Manuel Cossu ci ha gentilmente concesso un’intervista.
“Antifilosofia” è il tuo nuovo singolo, di che cosa si tratta?
Antifilosofia parla del silenzio come metafora dell’incomunicabilità così diffusa di questi tempi. Ho voluto affrontare questo argomento cercando di non renderlo eccessivamente retorico, quindi lavorando su un testo apparentemente lieve, ma con più letture, e su una musica molto ritmata.
Cosa vuoi trasmettere con questo brano?
In questo caso, è un invito a riscoprire le parole. Si dice che la mancanza di parole per esprimere uno stato d’animo porti all’isolamento, alla violenza. Certo non tutto può essere espresso verbalmente, ma a volte saper dare un nome a determinate emozioni è importante.
Che tipo di accoglienza ti aspetti?
Non ho un’idea precisa su questo, spero solo le persone possano ricevere “buone vibrazioni” dalla melodia, dall’andamento ritmico, dal testo. E magari, perché no, spero il brano faccia venire voglia di ballare.
Come ti sei avvicinato al mondo della musica?
Ricordo di aver sempre vissuto immerso nella musica. Mia madre, per addormentarmi, metteva dischi di qualunque tipo, da Pino Daniele a Musorgskij. A quattro anni infliggevo ai passanti le mie esibizioni canore per le vie di Venezia (sono mezzo veneziano).
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