Arte

“Seduzione” la personale di Koen Vanmechelen alla Galleria degli Uffizi

© Koen Vanmechelen 2018 Photo by Kris Vervaeke

Galleria degli Uffizi ospita dal 18 Gennaio al 22 Marzo “Seduzione” la raccolta di trenta nuove opere dell’artista fiammingo Koen Vanmechelen

FIRENZE – L’eclettico artista fiammingo Koen Vanmechelen (Sint-Truiden, Limburgo belga, 1965) sbarca a Firenze con trenta nuove opere, ospitate dal 18 gennaio al 22 marzo 2022 dalla Galleria degli Uffizi in una personale dal titolo Seduzione.

La visione del mondo e dell’arte di Vanmechelen trova spazio nella mostra in un gioco di citazioni e accostamenti con alcune opere di spicco del museo fiorentino, tra cui i ritratti di quei maestri fiamminghi del XVII secolo che non smettono di inspirare e sfidare le nuove generazioni di artisti. Una visione dove centrale è il tema del rapporto tra il mondo umano, vegetale, animale e l’arte.

Come in Labiomista a Genk (capoluogo della provincia del Limburgo belga), esempio emblematico del pensiero e della capacità di Vanmechelen – che da almeno due decenni si muove ai confini dell’arte e della scienza dando vita a opere multiformi che uniscono pittura, scultura, fotografie, installazioni multimediali e living art – di unire tutti i generi di arte. In un’area riqualificata che fu una miniera di carbone e poi uno zoo, è nato nel 2019 questo futuristico progetto in collaborazione con la città: un parco aperto a tutti con animali in libertà, uno spazio per le esposizioni d’arte en plein air e una serra con specie rare di uccelli. Lo studio di Vanmechelen e gli altri edifici realizzati insieme all’architetto Mario Botta si inseriscono perfettamente nel paesaggio.

“Labiomista, un’opera d’arte in evoluzione sul mix della vita” – Il parco Labiomista a Genk, nel cuore del Limburgo belga, racchiude tutta la visione artistica e filosofica del poliedrico artista fiammingo: arte e scienza, natura e architettura trovano ne Labiomista, così come in tutti i progetti di Vanmechelen, un connubio perfetto e diventano strumento di ricerca, discussione e intrattenimento sul tema della sostenibilità e della diversità.

Il punto di partenza della sua costante sperimentazione e audacia è la ferma convinzione che l’arte possa essere un vettore di reciproco scambio e una guida nelle grandi sfide del XXI secolo, in particolare nella relazione tra natura e cultura e nello sviluppo di una comunità sostenibile. Questa ambiziosa visione del mondo trova forma ne Labiomista, una riserva naturale in cui i visitatori sono invitati a convivere in armonia con la natura e gli animali in un costante dialogo, ma anche in perfetta sintonia con la città e comunità circostanti.

Arte e scienza, natura e architettura in perfetta sintonia – L’area di Genk destinata al nuovo progetto era un tempo occupata da una ex miniera di carbone e in seguito dallo zoo cittadino. Labiomista non è solo un progetto di riqualificazione, ma un’esperienza immersiva per il visitatore che coniuga arte e natura. Proprio la natura incontaminata occupa simbolicamente la metà dei 24 ettari del parco. In perfetta armonia con essa, sorgono lo studio di Vanmechelen e il quartier generale della sua fondazione (The Battery), l’ex casa restaurata del direttore della miniera di carbone e dello zoo (Villa Opundi) e LabOvo, uno spazio destinato a workshop ed esposizioni d’arte permanenti en plein air. Si accede all’area dalla porta di accesso The Ark, che insieme a The Battery è stata progettata dallo svizzero Mario Botta. Una parte di The Battery è riservata a una straordinaria serra (Looking Glass) e una gigantesca voliera d’aquila.

Gli animali hanno un ruolo centrale nel lavoro di Vanmechelen e l’ex zoo di Zwarberg vuole oggi essere un luogo di incontro tra tutte le specie viventi. Non stupisce quindi che ben 9000 m² de Labiomista ospitino, oltre ai polli (oggetto ricorrente dei suoi studi e delle sue creazioni tanto da aver dato vita a una nuova varietà di gallina) lama, struzzi ed altri animali, lasciati liberi all’interno della riserva e nei quali i visitatori possono imbattersi durante la loro permanenza nel parco.

Labiomista è un luogo di dibattito, fucina di nuove idee ed esperimenti il cui obiettivo è quello di interrogarsi sui temi della sostenibilità ambientale e culturale puntando a modelli di sviluppo volti ad avvicinare le diverse culture, a rinsaldare e rafforzare il rapporto tra uomo e natura e ridefinire nuovi equilibri.

Il DNA di Genk – Labiomista è nato dalla stretta collaborazione di Vanmechelen con la città di Genk e si inserisce in un più ampio progetto di riqualificazione ambientale ed economica. Amata in passato dai pittori per la purezza dei suoi paesaggi rurali, Genk subì all’inizio del secolo scorso la sua prima profonda trasformazione, economica e sociale grazie all’industria mineraria. Fu poi la volta – con la Ford – dell’industria automobilistica, che la rese il terzo polo industriale per importanza delle Fiandre.

