ROMA – Voucher, apprendistato post laurea, assunzioni atipiche, abuso professionale: questi alcuni dei motivi, accanto alla mancanza di contratto da oltre tre anni, per cui i farmacisti dipendenti di farmacia privata aderiranno allo sciopero indetto dalle organizzazioni sindacali il prossimo 6 maggio.
“Siamo al paradosso”, denuncia il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti, “mentre si fa di tutto per restringere i livelli occupazionali ricorrendo a tutte le forme lecite ed illecite per pagare meno il personale laureato, contemporaneamente si propone il numero chiuso per accedere alla facoltà di farmacia, giustificando tale misura proprio con la crisi occupazionale. Mentre, in una situazione di monopolio di fatto, s’impedisce il libero esercizio della professione e quindi la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, dall’altra si vuole restringere il numero dei laureati in farmacia”.
Prima “si creano le condizioni per livelli di disoccupazione mai raggiunti nel comparto” e poi “si propone di blindare l’accesso all’Università. Una scelta miope che pretende di affrontare un problema reale dalla “coda”, invece che dalla testa, dei motivi che lo determinano. Invece di valorizzare il professionista che in questo momento sta tenendo “in piedi” il sistema della distribuzione dei farmaci in Italia sopportando turni massacranti, prolungamenti dell’orario di lavoro e rinuncia alle ferie, lo si umilia con 7,20 euro/ora netti che è l’attuale retribuzione di un laureato dopo un durissimo percorso di studi”.
Il MNLF si chiede: “E’ questa l’Italia di cui parla il Governo, di cui parla il premier Renzi per non far uscire dal Paese i neolaureati per cui si sono spesi anche soldi pubblici per prepararli alla professione? Per il Ministro del Lavoro è arrivato il momento di svolgere il compito per cui ha giurato davanti al Presidente della Repubblica, ovvero obbligare Federfarma a sedersi al tavolo della contrattazione, rigettando al mittente qualsiasi forma di ricatto legata al Ddl concorrenza o al rinnovo della convenzione. Credere, non rinnovando i contratti nazionali di lavoro, di poter passare in maniera indolore alla contrattazione decentrata, significa fare una scommessa azzardata. Sposare gli interessi di pochi privilegiati favorendo le rendite di posizione potrebbe risultare un errore grossolano per la maggioranza. I farmacisti italiani non sono rappresentati né da Federfarma né da Ornella Barra, è bene che Lorenzin e Renzi se ne facciano una ragione”.