La donna corse ed inciampò sotto la pioggia violenta. Lo spazio tra la macchina ed il portone era breve, lei s’ aggrappò al battente come una salvezza.
“Michiii! Michiii!” gridò mentre percuoteva il campanello con tutte e due le mani. S’ aprì una finestra al pian terreno. La notte era fonda, e sarebbe stata silenziosa senza il temporale. Una poiana che stazionava sul cespuglio di fronte sbatté le ali, e non si mosse. Aveva sentito. Aveva sentito cose che ancora non si vedevano.
Ma la donna non dette retta al rapace, alzò la testa verso l’ uomo affacciatosi alla finestra.
“Michi aprimi fammi entrare!”.
“Stella, sei pazza. Che ora è?”.
“Maledizione siamo in pericolo fammi entrare”.
“I bambini sono a letto ed hai svegliato Margherita: ti prego Stella non sclerare lasciaci in pace!”.
“Non è una scenata di gelosia Michiii!! Sono loro che …io l’avevo detto: se fossero diventati superiori avrebbero minacciato me ed altri e… Insomma ti prego in ricordo del nostro matrimonio passato credimi devo parlare!”.
“Basta vattene; si chiama di-vor-zio proprio perché non ci si debba più rovinare la vita a vicenda!”.
Michi sbatté la finestra. Tutte le luci si spensero insieme a quella esterna. Stella singhiozzò sotto le gocce del temporale. Tremando corse verso la macchina, aveva lasciato la portiera aperta per risalire facilmente. Avrebbe dovuto fare più attenzione ai segnali di allarme della poiana. Un fruscio colse di sorpresa la giovane.
“NO NOOO!”
Ma l’assassino non fu una sorpresa. Se lo aspettava da tempo.
“Cosa avete trovato?” Il Comandante intanto sistemava i guanti di lattice che gli aveva porto il Medico legale.
“Bene, come può vedere la vittima è stata senza dubbio aggredita nel campo, vicino alla propria macchina. Sfortunata eh, Comandante, altri due passi ed avrebbe raggiunto l’auto“.
Il Capo annuì e chiuse gli occhi. Vedeva meglio ad occhi chiusi. Lo spiazzo davanti al caseggiato era folto di arbusti, alberi incolti e ghiaia. I colleghi della Scientifica trafficavano intorno ad un telo bianco.
“Quindi ricapitolando, dottore. Un cacciatore perde il proprio cane; quando lo ritrova, l’animale è letteralmente dentro un grosso cespuglio intento ad abbaiare e fare chissà che. Lui tira il cane via e s’ accorge del corpo della donna. Il cadavere era intrecciato con i rami, coperto da rovi e sterpi. Dico bene?”.
“Sì, Comandante. Da un primo esame la morte risale a poche ore fa. Le due, le tre di notte. È stata strangolata. Per il resto, entro la giornata sarò più preciso”.
Raggiunse il gruppetto l’assistente balistico.
“Elena, che ci fai qui? Non vedo armi da fuoco in questo delitto”.
“Scusate tutti ma… ricordo il padrone di casa, l’ex marito della vittima. Si chiama Michi Valli, eravamo compagni di scuola. Lei, la vittima, si chiamava Stella Fittus”.
“Allora andiamo insieme da questo Michi Valli”.
L’uomo si mostrò sconvolto di fronte ai due ospiti. Li fece accomodare in cucina per un caffè.
Iniziò Elena:
“Ci dispiace disturbare, Michi. Ed ancora di più che ci si riveda dopo tanti anni in tale circostanza. Ma Stella era venuta da te vero? Perché?”.
“Stavamo dormendo – io la mia compagna ed i bimbi – quando verso le due si presenta gridando Stella: dice qualcosa riguardo ai suoi superiori che la stavano minacciando e…”.
Il Comandante si sporse verso di lui:
“Fermo fermo. Ho capito bene ‘ minacciata dai suoi superiori’?”.
“Sì è così. Ha urlato in fretta qualcosa riguardo ai superiori minacciosi … si sentiva in pericolo. Voleva la facessi entrare… Guardi Comandante mi pento ancora adesso, se l’avessi fatta entrare l’assassino non l’avrebbe aggredita. Allora Stella mi avrebbe potuto raccontare tutto ed io, forse, l’avrei potuta aiutare!”.
E Michi riferì del passato di Stella.
Da anni la giovane lavorava come agronoma all’Istituto Agrario Betelguese. Era una stimata ricercatrice, seria, esperta nelle colture bio e no-ogm. Presentava sempre nuove idee su cibi o coltivazioni floreali.
Amava più il lavoro che il marito… per questo motivo era finito il matrimonio, confessò con imbarazzo Michi.
“Di preciso che lavoro svolgeva sua moglie all’Istituto? E chi erano i suoi superiori?”.
“Lo seguivo anch’io il suo lavoro, Comandante, perché sono Farmacista e tempo fa collaboravo al progetto Fito-Ali. Il direttore scientifico è la dottoressa Betelguese, il coordinatore il dottor Mazze. In seguito alla crisi del nostro rapporto, ho dato le dimissioni e con la nuova compagna ho aperto una Farmacia”.
Stella Fittus non si faceva sentire da tanto, per questa ragione Michi era stravolto dall’improvvisata notturna. Elena ed il Comandante si congedarono dopo aver consigliato il padrone di casa a restare a disposizione e non allontanarsi.
“Prossimo obbiettivo: l’ Istituto Agrario!” annuncio’ quasi allegramente il Capo.
L’ampia costruzione comprendeva il Laboratorio – ISTITUTO BETELGUESE era indicato sulla targa – l’ Orto Botanico, ed a fianco la Serra Calda e la Serra Fredda.
I due Investigatori vennero accompagnati dalla casiera nella sala riunioni: “Attendete qui il dottor Mazze, ha una telefonata urgente” e si congedo’ con uno strano ghigno.
“Simpatica vero Elena, la vecchietta?..”.
“Beh ha il suo fascino …” ridacchiò la collega.
“Fammi provare…” ed il Comandante si sporse nel corridoio.
“Mi scusi signora custode!” gridò all’ indirizzo dell’anziana avviata all’Orto.
“Sì?!” rispose la custode visibilmente infastidita.
“Per cortesia, dopo quando le farà comodo può darci qualche informazione? Possiamo passare dal Casierato?”.
“Va bene, come crede, mi chiamo Miriam” e gli volse le spalle. Perché aveva piuttosto fretta quella mattina: raggiunse la baracca di legno che fungeva d’abitazione, preparò la colazione per il gatto – rigorosamente uguale alla propria, avanzi di merluzzo e patate.
Il micio divorò la parte e lecco’ un po’ d’ acqua dalla bacinella. Compiaciuta la casiera inizio’ a pulire la pentole. Bussarono alla porta con tre colpi.
L’anziana guardò dalla finestra ma non vide nessuno vicino alla porta: sullo sfondo solo le piante dell’Orto Botanico.
“Perdiana io non apro di certo, non è ancora il mio orario di lavoro!” imprecò stizzita. Bussarono di nuovo con tre toc. La casiera raggiunse piano il battente. Fu in quel momento, solo per un attimo, che le parve attraverso l’ anta di udire un sussurro: “MIRIAAAMMM….MIIIRIAMMM!”.
“Ma chi è? Siete voi agenti?” e schiuse la porta, levando la catenella.
( CONTINUA…)
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