Una terza grande trasformazione è in atto oggi e punta alla realizzazione di nuovi modelli economici e sociali sostenibili che si sposino perfettamente con la città multiculturale.

Oltre a Labiomista, altri due spazi un tempo occupati da miniere di carbone sono stati trasformati in siti di appeal internazionale (C-mine e Thor Park) tracciando la trasformazione di Genk da hub minerario a moderna città del XXI secolo in tutta sua diversità. Questo esperimento di comunità sostenibile incarna perfettamente il DNA di Genk e il pensiero dell’artista: la diversità è specchio del presente e matrice del futuro. Emblematica è la scelta di non prevedere caffè e ristoranti all’interno del parco, ma soltanto un’area picnic, per favorire lo sviluppo dei commerci locali circostanti.

“Seduzione”  – Vanmechelen in mostra agli Uffizi dal 18 gennaio al 22 marzo, Galleria degli Uffizi, Firenze –  L’arte è seduzione e lo spettatore, che di sala in sala ammira le opere della collezione permanente del museo fiorentino e i trenta lavori di Vanmechelen, ne viene sedotto e intraprende un viaggio nel futuro, nel passato e in altri mondi e livelli, in un continuo processo di trasformazione. Ciascun visitatore del museo dà vita alla propria narrazione e allo stesso modo l’artista Vanmechelen con le sue opere aggiunge una nuova dimensione, un universo alternativo al patrimonio del museo. L’antagonista è l’altro, l’animale, e in un mondo in continua trasformazione fatto di animali, animali-umani e i loro ibridi, il visitatore viene sedotto e invitato a riflettere sulla propria origine e sulla continua negazione dell’animale che è in noi.

Partendo da questa riflessione, la mostra si rivela un viaggio nell’universo di Koen Vanmechelen, in cui le sue Meduse, per esempio, dialogano con l’omonima opera di Caravaggio e Vesta, un sorprendente ritratto di un pollo – animale oggetto del suo celebre progetto Cosmopolitan Chicken Project (CCP) – con naturalezza viene accostato ai ritratti fiamminghi di Rubens, Van Dijk e Rembrandt, in uno straordinario connubio di maestri del passato e del presente.

Enormi iguana cornute, una tigre rossa accucciata nel bel mezzo della sala della Niobe, inedite versioni della Medusa con la testa brulicante di zanne e becchi appuntiti: è una vera e propria legione di creature fantastiche quella che popola gli Uffizi in Seduzione.

Il loro forte impatto visivo e concettuale accompagnerà i visitatori dall’ingresso, lungo i corridoi, alla sala del cosiddetto ‘ricetto delle iscrizioni’ tra quella di Leonardo e quella di Raffaello e Michelangelo al secondo piano fino alle sale della pittura caravaggesca e fiamminga che concludono l’itinerario al primo. Vanmechelen, pittore, scultore, performer, figura eclettica i cui interessi spaziano dall’antropologia alla bioetica, dalla tutela dei diritti umani alla bio-genetica, incentra la sua ricerca sui concetti di ibridazione (delle specie animali e vegetali) e contaminazione (delle tecniche espressive e dei materiali).

I lavori, tutti specificamente realizzati per gli ambienti degli Uffizi, mettono a fuoco i concetti primordiali, archetipici e antitetici, che da sempre nutrono l’immaginario umano: vita-morte, umano-divino, terreno-spirituale, naturale- artificiale. Allestiti in dialogo con le opere della collezione, costituiscono un viaggio suggestivo e spiazzante intorno all’idea di ‘seduzione’: sono una sorta di inno alla potenza della vita ed alla forza rigeneratrice (ma anche appunto ibridatrice, mostruosa) del mondo naturale.

Nei corridoi del secondo piano, inserite nel percorso di visita degli Uffizi, tra la statuaria classica, le sculture in marmo statuario della serie Temptation raffigurano imperatori, filosofi, guerrieri, eroi, divinità. Le loro teste sono ricoperte di frammenti di uova ed altri innesti organici: un invito-sfida a evadere dai limiti del pensiero razionale per seguire il cambiamento e lasciarsi andare a inattese contaminazioni. Come quella proposta dal bizzarro accostamento del Bambino con Gallo, gesso dell’artista fiorentino dell’Ottocento Adriano Cecioni (ordinariamente esposto alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, in ‘trasferta’ per l’occasione agli Uffizi) con Cosmopolitan Fossil, doppia installazione ad esso ispirata, nella quale l’innocuo volatile si trasforma in una enorme iguana caratterizzata da inquietanti mutazioni, a stento trattenuta dal bimbo che lo tiene in braccio. Opera giocata sul filo dei contrasti (plastico, teatrale, psicologico) è anche Domestic violence: nel suo ambito una tigre in marmo rosso, a grandezza naturale, è adagiata su un tappeto di piume di pollo, al centro della celebre sala che accoglie il gruppo scultoreo ellenistico dei Niobidi. Circondato da lame affilate (una delle quali le perfora il dorso), riferimento tragico ai gesti disperati delle statue antiche, il felino colpisce per la sua mansuetudine e seraficità, del tutto stridente con l’atmosfera drammatica dell’ambiente che lo circonda.

