Lo sguardo Espressionista di Ray Piscopo, quando il colore può riuscire a trasformare il visibile

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room with a view

A volte ciò che viene osservato necessita un percorso di approfondimento sia dal punto di vista riflessivo e sia da quello interpretativo, perché non sempre le sensazioni riescono a fuoriuscire in maniera spontanea; così, dopo aver meditato sull’osservato e su tutto ciò su cui lo sguardo si posa, l’artista può necessitare di andare oltre la realtà per poter imprimere sulla tela tutto quel ventaglio di emozioni che non possono rientrare nella semplice rappresentazione dell’immagine colta dallo sguardo. Dunque la gamma cromatica e il linguaggio stilistico hanno bisogno di tendere verso un’irrealtà funzionale a dare un punto di vista diverso, fuori dall’ordinario proprio perché appartenente al mondo interiore che fuoriesce liberamente senza vincoli razionali. La produzione di Ray Piscopo legata all’Espressionismo più tradizionale esalta esattamente questo concetto.

Intorno agli ultimi anni dell’Ottocento un gruppo di artisti francesi si riunì per confrontarsi su un tema nuovo a quell’epoca, quello cioè di portare al centro della creazione figurativa quell’elemento che era stato tenuto lontano per molti anni, a parte qualche breve parentesi, e cioè l’emozione, la soggettività dell’esecutore dell’opera che non doveva più essere un puro esecutore di ciò che veniva osservato con lo sguardo; i Fauves elaborarono dunque un linguaggio pittorico completamente innovativo dove l’estetica, la prospettiva, il chiaroscuro erano categoricamente esclusi poiché ciò che contava davvero era gridare con forza quel mondo interiore troppo a lungo tenuto in silenzio e che a quel punto doveva rompere gli argini per far sentire la sua voce. L’aspetto bidimensionale, i contorni netti e i colori aggressivi erano le caratteristiche principali delle tele di Henri Matisse, Maurice de Vlaminck e di André Derain, che sconvolsero la società francese di inizio Novecento con la loro violenza espressiva; questo loro inizio sfumò ben presto verso l’Espressionismo, più moderato dal punto di vista cromatico ma ugualmente concentrato a mettere in luce gli aspetti interiori degli autori in correlazione con le critiche alla società dell’epoca, con le ansie e alle angosce esistenziali generate dai conflitti mondiali, e con la curiosità di esplorare e riprodurre mondi lontani e con culture, usi e costumi distanti da quelli della società borghese dei primi anni del Ventesimo secolo. La sensibilità di Edvard Munch, il sarcasmo critico di Oskar Kokoschka, le perversioni di Egon Schiele, i lunghi colli di Amedeo Modigliani, furono una traccia importante per tutta l’arte che venne dopo. La capacità di reinterpretare completamente il visibile sulla base del proprio personale sentire divenne infatti una base per molti movimenti più moderati che si stabilizzarono sul ritorno all’ordine dopo gli eccessi e la rottura con le regole accademiche tradizionali, traducendosi dal punto di vista esecutivo nelle linee pulite e ordinate del gruppo Novecento di Milano e della Scuola di Roma, in cui il sentire e il distacco dalla realtà dell’Espressionismo si legarono in qualche modo alla schematicità del Cubismo e all’equilibrio estetico del Neoclassicismo, dando vita a uno stile più moderato eppure ugualmente emozionate e coinvolgente. Le atmosfere silenziose di Mario Sironi si affiancavano così ai ritratti pieni di riferimenti neoclassici di Achille Funi, generando una reinterpretazione dell’Espressionismo che voleva recuperare una maggiore aderenza all’osservato. Ray Piscopo dà una sua personale visione dello stile che ha dominato il Ventesimo secolo e lo declina sotto varie sfaccettature che asseconda all’umore del momento, al soggetto che sente di voler raccontare ma soprattutto all’emozione che diviene guida di una necessità espressiva incontenibile; è per questo che il suo Espressionismo si manifesta sotto aspetti differenti ma tutti appartenenti alla creatività del momento e soprattutto ispirati ai differenti autori che nel secolo scorso ne hanno scritto la storia.

