Musica

Il silenzio metafora dell’incomunicabilità in “Antifilosofia” di Manuel Cossu

“Antifilosofia racconta il mio modo di percepire ciò che mi circonda spero che la sua melodia diretta veicoli bene il messaggio del brano e perché no, faccia venire voglia di ballare”

Dopo “Noa”, il suo primo album di inediti come solista, prodotto e arrangiato da Massimo Satta, da venerdì 29 ottobre è disponibile in radio, sulle piattaforme digitali e in tutti i digital stores “Antifilosofia” (SP Produzioni), il nuovo singolo del cantautore Manuel Cossu. Il ritmo incalzante di “Antifilosofia”, arricchito da chitarre elettriche (da segnalare quella di Federico Valenti) e synth costruisce, unitamente a una sezione ritmica decisa e solida, un “muro di suono” che fa da contrappunto a una melodia molto articolata nel ritornello e più asciutta nella strofa, ispirata, tra le altre cose, a quelle di Franco Battiato.

Manuel Cossu ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“Antifilosofia” è il tuo nuovo singolo, di che cosa si tratta?

Antifilosofia parla del silenzio come metafora dell’incomunicabilità così diffusa di questi tempi. Ho voluto affrontare questo argomento cercando di non renderlo eccessivamente retorico, quindi lavorando su un testo apparentemente lieve, ma con più letture, e su una musica molto ritmata.

Cosa vuoi trasmettere con questo brano?

In questo caso, è un invito a riscoprire le parole. Si dice che la mancanza di parole per esprimere uno stato d’animo porti all’isolamento, alla violenza. Certo non tutto può essere espresso verbalmente, ma a volte saper dare un nome a determinate emozioni è importante.

Che tipo di accoglienza ti aspetti?

Non ho un’idea precisa su questo, spero solo le persone possano ricevere “buone vibrazioni” dalla melodia, dall’andamento ritmico, dal testo. E magari, perché no, spero il brano faccia venire voglia di ballare.

Come ti sei avvicinato al mondo della musica?

Ricordo di aver sempre vissuto immerso nella musica. Mia madre, per addormentarmi, metteva dischi di qualunque tipo, da Pino Daniele a Musorgskij. A quattro anni infliggevo ai passanti le mie esibizioni canore per le vie di Venezia (sono mezzo veneziano).

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Pubblicato da
Francesco Rapino
Argomenti: Intervistesingolo

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