E se il segreto per fare un passo avanti fosse farne uno indietro? È questa la domanda che ha iniziato a diffondersi nel mondo della moda durante l’emergenza. La crisi incombe su un settore che vale circa 2500 miliardi di dollari, secondo quanto riporta il Financial Times, mostrando in modo evidente le debolezze del fast fashion, un modello che aveva dato prova dei suoi limiti già prima dell’avvento del virus.
La quarantena ha costretto gran parte degli abitanti del Pianeta a rallentare il passo, aprendo la porta a una vita più semplice, fatta quasi esclusivamente di acquisti necessari, meno sprechi e più tempo trascorso in famiglia. Ed è così che, amplificando un trend già in atto da qualche tempo, lo stile di vita si fa più attento all’ambiente, attribuendo più importanza all’artigianato e ai prodotti realizzati in modo sostenibile.
Dunque, il futuro può attendere: è tempo di riscoprire il passato e riprenderne alcuni valori, cogliendo l’occasione per rimediare ai vizi capitali ai quali parte del settore fashion ha ceduto negli ultimi anni. Glocalizzazione, sostenibilità, artigianalità, coerenza e tradizione: sono questi gli ingredienti del back in time, un trend che non riguarda solo la moda, ma si allarga ad altri comparti.
Nel cinema, ad esempio, c’è chi preannuncia un ritorno del drive-in che, come riporta il Wall Street Journal, sembra essere fatto apposta per una pandemia, dal momento che permette di evitare contatti diretti con il resto del pubblico. Nella cucina, invece, si riscopre il piacere del pane fatto in casa: come racconta l’Economist le vendite di farina hanno registrato un forte aumento e le ricerche online legate a questo argomento sono cresciute esponenzialmente, così come i post dedicati all’home baking. Nei trasporti, infine, sembra essere la bicicletta il mezzo su cui puntare per evitare le affollate metro cittadine: secondo Le Parisien, nella capitale francese il numero dei ciclisti è cresciuto addirittura dell’85%.
È quanto emerge da uno studio condotto da Espresso Communication su oltre 20 testate internazionali dedicate a tendenze e attualità nei campi della moda, del design e del lifestyle per Bigi Cravatte Milano.
“La nostra è una realtà radicata sul territorio e da ottant’anni a questa parte, le lavorazioni eseguite nel nostro atelier milanese sono rimaste immutate e permettono di creare prodotti di qualità che durano nel tempo – spiega Stefano Bigi, amministratore unico di Bigi Cravatte Milano – Ogni cravatta firmata Bigi viene confezionata rigorosamente a mano, con l’intento di portare avanti i valori che animavano il nonno, fondatore dell’azienda, ovvero artigianalità, ricerca di un’eleganza sobria e raffinata, rigorosa selezione delle materie prime. Possiamo parlare anche di sostenibilità, benché la parola non fosse utilizzata all’epoca: la riduzione degli scarti di lavorazione e la produzione manuale erano allora una scelta obbligata, ma che oggi sosteniamo fortemente. Fra le principali criticità del mondo della moda vedo quello della rincorsa al ribasso dei prezzi fra saldi, promozioni e Black Friday, una logica che, insieme all’anticipazione esasperata delle stagioni nei negozi e al vertiginoso avvicendarsi di trend che durano pochi mesi, portano il consumatore a fare acquisti non realmente necessari e poco ragionati. Sono convinto che una bella cravatta di qualità oggi lo sarà anche l’anno prossimo e quello dopo ancora. Ad andare troppo veloci c’è, infatti, il rischio di uscire di strada!”.
Secondo il report The state of fashion, Coronavirus update, oltre 7 consumatori europei e americani su 10 prevedono di tagliare le proprie spese nel settore dell’abbigliamento. Inoltre, Federazione Moda Italia stima un calo di almeno il 50% delle entrate per il 2020. Ma se da una parte la crisi legata allo scoppio della pandemia preoccupa il settore, dall’altra può rivelarsi un’occasione perfetta per intraprendere un nuovo cammino, come spiega Women’s Wear Daily, sanando i vizi capitali di cui la moda si è a lungo macchiata.
Secondo il professor Giovanni Maria Conti, docente di Storia e Scenari della Moda al Politecnico di Milano: “La pandemia cambierà i valori intorno alla sostenibilità, intensificando il dibattito che ruota attorno al materialismo, al consumo eccessivo e alle pratiche commerciali irresponsabili. Non so se il fast fashion abbia imboccato il viale del tramonto, ma sicuramente la moda dopo questo evento sarà molta diversa perché saremo diversi noi, le nostre necessità e, forse, i nostri bisogni”.
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