Eppure quando si parla di Brasile , non è difficile chiudere gli occhi e far viaggiare la mente in quei luoghi magici anche solo grazie ad una canzone; basterebbe un rintocco di berimbao (strumento a corda tipico brasiliano) o di cavaquinho (chitarra piccolissima a quattro corde). Questo mio non vuole essere un sunto dei generi musicali brasiliani, bensì una traduzione visivo/sonora del mio viaggio, ovvero suoni su carta.
Una settimana fa sono tornata in Italia, dopo un soggiorno di un mese a Fortaleza, città nordestina del Brasile. Un tempo lungo, scandito da jam session di praia e sol che neanche a dirlo fan da ambiance perfetta per quei caldi suoni melodici e pieni di virtuosismi armonici. Testa in sù verso l’equatore, occhi chiusi e la forza del vento che tira dall’Atlantico, sempiterno sottofondo sonoro dei miei giorni in riva all’oceano, posto d’onore nella mia playlist post viaggio: il forrò.
Mi sposto verso l’entroterra, e immediatamente diventano riconoscibili i suoni moderati e il canto malinconico, romantico del sertanejo (lo stesso termine sertão è traducibile in italiano come “entroterra”). Con il termine sertanejo si indicano infatti luoghi periferici, spesso del nordest , caratterizzati da vegetazione e clima ostile.
Lo studioso Cornelio Pires lo descrisse nel suo libro Conversas ao pé do Fogo:
Esponente massima del genere è Marilia Mendonça, giovane promessa del panorama musicale brasiliano, osannata in maniera trasversale; praticamente la Adele sudamericana. La sua Infiel , canzone cupa, cantata come fosse quasi un lamento, ha fatto da sottofondo musicale a quei luoghi più poveri brasiliani, dove gli abitanti campeggiano davanti le loro casette colorate , dimesse, sovrastate da fil di ferro, dove la felicità sembra davvero esser fatta da quei piccoli dettagli importanti, come la pioggia rinfrescante per un sole cocente. Mi ha accompagnata per le piccole stradine di Maracanaù, città vicino Fortaleza, tra le bandierine colorate che ornavano la città in occasione della festa junina in onore a São João Batista e l’odore di churrasco, il tipico barbeque della cultura culinaria brasiliana.
Ed infine menzione d’onore per la bossanova. Vagavo per i sobborghi di Fortaleza, e non c’è stato giorno che non fosse accompagnato da quei suoni quasi accennati a raccontare la vita carioca. Dalla buona scuola di João Gilberto, han preso forma esponenti contemporanei come Marisa Monte e Ceù: la prima celeberrima cantante brasiliana, ha avuto successo con brani dai sapori pop/samba, arrivando a rappresentare secondo parte della critica per gli anni novanta ciò che erano state per la Música Popular Brasileira Elis Regina negli anni settanta; la seconda, meno raffinata della Monte, ma capace di quelle piccole magie vocali che caratterizzano l’arte della prima collega già affermata.
Questo viaggio oltre ad avermi aperto gli occhi su di una realtà completamente diversa dalla mia, è stato un prezioso regalo per le persone che ho conosciuto e perchè se oggi sono una ragazza diversa, moralmente arricchita è anche per merito loro. Nell’attesa della prossima partenza, ogni volta che dall’Italia vorrò arrivare dall’altra parte dell’Atlantico in cinque minuti, basterà ascoltare la mia rinnovata playlist: ho il Brasile nella borsa.
A cura di Giulia Bertagnoli
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