“Siamo qui”, alla scoperta del nuovo album di Vasco Rossi: tracklist

293
Vasco Rossi siamo qui 1 – Foto di Gianluca Simoni per Chiaroscuro creativ

18esimo album di studio dopo “Sono Innocente” del 2014. Dieci brani che compongono il suo sguardo ironico onirico sulla condizione umana oggi

Disponibile in 9 confezioni con diversi supporti, cd, vinile, musicassetta. Copertine diverse, in successione gli scatti fotografici fino all’ultimo che trova Vasco al centro dell’“enso”, in giapponese significa cerchio, simbolo di forza, di luce e di armonia. Disponibile anche in digitale nei formati: classico, in alta definizione, nel nuovissimo formato spatial audio Dolby Atmos su Apple Music, e in versione Enhanced con il commento di Vasco alle canzoni, disponibile su Amazon Music.

“Non so se è il rock che ha scelto me o se sono io che ho scelto il rock”. Provocazione, ironia, nostalgia, sbeffeggio, e quel pizzico di follia che ci sta. Arriva Vasco e si fa sentire con un album a tutto classic rock, “tutto suonato” da musicisti con strumenti veri: batteria, basso, chitarre elettriche e tastiere. Un disco “molto spontaneo e diretto, divertito e divertente e – aggiunge Vasco – un album Classic Rock, in direzione ostinata e contraria, come direbbe de Andrè, rispetto alle tendenze in voga. Suonato, registrato, “buono alla prima”: rock che non ha bisogno di trucchi o diavolerie per provocare e emozionare. Le canzoni sono nate per essere cantate dal vivo. Le ho scritte pensando ai live, e adesso non vedo l’ora di tornare sul palco, non sto più nella pelle, ora che il 2022 si avvicina”.

Una sferzata di energia che arriva al momento giusto: canzoni che rotolano, rock’n’roll e power ballads. Dolce e amaro, come nella migliore tradizione vaschiana. Connesso con il mondo ma più distaccato e lucido. Forte nelle sue espressioni, contagioso nelle sue impressioni.

Siamo Qui” è il 18esimo album di studio e arriva dopo “Sono Innocente”, del 2014, ma soprattutto, sottolinea Vasco, conclude il discorso de “La Verità” e “Se ti potessi dire”, brani scritti nello stesso periodo creativo, tra il 2018 e il 2019. Ancora una pagina che volta chiudendo un capitolo della sua vita, umana e artistica. Con canzoni che parlano molto di presente ma che, per lui, sono già passato.

“Vivo generalmente nel passato o nel futuro, non sono mai presente. Sul palco invece sono lì, ci sono, sono presente”.

Ed è lì che è proiettato ora, sul Vasco Live 2022 che inizierà a primavera, dal 20 maggio a Trento per un evento speciale per proseguire con le date già sold out e riprogrammate al 2022 (sold out Milano, Firenze, Roma e Imola). E con quelle nuove negli stadi di altre 5 città per le quali i biglietti cominciano a scarseggiare: già sold out Bari e Torino, ce ne sono ancora per Napoli, Ancona e Messina. In tutto 11 concerti.

Tutti i suoi album sono il ritratto di un tempo, scrive Vasco: “Il bello è questo: capire, valutare, interpretare il tempo che uno vive…soprattutto imparare a conoscersi…Sono sempre io, con qualche consapevolezza in più! Che, certo, non consola. Ma indietro non si torna”.

TRACKLIST DI “SIAMO NOI”

“Siamo qui”: sono 10 canzoni, 10 storie una diversa dall’altra, che compongono il suo sguardo ironico onirico sulla condizione umana oggi, e sulla società, contraddizioni e complicazioni comprese. La “scaletta” dei brani è costruita sul modello di quelle da concerto: parte con una pacca di rock duro e provocazione per proseguire in un’onda emotiva che ti tira su e poi ti tira giù, giù e poi ancora su, scatenando un’esplosione di energia.

Dal rock visionario, fantapolitic-a-pocalittica di “XI Comandamento” (che cos’altro potremmo aspettarci dai prossimi futuri governanti?). All’amore ai tempi della società fluida nella divertentissima “L’amore l’amore”, scritta con Roberto Casini. Con la disillusione di “Siamo qui”, cambia l’atmosfera e ci si ritrova di fronte a un grandissimo interprete e a una grandissima canzone. La traccia n 4, “La pioggia alla domenica”, è l’unico brano pop del disco, ricco dell’ironia di “Domenica lunatica”.

Seguono due ballad da brividi, che hanno un che di autobiografico, “Ho ritrovato te” e “Un respiro in più”. Il clima torna incandescente con il rock duro di “Tu ce l’hai con me” e subito dopo torna il puro divertimento in “Patto con riscatto”.

