“Storia di un cantautore”, Annibale sul brano: “È la storia della mia vita”

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“Storia di un cantautore è la traccia che rappresenta al meglio una delle citazioni storiche che negli anni ho usato come must della mia vita: O troveremo una strada, o ne costruiremo una”

Dal 15 gennaio è disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming “Storia di un cantautore”, nuovo brano di Annibale che vede il featuring di Peppoh e anticipa il nuovo album “Elefanti”, in uscita nel 2021. Voler vivere delle proprie canzoni e convivere al contempo con la consapevolezza della solitudine intrinseca di questo percorso: i sacrifici, gli ostacoli, l’incomprensione che questo comporta. “Storia di un cantautore” (feat. Peppoh), nuovo brano di Annibale, parla di questo. L’iter artistico ed emotivo narrato dall’autore è lo stesso che accomuna tante storie, tanti artisti, e non a caso con il verso “domani chiedi alla polvere” ci si rifà al libro del famoso Fante in cui si parla della difficoltà di uno scrittore che cerca di emergere dalla polvere solo con le proprie forze.

Annibale ci ha gentilmente concesso un’intervista.

“Storia di un cantautore” è il nuovo singolo, di che cosa si tratta?

“Storia di un cantautore” è la storia della mia vita e forse, anche di tutti quelli che nella loro esistenza scelgono di provare a vivere della propria arte. E’ anche sicuramente un omaggio a Fante e a “Chiedi alla polvere” che fondamentalmente parla di tutto questo e di tutta la “merda” (permettetemi il termine) che c’è da beccare in faccia prima di arrivare a poter dire “finalmente vivo della mia scrittura”, quindi è un po’ la mia storia e un po’ un modo per ringraziare quello che per me è significato quel libro. “Storia di un cantautore” per me è tante cose ed è una parte fondamentale di questo mio nuovo inizio.

C’è anche un videoclip, com’è strutturato?

Il videoclip, firmato Plancton Project, è girato per cercare di rappresentare al meglio l’idea che non sia solo la storia di un cantautore qualsiasi, ma che in qualche modo la canzone vada a rappresentare tutti i rami dell’arte in tutte le sue forme. Soprattutto in un periodo come questo in cui si è dimenticati degli artisti e della loro vita.

Il brano anticipa il nuovo album “Elefanti”, ci puoi dare qualche anticipazione?

Certo che si. “Elefanti” di cui sono usciti già diversi singoli, è semplicemente un percorso e un modo di rappresentare con i miei occhi quello che per me è il passaggio dell’essere umano a questo mondo. E’ quasi un concept album in cui cerco di raccontare attraverso la ripetizione di alcune parole e di alcune immagini quelle che possono essere le varie fasi e le emozioni di un uomo nella propria vita : la solitudine, l’amore, la scoperta, la lontananza, la felicità, la consapevolezza e così via. E forse con “Elefanti” e il loro modo di stare al mondo, cerco di parlare di questo viaggio in cui ad un certo punto ci ritroviamo a farci delle domande a cui non sempre sappiamo rispondere.

Come ti sei avvicinato al mondo della musica?

Mi sono avvicinato alla musica grazie a mio padre che la domenica metteva ogni volta un album a tutto volume allo stereo di casa e grazie a mio fratello che da piccolo ha iniziato a suonare la chitarra. Tra queste due cose c’ero io che volevo sempre cantare “Con te partirò” di Bocelli, poi crescendo sono passato a “Je so pazzo” e alla fine sono finito con una chitarra in mano a sperare di poter vivere di musica. Già da piccolo avevo deciso di volere una vita difficile.