Preferisci stare alla scrivania o allo sportello?
“Allo sportelo. Il contatto con la gente è un’esperienza unica, ti fa sentire sempre aggiornato, ti fa capire il polso della società. Alla scrivania ci si può stare da vecchi, quando ci si è annoiati di tutto e di tutti, non hai più voglia di interessarti dei fatti degli altri. Ti bastano e avanzano i tuoi. Lo sportello è una finestra sul mondo”.
Tutti quei soldi che passano…
“Milioni di euro al mese. Ma non fanno effetto più di tanto. Sempre carta è. C’è chi ne ha di più e chi ne ha di meno. Ma le facce che depositano o ritirano quei soldi, sono allegre o tristi al di là delle cifre. C’è gente che deposita tantissimi euro e lo fa con cura e con amore come si trattasse di una fortuna immensa. Ci sono invece industriali che depositano cifre enormi davvero, e lo fanno con indifferenza, come se i soldi non appartenessero nemmeno a loro. Molto spesso però, chi ha denaro, manda la segretaria in banca. E allora non provi soddisfazione. Queste sono come dei robot. Non so che cosa passi nella loro testa. Firmano la delega, aspettano che la memorizzi la pratica e poi se ne vanno senza nemmeno salutare”.
E i pensionati?
“Quelli sono un capitolo a parte. Sono incredibilmente i più sereni. Non protestano mai. Fanno delle file lunghe, e arrivano da me sudati ma sorridenti. Hanno una grande dignità. É il colmo, ma spesso mi chiedono come va la borsa. Come vanno il dollaro e la sterlina. Lo sanno che non potranno mai fare operazioni bancarie, eppure non si vergognano di parlare di finanza”.
Che ti passa per la testa quando conti quelle voluminose mazzette?
“Penso che potrei scappare con tutti quei soldi e mandare al diavolo tutti e tutto. Ma è come un lampo, un flash fastidioso, e allora ricomincio a contare i soldi”.
Ma c’è gente che credo ancora, in questo terzo millennio, nel risparmio?
“Certo, e la cosa strana e che sono soprattutto giovani. E quindi loro credono agli anni che verranno. Mettono via i risparmi come fino a qualche anno fa facevano i vecchi. Questi invece spendono tutto, soprattutto in viaggi all’estero. Cambiano gli euro con monete più strane, più sperdute. Vogliono giocarsi le ultime carte finchè fanno in tempo”.
E quando vengono a chiedere prestiti, fidi?
“É una tortura rispondere. Loro ti chiedono un tot, e tu da regolamento sei costretto a chiedere in garanzia appartamenti, automobili. Loro ti guardano come un marziano. Ti senti una specie di usuraio per questa povera gente. Quanta ingiustizia vedo dal mio sportello. I miei colleghi che scelgono la scrivania, non si rendono conto di tutti gli squilibri umani che si vedono dallo sportello. Come al solito è la gente con pochi quattrini ad avere più dignità. Lo noto quando arriva il momento di pagare le tasse. Sono lì in fila, disciplinati. E compilano i moduli con grande precisione fino all’ultimo euro. Non so se i politici conoscono la civiltà di questa gente con poco denaro. Ma se tutto il baraccone sta in piedi, lo dobbiamo proprio a loro, alle categorie più semplici, fino ai pensionati. Sono sempre loro, i semplici, che quando c’è qualche guerra nel mondo, arrivano ad offrire denaro in aiuto. Anche per la fame nell’Africa o dell’India, sono sempre loro che compilano i moduli. Forse perché soffrendo possono capire altri che soffrono”.
C’è un cliente che vorresti far diventare ricco da un giorno all’altro?
“D’istinto risponderei tutti. Ma sto al gioco, e scelgo la vedova di un mio collega di banca. Viene qui ogni mese, a ritirare la pensione dimezzata del marito. Vuole la somma in contanti, e quando ho finito di contare tutte le banconote, ogni volta lei mi dice: mi fido. Poi ritira la somma senza ricontare. Ecco, in quel ‘mi fido’ c’è tutto il suo rispetto per il marito che non c’è più, per la professione che lui ha fatto per vent’anni”.
E i clienti che nascondo gli ori giù nel caveau?
“L’esperienza mi ha insegnato che quelli che vengono a depositarli, non sono gli stessi che vengono a ritirarli. Arrivano i figli a fare la seconda operazione, o comunque gli eredi. Sono generosi e credono nel futuro i clienti che depositano l’oro nel caveau. Soprattutto hanno il senso concreto della vita. Lo sanno che in questo terzo millennio l’oro avrà ancora un potere immenso su di noi. Purtroppo”.
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