Testi metaforici, molta energia e, perché no, anche quel tocco di curiosa e trascinante follia da esperienza mistica in “Prendiamo il volo”. Senza dimenticare la prima la hit “Una canzone d’amore buttata via”.

Per le musiche, gli autori complici di molte hit: Tullio Ferro, Roberto Casini e Gaetano Curreri. A loro vanno aggiunti i più recenti collaboratori: Vince Pàstano, Andrea Righi, Andrea Fornili, Saverio Grandi, Saverio Principini e Simone Sello. C’è anche un po’ di Guido Elmi, nella musica del brano rock “Tu ce l’hai con me” che aveva cominciato a scrivere con Vince Pàstano.

Gli arrangiamenti dei brani affidati per metà a Celso Valli, che collabora con Vasco da molti e molti anni, e metà a Vince Pàstano che, entrato nella band come chitarrista ai tempi di Elmi, ha il compito da qualche anno di arrangiare i brani per gli show live.

  • I brani di Vince Pàstano sono: “XI Comandamento”, “L’amore l’amore”, “Prendiamo il volo”, “Un respiro in più” e “Tu ce l’hai con me”.
  • I brani di Celso Valli sono: “Siamo qui”, “Patto con riscatto”, “Ho ritrovato te”, “La pioggia alla domenica” e “Una canzone d’amore buttata via”,
  • Il disco parte Rock, tocca a Vince Pàstano con le sue considerazioni musicali:

Vasco si è sempre lasciato contaminare dalle influenze musicali e quella fra rock ed elettronica è una strada che ha già percorso e iniziato ai tempi di ‘Nessun pericolo… per te’ e ’Rock’ ma durante la lavorazione agli arrangiamenti di questo album avevo come la percezione che i brani si collegassero a una linea temporale ben precisa e differente, quasi in continuità con il suo album rock per antonomasia, ‘Gli spari sopra’, che guarda caso è stato anche l’ultimo del tutto acustico, suonato, non contaminato dalla musica elettronica.

“Siamo Qui” non è solo un album rock ma uno scrigno rock dentro cui sono racchiuse molteplici sfumature di questo genere musicale.

L’idea di un disco totalmente suonato da musicisti, e senza quello che è l’ormai classico crossover con la musica elettronica, è indubbiamente in controtendenza rispetto ai tempi attuali ma penso che proprio questa caratteristica sonora gli doni un senso di unicità e calore, che lo differenzia da molte scelte omologate e fredde da classifica.

“XI Comandamento”

è un brano con un groove funk-rock e un riff di chitarra bluesy, un mix musicale tanto caro ai T-Rex di Marc Bolan (siamo in pieni anni ’70). La parte ritmica e la sezione fiati al centro del brano sposano l’ironia del testo e diventano anche il mio personale omaggio alle sonorità dell’album ‘Vado al massimo’. Un altro elemento cruciale nel legame con il testo è quello delle percussioni che ho scelto di tenere in evidenza e che sono suonate in modo tribale, rimandando arcaicamente al concetto originario di tribù, alle origini, a una comunità sempre esistita e che ancora oggi si riconosce nelle parole di Vasco.

“L’Amore L’Amore”

è un brano artisticamente circolare che inizia con un riff di chitarra dal sapore glam-rock, ispirato ai primi album di David Bowie e Alice Cooper (siamo in pieni anni ’70), per poi evolversi verso sonorità alla Keith Richards e ritornare poi al glam durante il lungo assolo finale, volutamente interpretato in stile. La sezione ritmica è velocissima ed è come un treno, non molla mai e rimane una costante per tutto il pezzo, definendolo in modo caratteristico.

“Tu ce l’hai con me”

è un brano rock con un approccio sonoro moderno e che trova la chiave d’arrangiamento nel groove ossessivo di batteria e basso che scandiscono violentemente la provocazione dei versi. Alcune scelte artistiche e chitarristiche si ispirano a Trent Reznor dei Nine Inch Nails, genio musicale degli ultimi trent’anni.

“Un respiro in più”

è un Tango-Rock. Alla melodica, strumento simile alla fisarmonica e all’armonica, è affidato il compito di accompagnare in note la malinconia testuale. I ritornelli, dall’armonia più ariosa e con sonorità moderne di ispirazione post-rock, preparano il terreno al gran finale che esplode su un tema di trombe alla Morricone.

“Prendiamo Il Volo”

è in assoluto il brano più contaminato e il testo d’ispirazione psichedelica ha indubbiamente influenzato la direzione artistica. Nelle strofe i mandolini celtici alla Led Zeppelin ci riportano a quel periodo musicale e si sviluppano verso un ritornello molto rock, arioso, che decolla ritmicamente proprio a sottolineare le parole del titolo del brano. Al centro accade ciò che non ci si aspetta, un insert musicale ispirato al progressive su cui si sviluppa un assolo di chitarra molto virtuoso.

