Nell’era contemporanea assistiamo continuamente a sinergie e contaminazioni laddove in precedenza ogni settore, compreso quello dell’arte, sembrava restare chiuso all’interno dei propri confini, quelli tradizionali, quelli settoriali che non permettevano un dialogo tre differenti linguaggi. La protagonista di oggi rappresenta un meraviglioso esempio di questa nascente trasversalità che permette di dar vita a inedite forme espressive.
L’approccio pittorico di Stefania Pinci sembra voler essere un ponte tra passato e presente; il passato dell’Impressionismo che ha portato la pittura di fine Ottocento in una dimensione nuova, quella della scomposizione, e il presente delle immagini ad altissima definizione dei moderni linguaggi di comunicazione a sua volta generata grazie ai pixel, se vogliamo attualizzazione della precedente intuizione degli impressionisti. E non si ferma qui la Pinci, perché ricerca e ripercorre le prime tracce dell’espressione figurativa di tanti secoli fa attualizzando la classica tecnica del mosaico per modificarla, plasmarla, e trasformandola in un linguaggio completamente inedito che ne definisce l’assoluta originalità. Le sue opere raccontano di emozioni, di tutto ciò che colpisce una sensibilità semplice, naturale, un’interiorità che non si nasconde anzi, desidera raccontare per immagini tutto ciò che riceve dall’ambiente circostante e che trasforma in sensazioni uniche e intrattenibili che devono essere manifestate.
I paesaggi sono filtrati dallo schermo emozionale, alla maniera espressionista, dunque spesso i colori non corrispondono a quelli che l’occhio è abituato a vedere in natura bensì sono legati alla percezione che l’artista riceve dalla scena in base al proprio personale stato d’animo; le immagini sono al tempo stesso finemente dettagliate, attraverso i tocchi lievi e brevi che solo allontanandosi un po’ regalano un’idea più globale del paesaggio finale.
La sorpresa maggiore tuttavia è costituita dai tasselli di mosaici pittorici, vere e proprie tessere figurative attraverso le quali ricompone o definisce il resto dell’opera, in altri casi invece le usa come cornici per esaltare il soggetto centrale, e alcune volte addirittura entrano nel centro del dipinto e sembrano voler giocare con la realtà circostante, scomporla, essere un elemento di rottura con ciò che è lineare. Le tonalità scelte vibrano e coinvolgono l’osservatore, lo conducono dentro il mondo intenso dell’artista, gli permettono di soffermarsi sul proprio universo interiore per riflettere sulle sensazioni che normalmente, nel vivere quotidiano, sfuggono via rapide, e al tempo stesso lo spingono a domandarsi quanti di quei tasselli che la Pinci sottolinea, siano importanti per la costruzione dell’essenza di ognuno.
Sì perché il messaggio esistenziale e filosofico che fuoriesce dalle sue opere è proprio la necessità di deframmentarsi per ricostruire un nuovo sé, di scomporre e rinunciare al conosciuto per fare il salto che conduca a una consapevolezza maggiore, ed è solo mettendo da parte la certezza dell’ordine, di tutto ciò che è predeterminato, che si potrà guardare il mondo e la vita da un punto di vista completamente nuovo. Attraverso la suddivisione in tessere si può ricomporre un diverso puzzle, un’immagine di noi che non conoscevamo in precedenza e che ci ha resi più evoluti, più sensibili, più empatici.
La contemporaneità del mezzo espressivo di Stefania Pinci si fonde alla classicità di un ritorno alla naturalezza, di quel mondo en plein air al quale spesso si deve rinunciare perché la vita oggi ci porta alla velocità dei grandi centri abitati, dove tutto accade rapidamente, dove correre è l’imperativo.
La voce dell’artista in questo caso diventa un’esortazione a recuperare un ritmo più lento, a soffermarsi sull’esigenza di ritrovare la connessione con la parte più semplice, più legata alla terra, al cielo, a quegli elementi naturali che esaltano le emozioni e rallentano il battito pulsante di una quotidianità che sembra vivere di impellenze. Quando si distacca dal paesaggio e rende protagoniste le donne, lo fa infondendo loro sempre un’aura sognante, evanescente, le immerge tra il panorama circostante che diviene solo cornice del sentire, e gli elementi delicati dei fiori, della leggerezza, dell’esigenza di serenità che traspare dai loro volti.
E i tasselli ne contornano e ne definiscono i dettagli, ne raccontano il desiderio di colore, ne sottolineano l’unicità anche quando attenuano con la loro presenza la definizione dello sfondo. Le sue emozioni per immagini raccontano di attimi, di istanti che evocano ricordi o sensazioni presenti, sempre però nella profondità di una purezza d’animo che viene esaltata nel contatto con la natura, con il soffio lieve del vento e nei colori di un tramonto.
Sceglie e sperimenta vari materiali Stefania Pinci, prima di raggiungere il tratto distintivo attuale, percorso che intraprende a partire dagli studi accademici presso il Liceo Artistico Statale di Roma per proseguire con la laurea in Storia dell’Arte Moderna e che l’hanno poi condotta a manifestare la sua creatività. Ha all’attivo partecipazioni a numerose mostre collettive e personali su tutto il territorio nazionale e, nel 2008 con l’Associazione Leonardo Da Vinci, ha partecipato a esposizioni in gallerie americane facenti parte del circuito della Thomas Art Gallery di Los Angeles e nello stesso anno è stata scritta una tesi di laurea sul colore delle sue opere. Dal 1996 è membro ufficiale dell’Associazione Cento Pittori di Via Margutta.
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