“‘Sulle punte’ è nata dopo l’ennesimo fatto di cronaca e la mia rabbia quel giorno era alle stelle. Ancora una volta un’uccisione assurda ed evitabile”
Dal 17 dicembre è disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming “Sulle punte” (Cantieri Sonori), nuovo singolo di Simona Galli. Con questo suo secondo inedito, dal titolo “Sulle punte”, Simona Galli porta all’attenzione degli ascoltatori una tematica socioculturale tanto delicata quanto attuale – il femminicidio – attraverso la metafora di una ballerina a cui è stata strappata la vita. E’, infatti, questa la storia narrata nel brano prodotto dalla stessa Simona e scritto a quattro mani da lei e Marco Canigiula.
Simona Galli ci ha gentilmente concesso un’intervista.
“Sulle punte” è il tuo nuovo singolo, di che cosa si tratta?
Sulle Punte è un brano che tratta di un argomento molto delicato e attuale purtroppo. Attraverso un oggetto inanimato, racconto la storia di una ballerina vittima di femminicidio. Sulle Punte è il mio secondo lavoro ed è nato dopo l’ennesimo fatto di cronaca. Racconto una storia, nel nome di una denuncia sociale.
Cosa vuoi trasmettere con questo brano?
La violenza contro le donne da qualche tempo è sempre più al centro della cronaca, e in un’epoca che si professa civilizzata come la nostra, il fenomeno sta raggiungendo dimensioni che definire barbariche è poco. Con la mia canzone vorrei trasmettere il senso di interruzione e con questo portare alla riflessione. Tutto ciò che di bello la mia ballerina sognava, preparava, studiava, è venuto a mancare. Vorrei farmi portavoce di un campanello di allarme, di un segnale di attenzione, di un SOS che potrebbe salvare una vita. Mai giustificare, mai nascondere, mai sottovalutare la più piccola privazione o limitazione alla propria libertà.
Che tipo di accoglienza ti aspetti?
Ho imparato negli anni a non aspettarmi troppo, soprattutto quando decidi di fare un brano che potrebbe non essere capito o banalmente condiviso per il tema trattato. Però, in questo caso, qualcosa me lo aspetto… Credo fortemente che l’arte debba “scuotere”, mi aspetto dunque che sia sorgente di riflessione e chiacchiere, mi aspetto che se ne parli, perché potrebbe stimolare qualcuno a trovare un motivo per ribellarsi e denunciare.
Come ti sei avvicinata al mondo della musica?
La musica ha sempre fatto parte della mia vita. In un certo senso è la musica che ti sceglie, sono necessità innate, che riconosci come linguaggio familiare. Ai tempi della scuola ho iniziato ad avvicinarmi in modo didattico grazie ai gruppi e ai corsi musicali, questo ha fatto sì che negli anni seguenti, non appena ho potuto, ho iniziato a studiare seriamente e solo successivamente a lavorare con la musica.