In mostra compare poi l’immagine dello stesso artista: lo fa dall’autoritratto Ubuntu, (stampa Diasec su acrilico, esposto proprio nella sala degli autoritratti), che lo raffigura nelle vesti di uno sciamano, ad osservare il visitatore attraverso una maschera di vetro. Ubuntu, in lingua bantu, significa “Io esisto, perché noi esistiamo”: un invito ad accogliere il principio di questa filosofia sudafricana e a rendersi intimamente partecipi del legame di scambio che accomuna l’intera umanità e il creato naturale. L’opera, al termine dell’esposizione sarà donata dall’artista al museo.

Concludono Seduzione la coppia di Meduse ibride in marmo e vetro, posizionate nella principale delle sale caravaggesche: le loro teste, irte di crani di mostruosi polli mutageni con le fauci aguzze spalancate, affiancano e potenziano l’orrore della chioma di serpenti che incornicia il volto stravolto del capolavoro di Michelangelo Merisi. Alla pari del veleno di Medusa e dei suoi serpenti, ritenuto in mitologia capace di risvegliare dalla morte, anche le uova di pollo sono usate nella moderna medicina come base per medicinali e vaccinazioni. Medusa quindi è metafora della capacità di uccidere come di dare nuova vita.

Il direttore degli Uffizi Eike Schmidt: “Le opere di Vanmechelen sembrano inserirsi spontaneamente tra quelle della collezione storica, e creano degli ibridi tra il modello antico e lo sviluppo contemporaneo analoghi alla contaminazione biologica che l’artista pratica in prima persona, da decenni, in campo naturalistico, tra varie specie di pollame. L’immagine del pollo diventa dunque avatar e specchio dell’uomo, come nel famoso commento di Diogene a Platone. In questa maniera la creazione artistica viene letta in chiave ecologica (e viceversa: la natura diventa arte) aprendosi ad orizzonti di pressante attualità”.

L’artista Koen Vanmechelen: “In questo momento, nell’Antropocene, abbiamo bisogno di una nuova rinascita globale. Abbiamo bisogno di un Rinascimento cosmopolita. Questa nuova narrazione deve essere basata sulla comprensione dell’interconnessione di tutti gli esseri viventi. Il parallelo con il Rinascimento italiano è chiaro. L’arte, essendo pensata per il futuro, è il mezzo per favorire e proiettare nuove narrazioni nel mondo. L’arte è da sempre il tessuto connettivo dell’esistenza umana. Chiarisce, apre prospettive e connette attraverso la diversità. Aspira a seminare Ubuntu, termine bantu che si riferisce alla credenza in un legame universale di condivisione che collega tutta l’umanità. Questa realizzazione nasce vedendo nell’altro il riflesso della propria immagine di sé, una immagine che è portatrice del passato e del futuro”.

Il catalogo della mostra, edito da Giunti e presto disponibile in tiratura italiana e inglese, presenta contributi dei curatori, dell’artista e di Jorge Fernandez, Mario Botta, Chido Govera, Adriano Berengo. L’esposizione è organizzata e prodotta da Gallerie degli Uffizi con Studio Vanmechelen e Fondazione Berengo.

Koen Vanmechelen
Nato il 26 agosto 1965 a Sint-Truiden in Belgio, è un artista multidisciplinare che ha iniziato la propria carriera nei primi anni ’90. Al centro del suo lavoro vi è il concetto di diversità bioculturale, indagato attraverso il pollo domestico e le specie primitive dalle quali è derivato. Identità, diversità, globalizzazione, diritti umani sono i temi di attualità che si intrecciano nella realizzazione dei suoi progetti. Dalle prime sculture in legno negli anni ’80, allo sviluppo di Cosmopolitan Chicken Project, un vasto programma di ricerca finalizzato alla generazione di nuove razze di pollame, alla recente creazione di un immenso parco chiamato Labiomista (dove tra grandi architetture e installazioni paesaggistiche naturali, opere d’arte e animali delle specie più disparate convivono) l’arte di Vanmechelen ha allo stesso tempo l’obiettivo di essere espressione etica ed estetica. Nel 2010 ha ricevuto un dottorato honoris causa dall’Università di Hasselt e nel 2013 ha ricevuto il prestigioso Golden Nica Hybrid Art Award (Linz) e il Global Artist’s Award (Venezia). Finora, i suoi lavori sono stati esposti in più di 80 mostre personali e 220 collettive in tutto il mondo. E’ intervenuto, come relatore, al World Economic Forum del 2008.

Titolo: Seduzione. Koen Vanmechelen
Curatela: Francesca Sborgi, Eike Schmidt
Luogo: Galleria degli Uffizi
Durata: 18 gennaio – 20 marzo 2022
Catalogo: Giunti (di prossima pubblicazione)

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Pubblicato da
Siria Vennitti
Argomenti: mostra

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