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1 Bondone 3 – polvere di marmo e colla su tela, 90x100cm

A volte più vicino alle atmosfere liriche del gruppo Novecento, altre più Fauves sempre però riattualizzato dall’imprescindibile contemporaneità che lo contraddistingue, alcune più tradizionali nel tratto descrittivo e infine altre quasi tendenti a un Astrattismo in cui il segno sembra quasi dissolversi nel colore e nell’indefinitezza, l’Espressionismo di Ray Piscopo diviene tessera compositiva dei suoi ricordi, delle sue emozioni più spontanee, dell’innata curiosità che lo contraddistingue e che lo spinge a misurarsi con sfide sempre nuove, quasi il dipingere fosse un esercizio vitale in virtù del quale poter far rivivere, mescolandole tra loro, cifre stilistiche sulle quali non potrebbe mai soffermarsi in maniera univoca, perché non riuscirebbe a limitare la propria libertà esecutiva scegliendo un solo linguaggio espressivo.

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2 Cascata Nardis – colori acrilici misti a polvere di marmo e applicati con carte di credito, 60x100cm
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3 Bondone 2 – polvere di marmo e colla su tela, 100x100cm

Le opere di questa serie mostrano da un lato, in particolar modo quando applicate al paesaggio, un’attitudine interpretativa ordinata, quasi tenue, oppure piena dal punto di vista cromatico ma sempre probabile nella sua irrealtà, perché ciò su cui Ray Piscopo si concentra è l’evocazione poetica dei luoghi dove il suo sguardo si è posato e da cui è stato rapito; le opere dedicate a Bondone, comune italiano in provincia di Trento dove il verde delle colline si mescola all’azzurro delle acque del piccolo lago su cui si affaccia, mostrano dunque uno stile ordinato, delimitato da blocchi geometrici, richiamando dunque in qualche modo le tematiche cubiste, che però si apre alla morbidezza emozionale. Le linee definite raccontano gli scorci, le strette vie, i campi circostanti l’agglomerato urbano, le colline piene di molteplici sfumature cromatiche esaltate ed evidenziate da una stesura del colore mai netta bensì sempre soffice, quasi a volerla armonizzare al ricordo del momento in cui l’artista ha visitato quei luoghi.

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4 Bondone 4 – colori acrilici misti a polvere di marmo e applicati con carta di credito, 60x90cm

Quando approccia il ritratto invece Ray Piscopo si sposta su un Espressionismo più tradizionale, quasi vicino alla vivacità tonale dei Fauves, ne prende i netti contorni e un cromatismo irreale, così come assorbe le influenze del Primitivismo che avevano ispirato Amedeo Modigliani, tanto quanto la prima fase di Pablo Picasso, che vanno a definire i volti e le pose delle donne rappresentate.

elsa zylberstein in red dress
5 Elsa Zylberstein in red dress – polvere di marmo e colla su tela, 100x60cm

Emblematico di questa sfumatura di Espressionismo è il ritratto dedicato a Elsa Zylberstein, attrice francese che ha interpretato il ruolo della compagna di Modigliani Jeanne Hébuterne nel film I colori dell’anima, dedicato alla vita del genio italiano; è questo ruolo che ha ispirato Ray Piscopo a ritrarla esattamente con lo stesso stile che ha reso celebre il maestro del Novecento. Il lungo collo, le mani poggiate su grembo, i capelli raccolti sono un omaggio non solo all’attrice ma anche a un innovatore che ha saputo lasciare un segno inconfondibile nella storia dell’arte; e così Piscopo mostra non solo una poliedricità espressiva e un talento esecutivo innegabili bensì anche una profonda conoscenza del percorso di coloro che con il loro coraggio e con il desiderio di sovvertire le regole precedenti sono stati capaci di creare qualcosa di unico dove prima non c’era. Malgrado questa vicinanza espressiva però Ray Piscopo rimane fedele alla propria tavolozza di colori, non abbandona la vivacità cromatica che appartiene al suo lato espressionista e che contraddistingue la figura della donna e gli sfondi decontestualizzati di cui la contorna. Ma il lato più evanescente di Ray Piscopo, quello in cui l’Espressionismo va a sfumarsi fino al confine con l’Astrattismo, fuoriesce nel momento in cui va ad affrontare i temi più esistenzialisti, quelli legati alle sensazioni che aleggiano intorno alla vita, alle domande su cui da sempre l’uomo medita e che inevitabilmente restano irrisolte, forse perché una risposta universale non esiste, o forse perché le valutazioni che ne fuoriescono sono troppo fuggevoli per dare concretezza e senso a ciò che sfugge.

