Storia di una tempesta di neve …

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cristalli neve

Questa è la storia di una Tempesta di Neve che non sapeva dove scatenarsi perchè aveva paura di disturbare. Nessuno tra gli abitanti della città, aveva l’animo di farle posto. “No, oggi proprio no, abbiamo troppo da fare” dicevano gli abitanti della città “Magari domani”.

Se Tempesta di Neve avesse potuto regalare il suo tempo, lo avrebbe fatto volentieri; ma il suo, ricordiamoci, era un maltempo, e regalare qualcosa di malfatto non si può. Però, si disse, se è solo un problema di tempo si potrà risolvere. Bastava trovare qualcuno che avesse un pò di tempo da regalare agli abitanti della città. Così, Neve andò a cercare qualcuno che avesse un pò di tempo.

La sua prima idea, ragionevolmente, fu di rivolgersi all’Ozio, ma all’Ozio, che l’accolse oziando, sembrava di avere pochissimo tempo a disposizione. “Non ozio mai abbastanza”, le spiegò l’Ozio, che in effetti in quel momento era impegnato a parlare con lei e non poteva oziare.

Allora Neve si rivolse alla Terra, convinta che essendo la più anziana in circolazione potesse aiutarla. E la implorò: “Non potresti dare agli abitanti della città un pò del tempo che hai trascorso?” “Eccolo qui!” esclamò la Terra. Girò qualche volta su sè stessa, e Neve perse di vista gli abitanti della città, si ritrovò nel deserto e le risultò indigesta l’idea di scatenarsi proprio lì.

Allora Neve si recò dalla Musica. “Mi hanno detto che hai l’abitudine di tenere il tempo; non potresti darne un pò agli abitanti della Città?” Ma la Musica, saltellando sugli spartiti, rispose: “Io ho sempre un motivo in testa, ma stavolta devo proprio dire che non vedo il motivo di regalare tempo agli abitanti della città: ne hanno in abbondanza”.

Neve era sul punto di arrendersi alle circostanze avverse. Per di più si disse: “non sono forse anch’io ha circostanza avversa? Sì. Però – pensò subito gonfiando le nubi pettorali – sono una bellissima circostanza avversa”. Ma non sapeva proprio a chi spiegarlo, e quando. Chi aveva più tempo per parlare di queste cose? Ma certo La Dispensatrice di Sogni! Lei aveva sempre trempo; anzi più tempo passava, più ne aveva.

“Mi trovi completamente d’accordo” si entusiasmò la Dispensatrice quando Neve le spiegò il problema. E in men che non si dica, la tempesta di neve si ritrovò nell’immensa, incalcolabile e infinita. Dispensa dei Sogni. lì potè scatenarsi in turbini di fiocchi disordinati e diede vita a pupazzi di neve elegantissimi; organizzò un silenzio taciturno e poi orchestrò una sarabanda di voci squillanti; ascoltò i sospiri dei rami e accompagnò il sollievo dell’erba; riverberò i ricordi dei grandi, amplificò i desideri dei bambini.

Mentre correva di qua e di là, cercò di trascinare nella sua danza anche la Dispensatrice di Sogni; ma questa era piombata in un sogno irragionevole, e sghignazzava a occhi chiusi.

Gli abitanti della città si svegliarono in una Tempesta Di Neve con tutte le maiuscole. In tanti uscirono di casa in giacca e cravatta e rimasero immobili col naso all’insù, meravigliati, fino a trasformarsi in pupazzi di neve elgantissimi. I rami si consolarono col sollievo dell’erba. Le voci squillanti riempirono il silenzio, che riempiì le voci squillanti.

I ricordi dei grandi e i desideri dei bambini si scambiarono di posto in un valzer sempre così veloce da farli cadere, felici, nei mucchi di neve fresca.

“Oggi no” rispondevano tutti, distrattamente, quando il Dovere cercava di richiamarli a sè. “Oggi c’è troppo da fare”.