Lifestyle

Scintillìo e ombre del genio della Pop Art, Andy Warhol, in mostra al Vittoriano

ROMA – È stata inaugurata il 3 ottobre la grande mostra dedicata al maestro e fondatore del movimento che ha cambiato il modo di fare e di intendere l’arte. Andiamo insieme a scoprire cosa ci svela il percorso espositivo.

Andy Warhol è stato un’icona dell’arte del secolo scorso, perché ha rotto uno schema rivoluzionando ciò che fino a poco prima veniva inteso come arte. A lui si deve l’utilizzo di un linguaggio figurativo comune, se vogliamo popolare, perché per primo aveva intuito che per conquistare un pubblico più ampio era necessario raccontare e descrivere ciò che per la maggior parte delle persone era importante, quotidiano, trasformando in simboli universali prodotti del mercato statunitense come per esempio le Zuppe Campbell e la Coca Cola. Ed è proprio da quell’idea in poi che la vita del vetrinista nato poverissimo e soprannominato Andy lo straccione, si trasforma, facendolo passare alla storia come il fondatore di un movimento che da lui si genera e trae ispirazione e insegnamento.

La splendida esposizione al Complesso del Vittoriano, patrocinata dalla Regione Lazio e da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita Culturale e organizzata dal Gruppo Arthemisia, parte proprio dall’inizio della storia di quel naturalizzato americano di origini slovacche, timidissimo e insicuro al punto di cambiare il proprio nome ma che, grazie alla fiducia incrollabile nelle sue idee è diventato uno tra i pochi artisti richiestissimi e quotatissimi quando ancora in vita. Tutti, dai grandi attori di Hollywood agli stilisti di grido della sua generazione, volevano farsi ritrarre da lui e passavano nella sua Factory, luogo che diventò nel tempo la sede dove crebbero artisticamente i suoi protetti e discepoli tra cui Keith Haring e Jean-Michel Basquiat cui dedica due bellissimi ritratti Pop. La prima delle sale della mostra è dedicata alle icone, quelle che hanno consacrato Andy Warhol all’immortalità: i ritratti di Marilyn Monroe, di Liz Taylor, Mao Tze Tung, i celebri Flowers.

Poi però si scopre l’anima curiosa, esplorativa di questo rivoluzionario artista, che negli anni Settanta era diventato un vero e proprio personaggio del jet set newyorkese e mondiale, inseguito e corteggiato da musicisti, scrittori, attori, ballerini… tutti i più grandi che vivevano o capitavano nella Grande Mela passavano a trovarlo nel suo studio sulla Quarantasettesima Est.

Lui, celebre come una rockstar, voleva continuare a raccontare ciò che incuriosiva e amava il popolo, le Drag Queen per esempio, a cui dedica una serie di ritratti, oppure i personaggi del Far West, tanto cari alla cultura a stelle e strisce, ma anche l’Italia protagonista di una serie di rappresentazioni del Vesuvio.

Immancabile nel percorso espositivo un forte focus sul suo legame con la musica, cui è dedicato un intero spazio dove sono esposti e gli strumenti musicali con gli autografi delle super star del pop come Michael Jackson e, naturalmente, le numerose copertine che ha realizzato e che sono entrate nella storia: dalla celeberrima banana sbucciabile di The Velvet Underground & Nico ai jeans con cerniera di Sticky Fingers dei Rolling Stones, ai ritratti di Miguel Bosè dell’album Milano-Madrid. E poi l’area riservata allo stretto legame di Warhol con la moda, con i ritratti eseguiti dopo un viaggio in Italia e di cui sono protagonisti Armani, Valentino, Regina Schrecker, oltre ai quadri dedicati alle scarpe e agli abiti.

Lui stesso era disegnatore, disegnava prima di diventare celebre collaborando con riviste di moda per mantenersi la costosa vita a New York, e disegnava dopo, quando non doveva farlo per necessità bensì solo per suo desiderio espressivo, ecco perché il curatore della grande mostra, Matteo Bellenghi, ha scelto di raccogliere parte dell’ampia produzione di disegni e mostrarli al pubblico. Di notevole interesse è anche la sezione dedicata alle polaroid, base di partenza di tutti i suoi ritratti, immagini in sequenza che lui pazientemente e accuratamente ritagliava per dare ai volti quella perfezione che non riusciva a trovare in se stesso.

Poi, una volta ottenuta quella perfezione, la traslava e ne rendeva indefiniti i contorni attraverso la sovrapposizione di colori, più o meno sfumati, che hanno consegnato quei ritratti all’immortalità. Anticipatore di tempi dunque, precursore del fotoritocco che oggi è diventato parte della realtà dell’immagine contemporanea, alla ricerca di una bellezza che la natura non gli aveva donato e dunque desideroso di riprodurla, ancora e ancora, in maniera quasi spasmodica, ripetendola in serigrafie per permettere a un pubblico più ampio e con possibilità economiche più modeste rispetto a quelle dei collezionisti d’arte, di poter avere all’interno delle proprie case un’opera, emblema stessa della bellezza immortale. Un’imperdibile percorso quello al Complesso del Vittoriano, che rivela la trasversalità geniale di un artista che ha saputo sconfinare e regalare al mondo uno sguardo nuovo e lasciare agli altri artisti preziosi punti di vista e spunti di riflessione su un futuro che è l’attuale presente.

ANDY WARHOL
Complesso del Vittoriano
Ala Brasini
Via San Pietro in Carcere, Roma
Dal 02 ottobre 2018 al 03 febbraio 2019

ORARI
Dal lunedì al giovedì dalle 9.30 alle 19.30
venerdì e sabato dalle 9.30 alle 22.00
domenica dalle 9.30 alle 20.30

COSTI
Intero € 13,00
Ridotto € 11,00

CONTATTI
Tel. 06-8715111
Sito web: www.ilvittoriano.com

Foto copertina di Gianfranco Fortuna

Condividi
Pubblicato da
Marta Lock
Argomenti: mostraRoma

L'Opinionista® © 2008-2024 Giornale Online
Testata Reg. Trib. di Pescara n.08/08 dell'11/04/08 - Iscrizione al ROC n°17982 del 17/02/2009 - p.iva 01873660680
Pubblicità e servizi - Collaborazioni - Contatti - Redazione - Network - Notizie del giorno - Partners - App - RSS - Privacy Policy - Cookie Policy
SOCIAL: Facebook - Twitter - Instagram - LinkedIN - Youtube