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6 Enigma – colori acrilici misti a polvere di marmo e applicati con carta di credito, 90x150cm

L’opera intitolata Enigma appartiene a quest’ulteriore declinazione dello stile finora esplorato, le linee delicate accennano alla figurazione perdendosi nello sfondo, come se fossero eco di tutte le voci che hanno provato a spiegare il mistero che appartiene alla vita senza riuscirvi, oppure al contrario come se fossero la testimonianza di quanto il senso intrinseco della parola risieda esattamente nell’impossibilità di esplicarne le sfaccettature più profonde, restando così perpetuamente indefinito; anche la tela Solitude racconta in modo lievemente accennato, dal punto di vista visivo, uno stato in cui molte persone si trovano più per una sensazione interiore che non per una realtà oggettiva, ed è questo che viene evidenziato da Ray Piscopo attraverso una gamma cromatica vivace e sovrapponendo le linee come a suggerire all’osservatore che molto spesso è proprio l’individuo a essere incapace di vedere i propri veri colori, intesi come potenzialità e capacità di relazionarsi in modo migliore e più profondo con gli altri.

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7 Solitude – colori acrilici misti a polvere di marmo e applicati con carte di credito, 70x100cm

L’Espressionismo è pertanto un altro degli aspetti espressivi di questo poliedrico ed eclettico artista.

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Ray Piscopo’s Expressionist gaze, when color can succeed in transforming the visible

Sometimes what is observed needs a path of deepening both from the reflective and the interpretative point of view, because sensations do not always manage to flow out spontaneously; thus, after meditating on the observed and on everything on which the gaze rests, the artist may need to go beyond reality in order to imprint on the canvas the whole range of emotions that cannot fit into the simple representation of the image caught by the gaze. So the chromatic range and the stylistic language need to tend toward an unreality functional to give a different point of view, out of the ordinary precisely because it belongs to the inner world that escapes freely without rational constraints. Ray Piscopo’s production related to more traditional Expressionism enhances exactly this concept.

Around the last years of the nineteenth century a group of French artists came together to confront a theme that was new at that time, namely, to bring to the center of figurative creation that element that had been kept away for many years, apart from a few brief parentheses, and that is the emotion, the subjectivity of the author of the artwork who was no longer to be a pure executor of what was observed with his gaze; the Fauves thus elaborated a completely innovative pictorial language where aesthetics, perspective, and chiaroscuro were categorically excluded since what really mattered was to forcefully shout out that inner world that had been kept silent for too long and that at that point had to break the levees to make its voice heard. Two-dimensional appearance, sharp outlines, and aggressive colors were the main characteristics of the canvases of Henri Matisse, Maurice de Vlaminck, and André Derain, who shocked early twentieth-century French society with their expressive violence; this beginning of theirs soon faded toward Expressionism, which was more chromatically moderate but equally focused on highlighting the inner aspects of the painters in correlation with criticisms of the society of the time, with the existential anxieties and anguishes generated by the world conflicts, and with the curiosity to explore and reproduce worlds far away and with cultures, customs and habits distant from those of the bourgeois society of the early 20th century. The sensitivity of Edvard Munch, the critical sarcasm of Oskar Kokoschka, the perversions of Egon Schiele, the long necks of Amedeo Modigliani, were an important trace for all the art that came after. Indeed, the ability to completely reinterpret the visible on the basis of one’s own personal feeling became a basis for many more moderate movements that settled on a return to order after the excesses and the break with traditional academic rules, translating from the point of view of execution into the clean, orderly lines of the Novecento group of Milan and the School of Rome, in which the feeling and detachment from reality of Expressionism became somehow linked to the schematicism of Cubism and the aesthetic balance of Neoclassicism, giving rise to a more moderate yet equally emotional and engaging style. Mario Sironi‘s muted atmospheres thus complemented Achille Funi‘s portraits full of neoclassical references, generating a reinterpretation of Expressionism that sought to recover a greater adherence to the observed. Ray Piscopo gives his personal vision of the style that has dominated the Twentieth Century and declines it under various facets that he panders to the mood of the moment, to the subject he feels he wants to tell but above all to the emotion that becomes the guide of an irrepressible expressive need; this is why his Expressionism manifests itself under different aspects but all belonging to the creativity of the moment and above all inspired by the different authors who wrote its history in the last century. Sometimes closer to the lyrical atmospheres of the Twentieth Century group, others more Fauves always, however, re-actualized by the inescapable contemporaneity that distinguishes him, some more traditional in the descriptive stroke and finally others almost tending to an Abstractionism in which the sign seems almost to dissolve in color and indefiniteness, Ray Piscopo‘s Expressionism becomes a compositional tessera of his memories, of his most spontaneous emotions, of the innate curiosity that distinguishes him and pushes him to measure himself with ever new challenges, almost as if painting were a vital exercise by virtue of which he could revive, mixing them together, stylistic figures on which he could never dwell univocally, because he would not be able to limit his executive freedom by choosing only one expressive language.

