L’antico metodo della lavorazione della terracotta affonda le radici nel passato più remoto ma si è mantenuto intatto fino ai nostri giorni grazie a tecniche ben precise, tramandate di generazione in generazione dai maestri operanti nelle zone tipicamente dedite a questo settore dell’artigianato. Sergio Pilastri però è andato oltre e ha creato un modo diverso di fare ceramica, rivisitando dal punto di vista dell’artista ciò che non è più solo un mestiere bensì si evolve e diviene alta forma espressiva.
Inizia a entrare nel mondo della ceramica molto presto Sergio Pilastri, a soli sedici anni, e ne rimane talmente affascinato da legarvisi in modo indissolubile, inizialmente come classico manifatturiere ma poi, dando ascolto alla sua indole da sempre orientata a una manifestazione interiore più esigente che lo faceva sentire un po’ troppo stretto nella semplice e pura tecnica, decide di mettersi in proprio per generare quel collegamento tra il lato pratico e quello decisamente più creativo. Il suo talento comincia ben presto a essere notato, dentro e fuori dal suo atelier espositivo, e nel Duemila, a lui e al suo collega scultore Piero Sbarluzzi, viene affidata una parte del restauro dei Giardini Vaticani; due anni dopo Pilastri crea una fonte battesimale per la Chiesa di Ginestra Fiorentina, la cittadina in provincia di Firenze dove ha sede il suo laboratorio artistico.
Dunque fortissimo il legame con il suo territorio, ma anche grande poliedricità espressiva che lo conduce a misurarsi con diverse sfide, dando vita a un nuovo modo di intendere la ceramica che, in alcune opere, appare davvero sorprendente, come nel caso del vaso in cui riproduce le trame della paglia dando vita a un accessorio di arredo unico, in cui la protagonista è la materia che gli è più affine e che tuttavia riesce a essere plasmata dal suo estro creativo, per dare l’impressione di trovarsi davanti a tutt’altro.
Nel 2014 riceve un’altra importante commissione, che determina un importantissimo balzo in avanti nella sua carriera, in cui gli viene chiesto di realizzare tre pannelli rappresentanti Natività, Deposizione e Resurrezione di Gesù nella piccola Cappella di Carcheri, altra piccola cittadina in provincia di Firenze. È sempre dello stesso anno l’idea che lo induce a creare un vero e proprio dipinto su ceramica, in cui si evidenzia ancor di più la sua capacità fortemente figurativa che lo aveva condotto, negli anni più giovanili, a realizzare disegni e dipinti con la tecnica realista più classica; quel dipinto su ceramica, dal titolo La natura, l’anno successivo è stato scelto, tra duecentocinquanta partecipanti, a seguito della selezione del concorso Cieli d’Italia, creato per inserire gli artisti italiani più rappresentativi all’interno del Padiglione Italia nell’Expo 2015.
L’anno successivo incontra gli artisti internazionali, Francesco Simeti e Lucio Perone, con i quali dà vita a un bellissimo progetto che li vedrà impegnati nella realizzazione di opere scultoree per la cittadina di Montelupo Fiorentino, che ha alle spalle una lunghissima tradizione nel campo della ceramica. L’immagine in copertina articolo, all’interno dell’antichissimo Pozzo dei Lavatoi è una di queste opere che racconta un’affascinante storia: rappresenta infatti il momento in cui casualmente vengono recuperati dal pozzo reperti in ceramica di età molto antica, attualmente conservati nel Museo della Ceramica.
Dunque l’idea creativa di Lucio Perone è stata quella di immortalare quel momento della storia cittadina, riproducendo l’immagine di un uomo, volutamente indefinito perché senza tempo, senza età, come senza tempo è la vita di un’opera d’arte, che tiene in mano pezzi forgiati secoli prima, da un uomo come lui eppure di fatto lontano, ricordando le figure contemporanee e senza volto della Metafisica di De Chirico. Sergio Pilastri si è occupato della realizzazione materiale dell’idea di Perone, dando vita a un’opera a due mani che lascia all’osservatore il sapore del ricordo, della meraviglia e dello stupore nel trovarsi davanti a un’immagine moderna in un contesto open air decisamente inaspettato.
Ed è proprio questa una delle caratteristiche che contraddistinguono Pilastri, il desiderio di sinergia e di collaborazione creativa, nella convinzione che le varie forme espressive possano contaminarsi e dar vita a progetti più grandi, più corali, più capaci di manifestarsi in luoghi differenti, passando dal contesto più religioso a quello più laico, dalle opere pensate per essere veri e propri complementi d’arredo a quelle concepite per essere viste da un grande pubblico, dalle realizzazioni più classiche, le anfore tipiche della ceramica tradizionale, a vere e proprie sculture che possono essere fruite mentre si passeggia per le vie di un paese.
Numerose sono le mostre di settore a cui Sergio Pilastri non ha fatto mancare la sua presenza e, per chi si trovasse in Toscana in quel periodo, dal 21 al 23 giugno sarà uno dei protagonisti della Festa della Ceramica di Montelupo Fiorentino.
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