Lo scrive Slow Food in una nota, aggiungendo: “Dalle interminabili discussioni che attendono i leader riuniti in Egitto difficilmente emergeranno provvedimenti in grado di cambiare la storia. L’obiettivo di limitare a 1,5 gradi centigradi il surriscaldamento della Terra rispetto ai livelli preindustriali, come stabilito a Parigi nel 2015, è sempre meno raggiungibile. Gli organizzatori della Cop27 hanno promesso di portare “la trasformazione del sistema alimentare e le diete sostenibili al centro” del vertice: staremo a vedere”.
E ancora: “L’impressione è che più di tutto manchi una visione: non sembra esserci nessuno, tra tutti quei decisori, che voglia prendersi la briga di affrontare un tema scottante come la crisi climatica; e quando qualcuno lo fa, ecco i se e i ma: troppi e fuori tempo massimo, vista la situazione in cui viviamo” sottolinea Raoul Tiraboschi, vice presidente di Slow Food Italia. “Nell’attesa non possiamo più aspettare, per questo dobbiamo attingere a quella azione decisa, immediata, collettiva e solidale, che è già nelle mani di ognuno di noi, a partire dal modo in cui ci alimentiamo. Il sistema alimentare globale oggi dominante – oltre a concentrare la ricchezza nelle mani di pochi, lasciar morire di fame milioni di persone, generare un insopportabile spreco, impoverire i suoli agricoli e provocare la sofferenza di miliardi di animali – è la principale causa della crisi climatica. Ecco perché scegliere che cosa portare in tavola ha ripercussioni sull’ambiente”, conclude Tiraboschi.
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