The paintings in this series show on the one hand, especially when applied to landscape, an orderly, almost tenuous, or chromatically full interpretive attitude but always probable in its unreality, because what Ray Piscopo focuses on is the poetic evocation of the places where his gaze has rested and been enraptured by; the artworks dedicated to Bondone, an Italian municipality in the province of Trento where the green of the hills mixes with the blue waters of the small lake it overlooks, thus show an orderly style, delimited by geometric blocks, thus recalling cubist themes in some way, which, however, opens up to emotional softness. The defined lines tell of the glimpses, the narrow streets, the fields surrounding the urban agglomeration, the hills full of multiple chromatic nuances enhanced and highlighted by a drafting of color that is never sharp but always soft, as if to harmonize it with the memory of the moment when the artist visited those places. When he approaches portraiture, on the other hand, Ray Piscopo shifts to a more traditional Expressionism, almost close to the tonal vividness of the Fauves, he takes its sharp contours and unreal chromaticism, just as he absorbs the influences of Primitivism that had inspired Amedeo Modigliani, as much as Pablo Picasso‘s early phase, which go into defining the faces and poses of the women depicted. Emblematic of this tinge of Expressionism is the portrait dedicated to Elsa Zylberstein, a French actress who played the role of Modigliani‘s companion Jeanne Hébuterne in the film The Colors of the Soul, dedicated to the life of the Italian genius; it is this role that inspired Ray Piscopo to portray her in exactly the same style that made the 20th-century master famous. The long neck, hands resting on lap, and close-cropped hair are a tribute not only to the actress but also to an innovator who was able to leave an unmistakable mark on the history of art; and so Piscopo shows not only an undeniable expressive versatility and executive talent but also a profound knowledge of the path of those who, with their courage and desire to subvert previous rules, were able to create something unique where there was none before. Despite this expressive proximity, however, Ray Piscopo remains faithful to his own color palette, does not abandon the chromatic vivacity that belongs to his expressionist side and that distinguishes the figure of the woman and the decontextualized backgrounds with which she is surrounded.

But Ray Piscopo‘s more evanescent side, the one in which Expressionism fades to the border with Abstractionism, emerges the moment he goes to deal with the more existentialist themes, those related to the sensations that hover around life, to the questions on which man has always pondered and which inevitably remain unresolved, perhaps because a universal answer does not exist, or perhaps because the evaluations that emerge are too fleeting to give concreteness and meaning to what escapes. The artwork titled Enigma belongs to this further declination of the style explored so far, the delicate lines hint at figuration by getting lost in the background, as if they were echoes of all the voices that have tried to explain the mystery that belongs to life without succeeding, or on the contrary as if they were a testimony to how much the intrinsic meaning of the word lies precisely in the impossibility of explicating its deepest facets, thus remaining perpetually undefined; also the canvas Solitude tells in a slightly hinted way, from a visual point of view, about a state in which many people find themselves more because of an inner feeling than of an objective reality, and it is this that is highlighted by Ray Piscopo through a vivid color palette and overlapping lines as if to suggest to the viewer that very often it is the individual who is incapable of seeing his own true colors, understood as potential and ability to relate in a better and deeper way to others. Expressionism is thus another of the expressive aspects of this multifaceted and eclectic artist.