a bassa tossicità che possono contemporaneamente colpire molti bersagli intracellulari e meccanismi chiave nella biologia dei tumori, come il mesotelioma maligno, volto principalmente ad affrontare il problema della resistenza terapeutica, combinando il “targeting” di meccanismi specifici con composti o derivati naturali, all’interno di un modello più completo e ampio di trattamento e cura, in associazione con la chemioterapia o con le “terapie personalizzate”. Per far sì che il Dr. Bonsignore possa impegnarsi nella ricerca per i prossimi tre anni, è necessario sostenere la Fondazione SolidAl dell’ospedale di Alessandria che cofinanzia la borsa di dottorato in partnership con il DISIT, ed è per questo che è nata una raccolta fondi su «GoFundMe» (https://gf.me/u/y5rfbj).
Di recente è uscito il brano musicale “Ancora sotto casa mia” dell’artista Siciliano Picciotto insieme alla voce di una delle dottoresse che collabora al progetto Stefania Crivellari. Che ruolo può avere la musica o l’arte nella ricerca scientifica? Posso chiedere proprio a Stefania che ha cantato nel brano?
Dottoressa Stefania Crivellari – Dalla letteratura scientifica si evince come la musica possa avere degli effetti positivi non sottovalutabili nei pazienti oncologici. Sicuramente iniziative come questa, che attraverso la musica riescono a veicolare messaggi importanti su realtà che spesso non sono molto conosciute, sono da valorizzare quanto più possibile. Proprio credendo fortemente nella positività che la musica e il canto trasmettono, nell’autunno del 2019 è nato il FuckCancer Choir, un coro formato da persone con mesotelioma, sarcoma o melanoma, e da loro famigliari, i cosiddetti caregivers. Dalla sua nascita, il coro ha subito un’evoluzione, diventando un gruppo sempre più compatto che, nonostante il periodo non felice per il canto corale dovuto alle limitazioni indotte dalla pandemia di Covid, ha saputo rimanere unito ed è diventato sempre più coeso, trasformandosi in un’unica voce. Il messaggio di forza, energia e speranza che può portare un coro di questo tipo, è potentissimo e io stessa che lo dirigo vengo ogni volta colpita da questa ondata di positività travolgente.
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