Qui di seguito le considerazioni di Celso Valli: “Lavorando con Vasco ho scoperto di poter essere rock anche io. È un‘attitudine, un modo di sentire che non immaginavo mi appartenesse e con il quale mi trovo a mio agio. Il sospetto è che Vasco avesse intuito questa mia dimensione e abbia saputo far sì che emergesse nel mio lavoro con lui. La sua carriera vive da sempre di tutto un equilibrio sopra la follia del rock e della dolcezza delle ballate più struggenti. Stomaco e cervello. È Il suo modo di stare in bilico sulle cose, di mettersi in gioco, che affascina. Forse è per questa sua capacità che ha deciso di far lavorare due personalità tanto diverse come me e Vince Pàstano sullo stesso album. Distanti di età, di percorso, di estrazione, gli siamo parsi il modo migliore di seguire le sue due anime e far continuare la magia del suo gioco di equilibrismo. La cosa bella in tutto questo è che a lavorare con Vasco io mi diverto, anche quando le cose non vengono subito come dovrebbero. Perché lui sa capire anche la forza degli sbagli, del non prenderci subito, al primo colpo. Nell’arrangiare le canzoni cerco di vedere come saranno quando Vasco le indosserà a San Siro, davanti al suo pubblico, nel suo rock show. Nel suo momento della verità. Anche per questo è un album tutto suonato, senza tante strizzate d’occhio all’elettronica più o meno alla moda. E questo è un altro aspetto singolare. Sia io che Vince abbiamo fatto la stessa scelta, uno all’insaputa dell’altro. Non ci siamo messi d’accordo. Ma forse Vasco aveva già capito anche questo”.

“Siamo Qui”

Rock-ballad in puro stile cantautoriale, testo già “storico”, mi viene in mente Bob Dylan… ma anche i Nirvana. A sorpresa assolo finale di pianoforte.

“La pioggia alla domenica”

Festa di chitarre, acustiche ed elettriche, nel coro di Beachboysiana memoria c’è una nuova entrata. È Vasco prelevato da un altro punto della canzone.

“Ho Ritrovato Te”

Acustic-ballad un po’ malinconica. La batteria di Paolo l’ha trasformata in una rock-ballad più pesante; la chitarra elettrica di Giorgio e quella acustica di Stef si inseguono in due assoli sovrapposti.

“Patto con riscatto”

Ritmica potente – Rock ed archi.

“Una canzone d’amore buttata via”

Canzone d’amore struggente in stile rock-pop; con una parte di archi intensa, dolce ma straziante… ho messo anche una “viola d’amore” (antico strumento ad arco del ‘700) per onorare il titolo.

Alle origini di “Siamo qui”: Da “Siamo solo noi” (che quest’anno compie 40 anni), a “Siamo soli” a “Siamo qui”. Il filo rosso è quel “siamo”, siamo sempre quelli lì, cresciuti, ma ne prendiamo atto e andiamo avanti. In sintesi i differenti momenti che si attraversano nella vita per diventare grandi: dalle utopie degli anni ’70, la ribellione e le lotte per la libertà, l’illusione di cambiare il mondo. Alle ‘bollicine’ dei favolosi anni ’80, l’euforia, i sogni, le speranze. Al disincanto, quelle piccole grandi consapevolezze in più e le conquiste. Alla solitudine che si deve imparare anche stando in coppia, e ai cambiamenti che sono necessari per andare avanti e vanno accettati come rinnovamento e arricchimento. In quel “siamo” ogni volta ci riconosciamo un po’ tutti, e questo puntualmente ci consola perché ci fa sentire meno soli. Oggi anche il suo più laconico “siamo qui” è sufficientemente eloquente per darci una scossa. Un grido di incitamento a non arrendersi, anche se questo non è “il mondo che vorrei”.

Il video di “Siamo qui”. Clip d’autore, entra nel racconto che Vasco sta costruendo con il regista Pepsy Romanoff dal primo video. In “Siamo qui” Vasco ha un alter ego femminile, l’attrice Alice Pagani, che attraverso simboli, gesti e atmosfere e, soprattutto, le espressioni del volto, rappresenta la notte, la parte oscura e onirica. Il sogno che, nella realtà, diventa un enigma, un brivido che vola via, tutto un equilibrio sopra la follia…

Girato in Puglia, a Spinazzola, in alta Murgia, luogo incantevole.

Foto di Gianluca Simoni per Chiaroscuro creative.